I tedeschi, a quanto pare, sono meno creduloni degli italiani. Perciò il cancelliere, Angela Merkel, mette le mani avanti e annuncia un 2013 peggiore del 2012.
Viene quasi invidia... Nel discorso di fine anno Angela Merkel avvisa i tedeschi del fatto che il 2013 rischia di essere «anche più difficile» dal punto di vista economico dell'anno che si sta chiudendo. «So che molti sono naturalmente preoccupati dall'arrivo del nuovo anno e la situazione economica non sarà infatti più facile ma piuttosto più difficile nel nuovo anno», ha detto il cancelliere tedesco nel messaggio video registrato, aggiungendo comunque che «questo non ci deve buttare giù, anzi al contrario».
Le parole della Merkel appaiono però in contrasto con le recenti rassicurazioni proposte dal ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaueble, riguardo al fatto che sarebbe stata superata la fase più critica all'interno dell'eurozona. «Il peggio è alle nostre spalle», aveva detto.
Grazie alle consistenti esportazioni la Germania ha evitato la recessione nel 2012. Ma «la crisi non è assolutamente finita» e «abbiamo bisogno ancora di molta pazienza». «Le riforme che abbiamo deciso stanno cominciando ad avere effetto», ha aggiunto parlando dell'azione della Ue e sottolineando come sia necessario continuare a cercare «il giusto equilibro fra la nostra prosperità e la coesione» all'interno dell'unione.
«Abbiamo bisogno di disponibilità a lavorare sodo e assistenza previdenziale per tutti, e l'importanza di questo equilibrio si riflette nella crisi del debito in Europa», ha aggiunto ancora la Merkel, in quest'anno considerata da molti in Europa l'artefice principale della politica di austerity e tagli.
Il cancelliere tedesco ha inoltre sottolineato come la comunità internazionale sembra «non aver ancora imparato abbastanza dalla crisi finanziaria del 2008. Non possiamo più permettere che l'irresponsabilità abbia il sopravvento come successe allora. La gente - ha concluso - deve poter affidarsi al fatto che lo stato sia il guardiano dell'ordine nell'economia di mercato».
Quale Stato, se la crisi è una e mondiale e gli Stati sono tanti?
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Sempre di calci in culo si tratta, ma rispetto alla retorica intrisa di supercazzole che Napolitano ha propinato ieri sera, la politica tedesca dimostra un briciolo di garbo in più nel "raccontarla" al proprio popolo.
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