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22/01/2012

Into the Concept: Sodom - "M-16"

Premessa
Penso che concorderete con me che “guerra” ed “heavy metal” sono spesso andati a braccetto fin da quando il nostro genere preferito non era ancora pienamente identificato come tale.
Senza addentrarci in complicati discorsi sociologici/musicali (che lascio volentieri a chi esercita questo mestiere di professione), valga per tutti il calzante paragone fra la potenza sprigionata da una band hard rock o heavy metal a tutto volume con il clangore delle armi in un corpo a corpo o il martellamento del fuoco di sbarramento degli obici.
Ovviamente senza dimenticare i numerosi spunti che la guerra ha fornito, sia nella sua accezione più epica (valga come esempio la suite di “Achilles agony and ecstasy” dei Manowar), sia nel suo completo rifiuto (es.: “War pigs” dei Black Sabbath) alle liriche di innumerevoli gruppi il cui elenco occuperebbe lo spazio di una guida telefonica.
Nelle intenzioni del sottoscritto questo dovrebbe essere il primo articolo di una breve serie in cui verranno trattati quegli album della storia recente del metal estremo che hanno trovato ispirazione dai libri di storia piuttosto che dagli eventi quotidiani o dai fatti di vita vissuta.
Sperando di farvi cosa gradita…buona lettura.

“Mi piace l’odore del napalm al mattino”
Nel 2001 i tedeschi Sodom danno alle stampe il loro nono full-lenght “M-16”, un concept album di quasi cinquanta minuti ispirato dalle vicende avvenute durante la Guerra del Vietnam (1960-1975), conflitto bellico che ha diviso l’opinione pubblica americana a cavallo fra gli anni 60 e gli anni 70 come mai era successo negli interventi militari precedenti. Letteratura e cinema hanno trattato l’argomento molto meglio di quanto possa fare io in poche righe, ed è a loro che vi rimando per gli approfondimenti necessari per sapere di più su un pezzo della storia contemporanea spesso frettolosamente trattato sui libri di testo presenti nella scuola italiana.

“M-16” inizia in maniera dirompente come è lecito aspettarsi dai thrasher tedeschi, a quali si potrà forse rimproverare una certa ripetitività ma sulla cui attitudine si può sempre contare quando si vuole mettere musica veloce e pesante.
“Among the weridcong” ci parla della paura dei soldati americani di trovarsi nel mezzo delle imboscate nemiche, che“come morti che escono dalla loro tombe” seminano il terrore fra le truppe statunitensi, e che l’unico modo per eliminarli è fare affidamento sulla potenza delle mitragliatrici così da “ucciderli metodicamente, sparpagliandone le cervella”.
Si continua con la furiosa “I am the war”, in cui il buon Tom Angelripper ci racconta di come lo stress dei continui conflitti a fuoco possa portare all’alienazione dei militi. “Io sono la guerra/mai disarmato/io sono la guerra dentro al mio cuore” dice il soldato americano della canzone, il quale poi continua esprimendo odio e disprezzo per il nemico. Parole forti che dicono “Sento l’odore della falsità/napalm per la tua nudità/pratico gli insegnamenti del mio dio/la deidratazione del tuo sangue” e che ci insegnano che la pietà è un sentimento che in guerra non può esistere.
La voce di Marlon Brando in Apocalypse Now ci accompagna alla terza traccia del cd.
“Napalm in the morning” è forse la citazione più celebre del film di Coppola e non poteva mancare in un album dedicato alla Guerra del Vietnam.
Brano cadenzato che ci racconta di come “il fuoco come pioggia cade dal cielo infinito/puoi sentire il ruggito del tuono definitivo/napalm al mattino”.
Gli effetti delle bombe incendiarie si fanno sentire: “il fisico stravolto dall’odore della benzina/vedi i volti vuoti che bruciano” e fanno sentire gli americani come dèi purificatori “schiacciali a terra senza pietà/l’inferno è arrivato per voi”.
La quarta canzone del cd è decisamente un up-tempo veloce, “Minejumper” ci racconta del pericolo, ancora oggi presente, delle mine nascoste nella vegetazione tropicale del Vietnam: “non posso trovare rifugio/il tuo regno può ora iniziare/ignorando il tuo trionfo/evoca i morti/il tormento degli incubi/rivela la mia paura più buia”.
Tutto finito? Assolutamente no. Il titolo di “Genocide” ci dice esplicitamente quello che avviene durante gli anni di guerra”questa è la parte oscura dell’umanità che libera la follia traditrice/non puoi ignorare la verità nascosta/che ci seguirà fino alla fine dei tempi”. Toni apocalittici che terminano con un “non esiste Dio” che ben fotografa la macelleria che è il campo di battaglia.
La sesta canzone parla invece di come la guerra può cambiare la personalità di chi vi partecipa. “Little boy” ci racconta di come un “piccolo di mamma lentigginoso/l’orgoglio di papà/coccolato e amato/raggio di sole delle loro vite” subisca l’impatto con gli orrori della guerra. Il “little boy” vedrà scorrere via la vita e che “morto significa quando tocchi il terreno” e che “nessun dio pregherà per il mondo che lasci” e che a nessuno importa “dell’innocenza che perderai”.
La titletrack “M-16” (il modello di fucile mitragliatore in uso all’epoca del conflitto) ci narra del rapporto di amore fra il soldato e la sua arma. “Li abbattiamo/liberiamo la zona con l’M-16/la vendetta ci brucia dentro/spazziamo via le loro vite/la pietà portata al punto più freddo” dice il soldato dipinto dalla canzone. Un tono quasi “gioioso” di chi veste i panni dell’angelo della morte impugnando un fucile al posto della falce.
La parte finale del concept prosegue con “Lead injection”, ed anche qui si può affermare che il titolo ci dice tutto. L’iniezione di piombo è quella che i soldati, sempre più alienati dal conflitto, eseguono sui civili e vietcong durante i tristemente famosi raid nei villaggi vietnamiti, in cui non si faceva distinzione fra uomini, donne e bambini. “Perché piangi mentre ti contorci e strisci?/preghiere patetiche da parte tua/poste sotto la mia voglia di sangue/iniezione di piombo”.
Parole forti quelle usate dal gruppo tedesco, ma che rendono bene i massacri perpetrati dai soldati statunitensi sul suolo vietnamita.
L’ottava traccia è “Cannon fodder”, ovvero la carne di cannone come in gergo militare viene chiamata la fanteria “sacrificabile” per il raggiungimento degli obiettivi strategici: se avete avuto l’occasione di vedere “Hamburger Hill” – giusto per rimanere in tema Vietnam - capirete alla perfezione cosa intendo.
“Tutti i miei eroi/legioni di combattenti/crocefissi in fiamme/carne da cannone/fiumi rossi/roulette russa/il gioco d’azzardo degli ipocriti/carne da cannone”.
L’ultima traccia è dedicata al corpo dei “Marines”, i quali usano “l’odio come strumento per controllare gli aggressori/nel profondo della giungla/nelle tempeste del deserto/presi fra le legioni dell’odio/sotto lo sguardo di un occhio malefico”
Non manca pure il classico punto di vista americano sull’argomento quando i Sodom affermano che “siete i prescelti per garantire la sicurezza del mondo/soldati universali fino all’osso/e per i miei fratelli meriterai/di essere abbattuto sulla sanguinosa strada della guerra”.
Perché i “marines stanno combattendo per te/i marines stanno morendo per te”.

“M-16” termina con una gustosa bonus track, la cover di “Surfin’ bird” dei The Trashmen che i più forse conoscono per la versione eseguita dai Ramones.
Pezzo furioso e pazzo che ricollega idealmente “M-16” al conflitto di quegli anni e che chiude in maniera splendida un album fresco e possente anche dieci anni dopo la sua pubblicazione.

Alla prossima!

Fonte.

Questa è un'iniziativa editoriale che mi garba!
Peccato per la poderosa svista circa l'intro di Napalm in the morning che è confezionata da Robert Duvall e non da Marlon Brando (in uno dei momenti più alti raggiunti dal cinema americano - che ahimè nessuno ha capito, almeno stando ai commenti che sì leggono su YouTube -) e per non aver supposto che forse, la cover di Surfin' bird può essere interpretata come un'altra citazione cinematografica di classe da parte dei Sodom (altro che le cazzate epiche dei Manowar...).

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