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06/05/2013

Serbia: l’uranio impoverito della ‘Nato’ fa strage

Secondo uno studio sarebbero finora 40 mila le persone morte a causa delle tonnellate di uranio impoverito sparse sul territorio serbo durante i bombardamenti della Nato del 1999.
L'uranio impoverito contenuto nelle bombe e nei proiettili utilizzati dalla Nato durante i bombardamenti aerei contro la Federazione Jugoslava nella primavera del 1999 è sotto accusa per l'impennata delle morti per cancro registrata nel sud della Serbia.
Come riferiva ieri il quotidiano Vecernje Novosti, negli ultimi tre mesi, nella regione meridionale serba di Leskovac, non lontana dal Kosovo, sono morti più di cento veterani delle guerre degli anni novanta nella ex Jugoslavia, in massima parte ex combattenti degli scontri armati in Kosovo alla fine degli anni ‘90. Le vittime sono tutti uomini di età compresa fra i 37 e i 50 anni, morti nel 95% dei casi a causa di diverse forme di cancro. ''Non passa giorno che la nostra organizzazione non perda uno dei suoi componenti'', ha detto al giornale il presidente dell'Associazione dei veterani di guerra Dusan Nikolic. Ai primi posti fra le cause di morte, ha precisato, figurano il cancro all'intestino, all'esofago, ai polmoni, e solo pochi i casi di infarto.
Il quotidiano belgradese cita anche le ricerche effettuate al riguardo dall'Istituto specialistico sanitario 'Batut', secondo cui nei bombardamenti della Nato sulla Serbia (dal 23 marzo al 10 giugno del 1999) furono lanciate almeno 15 tonnellate di uranio impoverito, e come conseguenza di ciò sarebbero morte finora 40 mila persone. Per non parlare delle migliaia di bambini e bambine nati in questi ultimi anni con gravissime malformazioni, provocate da una sostanza ipertossica che continuerà ad essere mortale per centinaia, migliaia di anni. Anche in quei territori 'liberati' del Kosovo dove i morti neanche li contano e dove non esistono seri studi sulle conseguenze delle armi usate dai 'liberatori'.

I governi di Roma in tutti questi anni hanno fatto finta di nulla, ma anche tra i soldati italiani non sono mancati casi di morti e malattie gravi causate dall'esposizione nei Balcani all'uranio impoverito. Secondo l’Osservatorio militare si conterebbero tra i militari italiani 170 morti e circa 2.500 malati dagli anni novanta ad oggi.

La Nato intervenne nella primavera del 1999 per sostenere le milizie dell’Uck – Esercito di Liberazione del Kosovo – contro l’esercito regolare della Federazione yugoslava, e dopo 78 giorni di bombardamenti le truppe di terra dell’Alleanza Atlantica occuparono la provincia serba e consentirono ai separatisti di proclamare, il 17 febbraio del 2008 un’indipendenza che dopo cinque anni non è stata ancora riconosciuta da tutta la comunità internazionale.
Recentemente il governo di Belgrado, sotto pressione da parte dell’Unione Europea, ha siglato un accordo con il governo di Pristina che tende alla normalizzazione dei rapporti tra i due paesi. Ma i cittadini serbi relegati nei territori del nord del Kosovo – e obiettivo di una vera e propria pulizia etnica durante e dopo l’invasione della Nato – hanno chiesto a Belgrado di permettere a tutti i serbi di potersi esprimere sull’accordo attraverso un referendum popolare.


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