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29/01/2012

La Valsusa non si arresta. Torino, cronaca della manifestazione

La val Susa cala a Torino in una giornata d’inverno, la prima di quest’anno. Ma anche la città è uscita, un po’ ma non troppo, di casa, ed è andata a manifestare. Sotto una gelida nevicata circa cinquemila manifestanti  – diecimila secondo gli organizzatori – hanno marciato nelle vie centrali di Torino per esprimere indignazione contro la recente ondata repressiva che ha colpito il movimento. Ventisei ordini di custodia per provvedimenti accaduti sei mesi fa. Alcuni eseguiti ai danni di uomini simbolo della parte più popolare e non violenta del movimento.
Alle due del pomeriggio il corteo partiva dalla stazione Porta Nuova e dopo aver attraversato via Roma giungeva in piazza san Carlo. Qui si fermava sotto la sede di Intesa san Paolo, una delle banche maggiormente coinvolte nella vicenda Alta Velocità, nonché la padrona della città per mezzo del suo debito. I manifestanti si sono avvicinati al portone d’ingresso ma sono stati respinti, senza alcun uso di violenza, da parte delle forze dell’ordine. Nonostante le numerose maschere nere sui volti si capiva in quel momento che la manifestazione sarebbe stata determinata e pacifica. Dopo il potere finanziario era il momento di quello politico e quindi sotto le finestre della Regione Piemonte venivano scaricate alcune cassette di macerie e lacrimogeni provenienti dal cantiere di Chiomonte. Il corteo terminava in piazza Vittorio dopo aver attraversato la centralissima via Po. Nella piazza più grande di Torino prendevano la parola i rappresentanti dei gruppi colpiti oggi dai provvedimenti giudiziari: Rifondazione Comunista, il Comitato di lotta popolare di Bussoleno ed il Fai. Molte voci per un unico messaggio: non si farà un passo indietro nonostante la repressione. Di fatto la manifestazione ha dimostrato la capacità di mobilitazione immediata per circa cinquemila manifestanti in condizioni climatiche estreme. Numeri che Torino non vede nemmeno durante gli scioperi generali.
Al termine degli interventi il blocco più giovanile mal accettava la conclusione pacata della manifestazione e si organizzava per un contro corteo che ricalcasse la via del ritorno. Il movimento però si sfilava. Un piccolo confronto con forze dell’ordine che indietreggiavano era quindi il massimo momento di tensione di una giornata simile ad altre che costellano la storia ventennale del lotta contro l’alta velocità. Il prossimo appuntamento, decisamente più solido, è in programma per il ventisei febbraio. Nel periodo che intercorre con questa data dovrebbero iniziare le famose procedure di esproprio dei terreni appartenenti ai Notav. Si tratta di circa mille lotti per i quali si preannuncia una dura battaglia legale.

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