La Sicilia è bloccata. Ma chi sta protestando?
"La gente è tutta per strada, la cosa importante è che le famiglie
arrivano spontaneamente, soprattutto le donne. Vogliono tutti quanti che
questa classe politica che ci ha portato alla distruzione se ne vada a
casa. Vogliamo un nuovo Risorgimento siciliano e cambiare le regole del
gioco, perché queste regole sono a favore sempre e solo dei soliti che,
sfruttando l'economia siciliana, assicurano alla Casta la perenne
rielezione".
Il numero uno di Confindustria della Sicilia Ivan Lo Bello ha
detto che nei blocchi stradali ci sono "infiltrazioni mafiose". E' vero?
"Sull'argomento ho cominciato uno sciopero della fame per porre
l'attenzione delle istituzioni su queste dichiarazioni. Io sono stato
vittima degli usurai, altro che mafioso. Io sono molto interessato a
quello che dice Lo Bello, ma deve fare i nomi. E subito. Non è che
possiamo aspettare 30 anni prima che si facciano i nomi. Che si guardino
ai rapporti tra mafia e politica piuttosto..."
Quando è nato il Movimento dei Forconi?
"E' una iniziativa che affonda le sue radici in una protesta che va
avanti da almeno dieci anni e che la classe politica ha sempre cercato
di zittire. Sei mesi fa questa esperienza è confluita nel movimento dei
Forconi."
Come riuscite a unire i vari protagonisti della protesta?
"Facendo le manifestazioni della città, attraverso il telefono e
internet. Ma c'è gente che si muove autonomamente, non solo in Sicilia
ma anche in Italia. Anzi, direi in tutta Europa e nel mondo. Siamo come
il popolo che si è ribellato nei paesi arabi. Bisogna cambiare gli
equilibri, è in atto una rivoluzione. O questo succede pacificamente,
cosa in cui credo poco, oppure lo si fa con una guerra. Basta, ci siamo
stufati di stare in balìa dei poteri finanziari di dieci illuminati che
decidono la sorte della gente. In Sicilia ci sentiamo sfruttati da un
apparato che si nutre delle risorse della regione senza lasciare niente
ai cittadini".
Siete disposti ad arrivare una guerra per vedere riconosciute le vostre richieste?
"Non dipende da noi, dipende dalla gente che ci incita ad andare avanti
per cambiare le cose. Prima di tutto cambiare la classe politica.
Quando si lotta per un tozzo di pane o la rivoluzione la fa il popolo
democraticamente, oppure sono chiamate anche le forze dell'ordine a
intervenire anche con la forza".
Vi sentite ascoltati dal governo e dalle istituzioni?
"Ieri ci ha convocati Lombardo ma ha detto che la regione non può fare
niente, che le cose devono farle a Roma. Noi ci possiamo pure andare a
Roma, ma è tempo perso. Qui in Sicilia stanno solo prendendo tempo
perché hanno paura di perdere il potere".
Quali sono le vostre richieste?
"Sono molto chiare. Siamo un'isola e abbiamo un sacco di spese, ma non
possono ricadere su di noi dei costi di produzione così alti. Il costo
della benzina è troppo alto, più alto in Sicilia che nel resto d'Italia.
Perché? Ma per defiscalizzare la benzina dobbiamo togliere i soldi alla
Casta e metterli a sostegno dell'economia. Invece sono sempre gli
stessi che rimangono là e fanno un enorme spreco di denaro pubblico. I
contributi europei, da 30 anni a questa parte, vanno tutti in fumo. C'è
corruzione nell'intervento pubblico e tutte le aziende sono in
condizioni fallimentari. Poi magari dopo 10 anni si scopre che i soldi
sono finiti in tasca a un politico o a un mafioso. E i funzionari
pubblici intanto si portano a casa 10mila euro al mese. La grande
burocrazia ci sta uccidendo. Noi non accusiamo nessuno, questo è un
problema storico. Però o si dà una svolta a questa situazione oppure
prima o poi verranno usati i metodi forti".
Da anni la Padania chiede la scissione. La Sicilia potrebbe chiedere l'indipendenza?
"Lo spero, io sono per la Repubblica Siciliana. Storicamente siamo
indipendenti, combattevamo contro i romani alleandoci con i cartaginesi.
La nostra svolta democratica deve essere esportata in tutta Italia e in
tutto il mondo".
Ma è vero che in Sicilia manca il cibo e potrebbe scoppiare una crisi alimentare?
"Assolutamente no. In Sicilia non siamo morti di fame. Siamo abituati a
sopravvivere con i nostri prodotti e così i siciliani stanno facendo in
questi giorni".
Fino a quando andrà avanti la protesta?
"Fino a quando ce ne sarà bisogna. Ogni ora mi arrivano tanti messaggi
di madri di famiglia che ci spingono ad andare avanti. E poi siamo un
movimento spontaneo. Finché la gente resta nelle strade si andrà avanti.
Poi vedremo con quali forme".
Fonte.
Il silenzio mediatico in cui sono avvolte le proteste siciliane è chiaro metro di quanto i disordini nell'isola vengano vissuti con deflagrante preoccupazione dalla politica, valeva quindi la pena spendere ancora un po' di spazio nel tentativo di comprendere meglio un movimento tanto dirompente quanto disordinato e strumentalizzabile.
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