Furti nelle ville pontificie coperti dal direttore dei Musei Vaticani, monsignor Paolo Nicolini. E poi fatture contraffatte all’Università Lateranense a conoscenza addirittura dell’arcivescovo Rino Fisichella,
presidente del Pontificio Consiglio per l’evangelizzazione. E ancora:
interessi del monsignore in una società che fa affari con il Vaticano ed
è inadempiente per 2,2 milioni di euro. Ammanchi per centinaia di
migliaia di euro all’Apsa – rivelati dal suo stesso presidente – e frodi all’Osservatore, rivelate da don Elio Torregiani, ex direttore generale del giornale. C’è tutto questo nella lettera che Il Fatto
pubblica oggi. I toni e i contenuti sono sconvolgenti per i credenti
che hanno apprezzato gli appelli del Papa. “Maria ci dia il coraggio di
dire no alla corruzione, ai guadagni disonesti e all’egoismo” aveva
detto nel giorno dell’Immacolata del 2006 Ratzinger.
EPPURE il Papa non ha esitato a sacrificare l’uomo che aveva preso alla lettera quelle parole: Carlo Maria Viganò,
l’arcivescovo ingenuo ma onesto, approdato alla guida dell’ente che
controlla le gare e gli appalti del Vaticano. La lettera di Viganò è
diretta a “Sua Eminenza Reverendissima il cardinale Tarcisio Bertone,
Segretario di Stato della Città del Vaticano”, praticamente al primo
ministro del Vaticano. Quando scrive a Bertone è l’8 maggio del 2011,
Viganò è ancora il segretario generale del Governatorato. Ed è proprio
dopo questa lettera inedita, e non dopo quella del 27 marzo già mostrata
in tv da Gli intoccabili, che Viganò viene fatto fuori. La7
si è occupata mercoledì scorso della lotta di potere che ha portato
alla promozione-rimozione di Viganò a Nunzio apostolico negli Usa.
L’arcivescovo-rinnovatore aveva trovato nel 2009 una perdita di 8 milioni di euro e aveva lasciato al Governatorato nel 2010 un guadagno di 22 milioni (34 milioni secondo altri calcoli). Nonostante ciò è stato fatto fuori da Bertone grazie all’appoggio del Papa e del Giornale di Berlusconi. A questa faida vaticana è stata dedicata buona parte della trasmissione condotta da Gianluigi Nuzzi che, nonostante lo scoop, si è fermata al 3, 4 % di ascolto. In due ore sono sfilati anche il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, un uomo del Vaticano in Rai, Marco Simeon e il vice di Viganò al Governatorato, monsignor Corbellini. Sono state poste molte domande sulle lettere scritte prima e dopo ma non su quella dell’ 8 maggio che è sfuggita agli Intoccabili.
Peccato perché proprio in questa lettera si trovano storie inedite che
coinvolgono nella parte di testimoni o vittime di accuse anche
diffamanti, gli ospiti di Nuzzi.
E PECCATO anche perché nella lettera ci sono molte risposte (di Viganò ovviamente) ai quesiti posti da Nuzzi. Tipo: chi è la fonte del Giornale
che ha scatenato la polemica tra Viganò e i suoi detrattori? Oppure:
perché Viganò è stato cacciato? Probabilmente dopo la lettera che
pubblichiamo sotto era impossibile per il Papa mantenere Viganò al suo
posto. Il segretario del Governatorato non scriveva solo di false
fatture e ammanchi milionari. Non lanciava solo accuse diffamatorie
sulle tendenze sessuali dei suoi nemici ma soprattutto metteva nero su
bianco i risultati di una vera e propria inchiesta di controspionaggio
dentro le mura leonine. E non solo spiattellava i risultati, (tipo: la
fonte del Giornale è monsignore Nicolini che vuole prendere il mio posto. O peggio: Monsignor Nicolini
ha contraffatto fatture e defraudato il Vaticano) ma sosteneva che le
sue fonti erano personaggi di primissimo livello come don Torregiani,
monsignor Fisichella e monsignor Calcagno.
Infine minacciava: “I comportamenti di Nicolini oltre a rappresentare
una grave violazione della giustizia e della carità sono perseguibili
come reati, sia nell’ordinamento canonico che civile, qualora nei suoi
confronti non si dovesse procedere per via amministrativa, riterrò mio
dovere procedere per via giudiziale”. Una minaccia ancora valida
nonostante l’oceano separi l’arcivescovo dalla Procura. Anche perché il
telefonino di Viganò continua a squillare a vuoto.
Fonte.
L'altro Vaticano... ma c'è qualcosa di diverso oltre lo schifo in questa parassitaria struttura di potere?
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