Se una banca dovesse acquistare con i nuovi fondi BCE dei titoli di stato a dieci anni al 7% con danaro prestato all’1 % di interesse ne ricaverebbe un utile del 6% ossia una sorta di carry-trade[1], come afferma Mike Whitney, un sussidio diretto della BCE con la speranza che le banche acquistino direttamente i titoli spazzatura dei PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna, i paesi a rischio default). In tal modo Draghi è riuscito a bypassare le isterie della Bundersbank, sostenute da quella bavosa della Merkel, che non ha alcuna intenzione di finanziare il debito dei “terroni” ma spinge perché vengano imposte politiche draconiane per quei lavoratori del mediterraneo considerati fannulloni e parassiti che vivrebbero alle spalle dei teutonici. Naturalmente si dovranno sopportare ulteriori tagli per sostenere un debito ulteriore che non verrà mai ripagato, come è accaduto negli Stati Uniti dove la Fed, dopo aver salvato le banche di investimento assumendo sulle sue spalle i titoli tossici legati ai mutui, si è ritrovata in bilancio più di due trilioni di dollari che non riuscirà mai a vedere.
Ma dove finiranno questi 489 miliardi di euro? Verranno ancora una volta deviati verso la finanza speculativa che li assorbirà nel vortice di un buco nero che non finirà mai e lo stesso Draghi lo sa benissimo essendo stato, come il suo socio Mario Monti, direttore di gestione alla Goldman Sachs. Ma lo stesso Whitney riferisce che nelle banche dell’eurozona esistono ben 7,1 trilioni di dollari come collaterali dei prestiti forniti alle piccole e medie imprese che vanno a costituire una ulteriore zavorra da eliminare. Le banche, sotto la pressione degli azionisti, continueranno ad ignorare la macelleria operata dai vari governi più o meno “tecnici” e dovranno operare i loro investimenti finanziari in asset più sicuri per poter ripianare in minima parte le passività accumulate. In sostanza Mario Draghi, nonostante le finte simpatie per gli indignados, ha rafforzato ulteriormente la finanza a discapito dei governi nazionali più o meno tecnici impegnati a dissanguare continuamente una massa di lavoratori imbesuiti dal terrorismo economico praticato da mass media e da politicanti di infimo ordine.
Tutte le manovre in atto e quelle che seguiranno nella Grecia di Papademos, nell’Italia di Monti-Passera[2], nella Francia dei burattini Trichet-Sarkozy o nella Spagna del comico Zapatero, sostituito dal conservatore Mariano Rajoy nonostante la protesta di massa nelle piazze, risulteranno sostanzialmente inutili in quanto non riusciranno mai a ristabilire quei parametri assurdi imposti dal sistema finanziario ai 27 paesi dell’Unione. Lo si vede chiaramente ogni giorno attraverso le volatilità di una Borsa impazzita che non presenta alcuna correlazione con il famoso spread, ormai divenuto lo spauracchio delle masse, che stranamente non ha alcuna intenzione di scendere alla faccia dei discorsi rassicuranti di un cyber-tecnico dagli occhi di ghiaccio.
L’altra bella notizia di fine d’anno è che dei 489 miliardi di euro messi a disposizione delle Banche ne sono stati utilizzati circa 37 per l’acquisto di titoli di Stato (praticamente sono solo le Banche ad accollarseli) mentre i restanti 452 miliardi sono stati depositati come conto corrente presso la BCE allo 0,75% in attesa di un migliore utilizzo.
Ciò che non viene detto è che i famosi paesi a rischio default, i PIGS per intenderci, costituiscono il leit motiv della finanza speculativa basata sui Credit Default Swap (CDS), derivati che rappresentano contratti assicurativi, tipo option[3], a cinque anni, concessi dalle banche a fronte del pagamento di un premio Se ad esempio si verificasse una insolvenza dei titoli di stato italiani, la banca provvede a risarcire l’investitore che li ha sottoscritti, questi è quindi coperto dal rischio default, trasferendolo ad altri. Il valore di mercato dei CDS sui titoli di stato è tanto più elevato quanto più una nazione è a rischio. Ad es. l’assicurazione contro il rischio di mancato pagamento degli interessi sui titoli greci corrisponde quasi al 100%, ossia bisogna raddoppiare il capitale investito in titoli greci se si vuole essere assicurati contro il rischio. Per i titoli italiani siamo al 5%, per quelli portoghesi all’11% e per i Bund tedeschi all’1%.
Ora le Banche hanno emesso nel corso degli anni molti duplicati di questi asset misteriosi, relativi a singoli prestiti effettuati, utilizzati a loro volta come prestiti, cui si deve un interesse, truffando così investitori di vario genere e le stesse banche che si trasferivano vicendevolmente (anche trenta e cinquanta volte) questa spazzatura. L’esposizione delle grandi banche d’affari sui CDS di Portogallo, Italia, Grecia e Spagna ammonta a circa 500 miliardi di dollari. Mike Whitney riporta che, con l’aumento del rischio default avviato dalla Grecia, “il valore di queste obbligazioni ha fatto un tonfo lasciando molte di queste banche in rosso. E la situazione è ancora peggiore di quanto sembri, perché le banche hanno preso in prestito più denaro rispetto al valore originale delle stesse obbligazioni”. Quindi le Banche, affidando in garanzia più volte lo stesso collaterale, hanno ingigantito la loro esposizione, per l’insolvenza dei loro creditori, che nemmeno gli interventi delle Banche Centrali potranno sanare, pur continuando a garantire continui prestiti al sistema bancario, finché non falliranno esse stesse. Si stima che alla fine dell’anno 2011 la BCE aveva crediti per 2.730 miliardi di euro ed un capitale di 5,5 miliardi.
Ecco spiegata la crisi dilagante nel sistema bancario europeo (e non solo come vedremo in seguito) costretto a pagare gli investitori e ormai ai limiti del default se non fosse intervenuta la BCE con questo regalo di Natale.
Poiché i CDS non costituiscono più una valida assicurazione per gli investitori, questa situazione fa innalzare i tassi di interesse per favorire gli investimenti sui titoli e di conseguenza si è verificato un continuo declino negli acquisti di Titoli di Stato, vista la loro inaffidabilità, che porta quindi all’aumento dello spread. La tabella che segue mostra l’ammontare dei derivati sui tassi di interesse in miliardi di dollari riferiti alle singole divise monetarie per l’Italia nel giugno 2010.
Il sistema politico ed il popolame ad esso aggregato insiste nel conferire a SuperMario poteri soprannaturali ma si meravigliano che lo spread tra Titoli di Stato italiani e Bund tedeschi oscilli a quota 500 cosa che comporta un tasso di interesse del 7% sui titoli italiani a 10 anni. In effetti a seguito della manovra macelleria introdotta dal Governo del Presidente tutti si aspettavano che migliorassero le condizioni della finanza italiana di fronte ai “virtuosi” Francia e Germania. Ma non è così. I sacrifici resi vani ancor prima di essere subiti dai lavoratori italiani dovranno essere perpetuati da un governo emanazione della finanza speculativa sempre pronto a raschiar capitale per mamma speculazione.
Tanto per intenderci, nei primi sei mesi del 2011 il valore nozionale di tutti i derivati in circolazione è passato dai 601mila miliardi di dollari, al 31 dicembre 2010, ai 708mila miliardi nel giugno dell’anno appena trascorso. Un aumento vertiginoso di 104mila miliardi in soli sei mesi! In tali condizioni i dirigenti delle banche e dei governi sono coscienti della possibile bancarotta e del fatto che non hanno alcuna possibilità di evitarla e dovrebbero rimettere definitivamente i loro mandati e dimettersi da ogni carica istituzionale.
Un altro aspetto decisamente poco considerato dagli europeisti d’acciaio e dai sinistri che si ubriacano di imperialismo è che le Banche europee hanno giocato un ruolo decisamente importante nella finanza americana, infatti come osserva Hyun Song Shin, un economista della Princeton University, nell’ultimo decennio di globalizzazione finanziaria gli Stati Uniti hanno una esposizione di 3mila miliardi di dollari nei confronti delle Banche europee, così molti asset di alcune banche corrispondevano a passività di altre, in un vortice di esposizioni che montavano continuamente. Shin afferma che nel decennio scorso le banche europee non solo effettuarono prestiti direttamente alle imprese americane ma assorbirono in maniera considerevole sul mercato depositi di moneta americana ed hanno contrattato CDO[4],CDS ed altri tipi di obbligazioni emesse dalle banche americane, giocando un ruolo fondamentale nel sistema del credito negli Stati Uniti e contribuendo allo scoppio della bolla immobiliare e finanziaria del 2008. Di conseguenza, il crash finanziario del sistema europeo avrebbe delle implicazioni sul sistema del credito negli Stati Uniti e sui flussi finanziari delle economie emergenti.
Ed è per questo motivo che l’Amministrazione Obama è seriamente preoccupata per il possibile default dell’eurozona, poiché porterebbe ad un crash definitivo dell’economia americana e mondiale. Il circolo vizioso per il quale l’insolvenza delle banche viene trasferita alle singole nazioni, che a loro volta la trasferiscono alle banche, costituisce uno stallo insormontabile. Le manovre di bilancio portate avanti dai singoli governi non riusciranno minimamente ad evitare il crollo: il barile è già stato raschiato molto e risulta evidente che recuperare 20 o 40 miliardi dai tagli, come ha fatto Monti, non è che una goccia nell’oceano del debito faraonico. L’orizzonte si è fatto nero, la ripresa della produzione industriale è divenuta ormai un miraggio[5] e le previsioni per il futuro non sono altro che una conferma della Madre di tutte le Depressioni in atto nei paesi maggiormente industrializzati caratterizzata da un indebitamento sempre crescente correlato da tassi di crescita stagnanti, ma in realtà negativi, a livelli di disoccupazione mai visti nella storia del capitalismo, ben superiori al 10% ufficiale[6], mentre i salari reali continuano una discesa che dura ormai da qualche decennio[7]. Intanto si avvicina sempre più la possibilità che scoppi una bolla sul credito con allo sfondo un crollo degli Stati indebitati in maniera inverosimile.
Vuoi vedere che saranno gli stessi funzionari del capitale a dichiarare la bancarotta e a consegnare in toto il sistema sociale ed economico nelle mani dei lavoratori?
Fonte.
L'articolo di Antonio Pagliarone,
nonostante qualche concessione al linguaggio polemico-militante di un
tempo, si rivela un utile strumento per inquadrare l'aspetto sistemico
della crisi. Pagliarone dà una precisa spiegazione tecnica al fatto che
lo spread (la differenza di rendimento tra titoli di stato tedeschi
ed italiani, che genera ulteriore debito pubblico nel nostro paese,
ndr) sia rimasto alto nonostante la manovra di Mario Monti.
Per
Pagliarone è in atto un deprezzamento dei titoli assicurativi, i
famigerati CDS, sul finanziamento al debito pubblico che spinge verso
l'alto i tassi di interesse dei paesi indebitati. Per cui le manovre
patriottiche per la riduzione del debito pubbico si rivelano
perfettamente inutili: le dinamiche di mercato alzano i tassi di
interesse del finanziamento del debito pubblico per rendere appetibili
investimenti che al momento si rivelano con minore copertura
assicurativa e quindi appetibilità. Allo stesso tempo Pagliarone spiega
come, negli scorsi anni, le banche si siano prestate a vicenda titoli
tossici in modo tale da aver infettato l'intero sistema bancario
europeo. E anche quello americano che risulta avere un'esposizione di
3000 miliardi di euro presso le banche della zona Ue.
A
quasi quattro anni dal fallimento di Lehman Brothers non si è ancora
usciti dalla spirale: le bolle speculative esplodono, le banche
trasferiscono gli effetti dell'esplosione agli stati, gli stati
tagliano la spesa pubblica. In questo modo l'economia si deprime e
peggiora le crisi delle banche, le quali trasferiscono questa nuova
crisi agli stati. Verso dove e fino a quando? Dell'articolo consigliamo
anche la consultazione del grafico in nota sull'andamento dei prezzi
delle materie prime.
Fonte.
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