All’indomani dei colloqui di Vienna sul Nagorno-Karabakh tra i presidenti armeno e azerbaigiano, Serž Sargsjan e Ilkham Aliev – presenti il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, il Segretario di stato John Kerry e il francese Jean-Marc Ayrault, copresidenti del Gruppo di Minsk dell’Osce sul Nagorno-Karabakh – Stepanakert giudica l’incontro “un primo impulso per rianimare il processo negoziale”. Questo, nonostante gli scontri siano proseguiti anche la notte scorsa, con ambedue le parti che lamentano l’uccisione di propri soldati. Secondo il portavoce presidenziale del N-K, David Babajan, le dichiarazioni di Vienna suscitano ottimismo: “la cosa principale è che le parti si impegnano a rispettare scrupolosamente le disposizioni dell’accordo del 1994-1995 sul cessate il fuoco e ciò è molto importante: significa che la comunità internazionale non tollererà alcuna ipotesi di forza per mutare l’equilibrio politico-militare esistente. Importante è anche il fatto che gli accordi siano tripartiti e che quindi anche il Nagorno-Karabakh debba partecipare al mantenimento della pace e della stabilità”.
Babajan ha accennato anche al controllo lungo le frontiere della regione, ipotizzando l’impiego di satelliti russi e statunitensi, che registrino le responsabilità nelle violazioni al cessate il fuoco. Ovviamente, ha aggiunto Babajan, l’ottimismo dei colloqui di Vienna non permette però ancora di “guardare al futuro attraverso occhiali rosa, data l’imprevedibilità e il ruolo terroristico dell’Azerbaigian, che anche la notte scorsa ha violato il cessate il fuoco”, facendo uso di armi leggere, lanciagranate e mortai, provocando vittime tra i soldati del N-K.
Da Mosca, il portavoce presidenziale Dmitrij Peskov, ha detto che i colloqui di Vienna permettono un cauto ottimismo; il Ministro degli esteri Sergej Lavrov, al termine dell’incontro austriaco, ha detto che “il compromesso è sempre possibile. Siamo impegnati a condurre in porto la cosa. Considerata la criticità della situazione, dovremo andare per tappe”.
Cinicamente, la Reuters nota come il conflitto nel Nagorno-Karabakh preoccupi la comunità internazionale per le conseguenze sulle condutture energetiche (petrolio e gas) che attraversano la regione.
L’incontro di ieri a Vienna è il primo dopo il riesplodere del conflitto all’inizio dell’aprile scorso, che aveva provocato decine di vittime anche tra la popolazione civile del Nagorno-Karabakh.
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