Le previsioni di fine anno sono un classico. E in tempi di crisi sistemica si ripetono tutti gli anni: recessione, recessione, recessione. Davvero sfortunato il ministro dello sviluppo, Corrado Passera. La "luce in fondo al tunnel" non la vede nessuno, nemmeno la "sua" banca, quella di cui è stato amministratore delegato fino al giorno di entrare nel ministero di via Veneto. E la colpa sarà in parte del governo stesso.
L'economia «sarà ancora frenata dalla parte finale del programma di restrizione fiscale avviato nel 2011. La domanda interna continuerà a contrarsi, soltanto in parte compensata dal contributo positivo del commercio estero».
È quanto prevede il Servizio studi e ricerche della banca, che stima «nell'1,0% la contrazione media annua del pil, un andamento destinato a incidere ancora negativamente sull'occupazione».
La recessione «non consentirà di raggiungere gli obiettivi fiscali nominali, ma il saldo strutturale continuerà a migliorare». In questo scenario, concede al futuro governo il Centro studi, «un esito elettorale all'insegna della governabilità e della responsabilità (insomma, un governo Monti con o senza Bersani) è essenziale per consentire il consolidamento dei progressi sul fronte finanziario, che nel tempo porteranno a ripercussioni favorevoli sulla domanda interna e sul clima di fiducia».
A livello globale, intanto, se sarà superato lo scoglio del fiscal cliff negli Stati Uniti, che nel breve termine rimane «il maggiore fattore di incertezza», globalmente lo scenario 2013 «manterrà grande continuità con il 2012: tassi di crescita moderati, orientamento restrittivo delle politiche fiscali e fortemente espansivo di quelle monetarie, pressioni inflazionistiche generalmente trascurabili».
Nell'Eurozona, «occorrerà tempo perché i progressi nella gestione della crisi del debito avvenuti quest'anno si traducano in effettiva ripresa economica». L'orientamento delle politiche fiscali rimane restrittivo, e la trasmissione della politica monetaria è stata solo in parte ripristinata.
Nel 2013 il pil Ue registrerà quindi ancora una contrazione (-0,3%), tornando a crescere soltanto nel secondo semestre (forse). Gli analisti di Intesa Sp non si attendono nuove misure straordinarie da parte della Bce, dopo quelle adottate quest'anno. Come gli investitori stanno già percependo, la svolta nella strategia di gestione della crisi maturata nel secondo semestre 2012 «riduce significativamente la probabilità di evoluzioni estreme, anche se i tempi del risanamento in alcuni Paesi (Grecia, Spagna) saranno molto lunghi».
Le principali novità potrebbero arrivare dall'Estremo Oriente, dove il cambio di governo in Giappone condurrà all'adozione di politiche economiche aggressive. Nel breve termine, ciò «potrebbe accentuare il deprezzamento dello yen e favorire il ribilanciamento esterno; tuttavia, rimarrà irrisolto il problema della sostenibilità del debito pubblico».
Nel complesso, gli esperti di Intesa SanPaolo prevedono che «si confermi la maggiore propensione al rischio (insomma: attività di borsa in aumento, ndr) che ha già caratterizzato la parte finale del 2012. L'abbondante liquidità non comporta rischi di inflazione nell'attuale contesto di eccesso di offerta (noi marxisti la chiamiamo "sovrapproduzione", ma il significato è chiaro, ndr), ma potrebbe favorire il formarsi di bolle speculative sui mercati finanziari e sulle commodities». Che sarebbero poi le materie prime, non lussi. Tradotto: petrolio in aumento, e magari anche i generi alimentari.
Fonte
Domina lo sconforto.
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