La polizia di frontiera cipriota, da tempo, dedica un’attenzione particolare alle navi
cargo che provengono dalla Russia e dall’Iran. E’ accaduto così che il
10 gennaio scorso, per il diritto del mare, le autorità greco cipriote
non abbiano potuto negare l’approdo al cargo Chariot al porto di Limassol, perché il natante era in difficoltà a causa del mare grosso.
Il Chariot è di proprietà della Westberg Ltd.,
compagnia con sede a San Pietroburgo, e batte bandiera delle isolette
caraibiche di St. Vincent e Grenadine. Le autorità portuali sono salite a
bordo , ma non hanno potuto verificare il carico. I quattro container,
enormi, erano stivati in modo troppo compatto per permettere
un’apertura. ”Decine di tonnellate di munizioni”, secondo la radio di
stato cipriota, ma mancano conferme ufficiali.
Nessun mistero per la compagnia russa, che con un suo portavoce, intervistato dall’agenzia stampa russa RIA Novosti, dato che il cargo è di proprietà della Rosoboronexport,
un’azienda russa che si occupa di commercio di armi. Resta in dubbio
verso quale destinazione siano dirette quelle munizioni. Il cargo,
quando il mare si è calmato, è ripartito il giorno dopo.
La meta finale potrebbero essere i porti siriani di Latakia e Tartus,
utilizzati dalle navi russe per i rifornimenti, ma anche per lo scarico
delle munizioni. Il regime di Bashar al-Assad, da mesi, è impegnato
nella lotta contro le forze ribelli e nella repressione del dissenso. La
Russia, quando si tratta di armi, non va tanto per il sottile,
trattandole come una merce qualsiasi. Non è legata all’Ue, quindi Mosca
non è vincolata alle decisioni in materia di embargo (come nel caso
della Siria) da parte di Bruxelles.
Anche perché la Russia ha in Damasco un alleato, sia nel regime di
Assad figlio come di Assad padre ai tempi dell’Unione Sovietica. E non
fa nulla per nasconderlo. A livello ufficiale, con il ministro degli
Esteri Serghei Lavrov, che a metà novembre sosteneva la tesi di Assad
del complotto esterno, dichiarando: ”Ci sono fatti che non possono
essere smentiti. Nessuno li smentisce, ma pochi ne parlano e li
ammettono. Le armi entrano in Siria dalla Turchia, dall’Iraq e da altri
paesi e gli estremisti armati stanno usando chi protesta in pace per
provocare violenze”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Nikolai Patrushev, ex capo del Fsb, i
servizi segreti russi eredi del Kgb. ”L’Occidente vuole punire Damasco”,
ha dichiarato Patrushev, in un’intervista rilasciata all’agenzia Interfax il 12 gennaio 2012. ”Non certo per la repressione, ma per l’appoggio dato all’Iran (altro alleato di Mosca ndr).
A questo disegno non manca l’appoggio dei paesi del Golfo Persico, che
vogliono liberarsi della politica di Teheran”. Secondo Patrushev, lo
schema sarebbe quello libico, con la Turchia al posto di Francia e Gran
Bretagna nella gestione dell’operazione. Staremo a vedere.
Fonte.
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