La Procura di Roma ha finalmente ottenuto dopo due anni risposte parziali riguardanti il traffico aereo la sera della tragedia: l’esecuzione di una esercitazione e la presenza di navi vicino alla zona in cui il velivolo precipitò. Intanto è stato ascoltato un pilota: "Vidi una flottiglia di navi"
A quasi 33 anni dalla strage di Ustica la nuova
indagine sull’abbattimento/caduta del Dc9 dell’Itavia, che si portò via
la vita di 81 passeggeri, tra cui 11 bambini, si sta sviluppando. C’è
una nuova testimonianza e dopo due anni la Francia ha risposto ad una
rogatoria fatta dalla procura di Roma per capire le “presenze” nei cieli
e nel mare il 27 giugno 1980.
La rogatoria dalla Francia: traffico aereo e presenza navi.
Le risposte alla richiesta di assistenza giudiziaria rivolte al governo
francese ora sono al vaglio del procuratore aggiunto Maria Monteleone
ed Erminio Amelio. Si tratta di una prima, voluminosa e parziale risposta
alle domande degli inquirenti che attendono ora il completamento della
fornitura di indicazioni. Tra i quesiti posti dai magistrati di piazzale
Clodio, quelli riguardanti il traffico aereo la sera
della tragedia: l’esecuzione di una esercitazione e la presenza di navi
vicino alla zona in cui il velivolo precipitò. Quest’ ultima domanda
assume particolare rilevanza anche alla luce della testimonianza di un pilota
dell’Ati rintracciato per caso nelle ultime settimane, il quale ha
riferito che la sera precedente il disastro sorvolò il largo di Ustica
notando alcune navi tra cui una portaerei: circostanza, come riportato
oggi da Repubblica, che potrebbe assumere un particolare rilievo.
La nuova testimonianza di un pilota: “Vidi una flottiglia di navi”.
“Sorvolai i cieli di Ustica al comando di un volo di linea Alitalia, il
giorno prima e, ancora, qualche minuto prima che accadesse la tragedia –
avrebbe raccontato il testimone al procuratore aggiunto Monteleone e al
pm Amelio che hanno secretato il verbale secondo Repubblica -. Dopo
alcuni minuti dal decollo dall’aeroporto di Palermo, sotto di me notai
una flottiglia di navi: una che sembrava una portaerei e
almeno altre tre-quattro imbarcazioni. Ho commentato con l’altro
comandante questa presenza e quando seppi della tragedia pensai subito a
quell’addensamento navale”. Un racconto “attendibile e circostanziato”
secondo il giudice Ferdinando Imposimato, presidente onorario aggiunto
della Cassazione. “Si integra perfettamente con quanto è stato accertato
negli ultimi tempi ovvero con l’ipotesi di un missile partito
da un aereo o una portaerei – ragiona il magistrato all’Adnkronos -.
Bisogna verificare la nazionalità della portaerei che si trovava nelle
acque territoriali italiane. Non si può escludere che proprio dalla
portarerei sia partito il Mig libico che si è poi
abbattuto in Sila” sottolinea Imposimato, che della vicenda di Ustica si
occupò tra il 1987 e il 1992, come membro del Copaco, il Comitato
parlamentare di controllo dei Servizi segreti. “Attendiamo le indagini
dei magistrati romani e le verifiche spero solo che non vengano apposti segreti di Stato. Questo bloccherebbe ancora una volta le indagini per accertare la verità. Ustica è ancora una ferita aperta”.
La
tesi del missile è ormai stata certificata da una sentenza passata in
giudicato; quella della Cassazione nel giudizio civile che ha visto lo
Stato condannato a risarcire le famiglie delle vittime. Secondo i supremi giudici l’aereo fu abbattuto da un missile. L’inchiesta della procura di Roma è ripartita alcuni anni fa grazie alle dichiarazioni di Francesco Cossiga il quale disse di sapere che “c’era un aereo francese che si mise sotto il Dc 9 Itavia e lanciò un missile per sbaglio”.
Fonte
A parte la notizia della parziale collaborazione francese con gli inquirenti che sarà certamente frammentaria come poche, ma che razza di stronzate ha dichiarato Imposimato? Portaerei non NATO (quindi non americana, francese o inglese) in acque territoriali italiane da cui sarebbe decollato un Mig-23 libico? Cristo nemmeno nei peggio romanzi di Tom Clancy si leggerebbero tante cagate di natura militare. Con quello che lo Stato spende per questi processi non sarebbe possibile quanto meno mettere a contratto dei consulenti o periti che abbiamo dimestichezza con la materia? Lo credo che poi trascorrono 30 anni senza che nessuno capisca un cazzo degli eventi accaduti.
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