Non mi stupisce che l'ex presidente della regione Piemonte, Ghigo di Forza Italia, abbia espresso il suo sostegno a Fassino come sindaco di Torino.
Il partito di Berlusconi è in disfacimento e chi può cerca migliori sistemazioni. A Torino sostenere Fassino significa prendere due piccioni con una fava: da un lato si sta con Renzi, dall'altro con il suo padrone ed ispiratore Marchionne. Nel capoluogo piemontese poi il PD è una dependance della Fiat da tempo, anche quando Renzi stava a Firenze il suo partito stava con l'azienda. Quando Marchionne impose agli operai di Pomigliano di rinunciare a contratto e libertà sindacale, minacciando altrimenti di chiudere le fabbriche, il PD si schierò con lui e il predecessore di Fassino, Chiamparino, espresse gli entusiasmi di una cheerleader.
Fassino ha ereditato questo ruolo servile e non ha mostrato di soffrirne. D'altra parte lo stesso Renzi ha raggiunto toni fantozziani con il capo della FCA. Mai si era visto un presidente del consiglio fare il piazzista in Borsa per conto di un'azienda privata, ma si sa Renzi sta cambiando la Costituzione e affermare ancora che l'Italia sia una repubblica democratica fondata su lavoro e non sulle multinazionali, è difendere il vecchio. Il nuovo è il presidente del consiglio pubblico venditore, che subito Marchionne ha compensato con una bella macchinina.
Che Ghigo abbia scelto di stare con questa gente mi sembra persino naturale. Chi invece non deve starci proprio più è il mondo del lavoro.
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