La strada 90 porta dalla zona di Gerico, la parte più a sud della valle
del Giordano, alla parte nord, in quella che é definita la storica
Palestina. Da un lato all’altro della strada ci sono straordinarie
coltivazioni di uva, datteri, banane, peperoni che fioriscono nonostante
il clima arido della regione e vengono esportati in tutta Europa. I
prodotti della valle del Giordano ci mettono meno di venti ore a finire
nei supermercati europei con il marchio made in Israel.
Quel made in Israel deriva dal fatto che circa il 95% della valle del
Giordano é sotto il controllo civile e militare di Israele (area C), in
un territorio che fa parte della Cisgiordania ma che Israele occupa fin
dal 1967, controllando ogni aspetto della vita palestinese. Circa la
metà di questo territorio è abitato da coloni israeliani, mentre
nell’altra metà si estendono aree dichiarate militari – nelle quali
hanno luogo la maggior parte delle esercitazioni delle IDF – e altre
dichiarate riserve naturali.
Prima del 1967 vivevano circa 300,000 palestinesi in quest’area, la
popolazione di oggi sfiora di poco le 50,000 unità. L’estendersi delle
colonie ha reso la vita sempre più difficile agli abitanti di questa
zona. I circa 7,000 coloni detengono il controllo del 98% delle risorse
idriche della valle del Giordano e hanno costruito dei pozzi che
estraggono l’acqua dalla profondità del suolo, in varie zone strategiche
attorno ai villaggi palestinesi. Di fronte ad un’esistenza diventata
sempre più difficile, cinque palestinesi su sei sono stati forzati ad
abbondare la valle ed il numero di esodi è in progressivo aumento.
Sono solo cinque i villaggi rimasti sotto al controllo palestinese (in
area A ed area B, la prima sotto controllo palestinese e la seconda a
controllo congiunto israeliano e palestinese), oltre alla città di
Gerico, nella valle del Giordano: Al Auja, Fasayil, Abu Ajai, Al
Haladidya e Ein Al Hilue. Per molti abitanti di questa zona, la loro
presenza nella valle è un diritto e una scelta ideologica di resistenza.
Tutti i villaggi palestinesi sotto al controllo israeliano non hanno
diritto a nessun tipo di aiuto internazionale.
Gli abitanti di Al Auja erano in precedenza dei beduini che negli ultimi
vent’anni hanno deciso di non smuovere più le loro tende per paura di
non trovare più un luogo su cui tornare. Abu Sakra è un cittadino di Al
Hadidiya che ha visto il suo villaggio decrescere dalle 5,000 unità del
1967 alle 450 di oggi e le libertà di movimento restringersi
progressivamente. La vita nel suo villaggio è organizzata in tende e non
c’è accesso diretto all’acqua e all’elettricità. Venti case, che
possono essere definite più che altro baracche, sono state demolite
qualche mese fa, lasciando senza tetto varie famiglie. Lo stesso è
accaduto nel villaggio di Fasayl.
I palestinesi di questi villaggi sono costretti a comprare l’acqua di
cui hanno bisogno ai coloni, quella stessa acqua che i più anziani nei
villaggi ricordano usare liberamente.
Alcuni degli abitanti delle colonie israeliane non sono a conoscenza del
fatto che il territorio in cui vivono non appartiene ad Israele ma è un
territorio occupato. La maggior parte dei consumatori europei dei
prodotti provenienti dalla valle del Giordano non sa che il vero costo
di questi prodotti è l’occupazione stessa. Il costo di quei prodotti è
un conflitto invisibile che si combatte sull’accesso alle risorse
idriche. Vince chi ne ha il controllo e chi è sconfitto è destinato a
scomparire.
Fonte.
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