Mario Monti è lì per costruire l’Europa unita. Politicamente unita, sfruttando le condizioni propizie per la cessione della nostra sovranità. La persegue lui, la persegue Draghi, la persegue la Merkel, Papademos, la perseguono tutti tranne i popoli, che ogni volta cui è stato concesso di esprimersi sul tema hanno bocciato il progetto.
Un referendum in Irlanda ha bocciato il Trattato di Lisbona. I
referendum francesi e olandesi hanno bocciato la nuova Costituzione
Europea. Ogni volta che questo accade, la UE trova un modo nuovo per
aggirare la volontà popolare. La Costituzione Europea, gettata dalla
finestra, è rientrata dalla porta dentro al Trattato di Lisbona.
L’Irlanda è stata costretta a ripetere il referendum e a votare sì. In
Grecia, il referendum sull’austerity è stato impedito dalle banche prima
ancora di riuscire ad essere indetto. Come dice Nigel Farage: l’Europa conosce solo due risposte possibili alle consultazioni popolari: “Sì” e “Sì, per favore!”.
In Italia un referendum sulla questione è tabù. Nessuno lo chiede.
Nessuno lo concede. Il Trattato di Lisbona è stato ratificato dal
Parlamento a Ferragosto del 2008, quando la gente era ebbra di vino. Una
questione di mera precauzione, quasi inutile. Se lo avessero ratificato
in qualsiasi altro giorno sarebbe stato lo stesso: i media avrebbero
parlato della Champions o degli acquisti di Natale in forte calo.
Mercoledì scorso, nel silenzio generale, il Parlamento italiano
all’unisono ha conferito a Mario Monti il mandato ufficiale di costruire
Gli Stati Uniti d’Europa. Un passaggio di consegne dopo le dimissioni del professore
dalla Commissione Trilaterale, che lo impegnava allo stesso obiettivo.
Nessuno vi ha chiesto niente. Siamo una democrazia rappresentativa, è
vero, ma sulle questioni di grande interesse – e questa non può che
esserlo – una vera democrazia consulta il popolo. Noi invece siamo
considerati incapaci di comprendere. Forse per questo nessun dibattito pubblico è stato alimentato sul tema. Meglio Schettino e i plastici della Concordia.
Le mozioni presentate sono state approvate tutte, tranne quella della Lega Nord.
Tutte hanno impegnato il governo a rafforzare i trattati europei e a
costruire una unione fiscale, economica e in molti casi anche politica.
Ora non possiamo più dire che Monti persegua i suoi obiettivi. Persegue
quelli del Parlamento, cioè i vostri. Siete stati unificati a vostra
insaputa. Forse è una cosa buona, dopo tutto. Da oggi potrete chiedere
due etti di bologna a un salumiere di Berlino senza essere guardati male.
La mozione della Lega chiedeva al Governo di costringere l’EBA,
l’autorità bancaria europea, a tornare sui suoi passi per quanto
riguarda le norme sulla capitalizzazione che rende povere le nostre
banche, con evidenti ricadute sulla nostra economia, e ricche quelle
tedesche. Spiego bene cosa significa nel video. Una proposta che ha
rimediato 53 sì e 400 no. Al Parlamento italiano non
interessa se Unicredit è costretta alla ricapitalizzazione, finendo per
addebitala sui nostri conti correnti. Del resto decide il PDL, il
partito che era al governo quando l’EBA, nell’assenza totale dell’Italia
da ogni tavolo di lavoro, prendeva questa decisione assolutamente
iniqua.
Ma è proprio Angelino Alfano, a sorpresa, che dopo avere parlato del “Grande sogno degli Stati Uniti d'Europa”, conferma che questo loro sogno per il popolo si è sempre rivelato un incubo.
“ Presidente del Consiglio, se chiediamo a un nostro concittadino se per lui l’Europa ha un mercato, qualunque nostro concittadino ci risponderebbe che un mercato lo ha; se chiediamo a qualunque nostro concittadino se l’Europa ha una moneta, qualunque nostro concittadino ci risponderebbe che ha una moneta, l’Euro; se chiediamo a qualunque nostro concittadino se l’Europa ha un popolo ed è un popolo, credo che qualunque nostro concittadino ci risponderebbe di no, che l’Europa non ha ancora un popolo. È questo l’insegnamento di questo decennio, l’idea, cioè, che il mercato e la moneta non sono in grado di costruire un popolo. […] E forse anche per questo, quando a ratificare i Trattati sono stati chiamati i Parlamenti, i Trattati sono stati ratificati immediatamente, ma quando a ratificare i Trattati sono stati chiamati i popoli europei con i referendum confermativi l’Europa ha preso e ha subito gran dispiaceri ”.
E subito dopo chiede “la rapida entrata in funzione dell'European stability mechanism (Esm)”, in italiano il MES , “migliorato quanto a modalità di azione e a quantità di risorse”. Come se 125 miliardi di euro da sganciare sull’unghia per gli italiani non fossero già abbastanza, e come se la totale impunità e inviolabilità delle sue sedi e dei documenti personali dei suoi governatori (tra cui Mario Monti) fossero garanzie ancora troppo deboli.
L’Italia dei Valori,
viceversa, prima di impegnare il Governo a “un rafforzamento delle
politiche di coesione europea con misure e provvedimenti che delineino una vera unione politica del continente”, ci spiega che la crisi iniziata il 7 luglio 2007 con il crollo dei mutui subprime era sostanzialmente una crisi del debito privato, e che dopo l’iniezione di liquidità per oltre 6 mila miliardi di cui hanno beneficiato le banche (ma Bloomberg ha svelato recentemente che solo la FED, di nascosto, ha pompato più di 7700 miliardi di dollari a tutte le istituzioni bancarie americane), queste ultime hanno deciso di reinvestire nei debiti sovrani, che erano più sicuri. “Ma”, aggiunge la mozione presentata da Massimo Donadi, “essendo i tassi pagati dagli Stati molto bassi, si è pensato di operare un attacco speculativo sui debiti sovrani dei Paesi dell'Unione europea ritenuti più deboli, obbligando questi ultimi ad alzare i loro tassi di interesse”.
Erano i tempi del colpo di spread e del "Fate presto!" del Sole 24 Ore.
I tempi della fulminea ascesa di Mario Monti. Quelli in cui tutti erano
d'accordo che non c'era il tempo di restituire la parola agli elettori.
I tempi in cui la crisi indotta rendeva il momento propizio per
proseguire nella cessione di parti di sovranità nazionali.
Da 48 ore, in ogni caso, l’Italia ha impegnato il suo presidente del Consiglio a perseguire il “Grande sogno degli Stati Uniti d’Europa”. Ma per non “dare subito gran dispiaceri” alla UE, direbbe Alfano, a voi non è stato detto niente.
Fonte.
Della serie, la crisi che non c'è e il fascismo che non se n'è mai andato.
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