Da mesi Paolo Berdini, l’(ex)assessore della giunta Raggi, è vittima
della gogna quotidiana da parte delle famigerate radio private
romane/romaniste, longa manus popolare dei palazzinari romani, in particolare di quel Caltagirone proprietario del Messaggero e di Tele Radio Stereo, ovvero del principale quotidiano della Capitale e della radio romanista più influente della città (insieme alla trasmissione Te la do io Tokio di
Mario Corsi). Solo chi abita a Roma conosce, volente o, il più delle
volte, nolente, il peso, l’influenza, la pervasività delle radio private
romaniste sulla popolazione romana. Radio usate come clave politiche,
in grado di orientare i comportamenti elettorali e sociali di gran parte
della cittadinanza, sfruttando la Roma (intesa come passione
calcistica) come veicolo di propaganda degli interessi palazzinari. Oggi
è la volta dello stadio di Pallotta, ma in questo ventennio abbondante
di superfetazione radiofonica sono state utilizzate per ogni losco
obiettivo. Sempre mascherato da presunti “interessi trasversali” dei
tifosi, ovviamente. Storie note, almeno, ripetiamo, per i romani.
Ma questo indegno linciaggio quotidiano ha travalicato da mesi ogni
misura. Il tranello ideologico è tanto elementare quanto efficace:
trasformare la vicenda stadio in questione di tifo. Chi è contro la
speculazione è contro la Roma e i romanisti. Ci è arrivato anche Il Fatto quotidiano, per merito di Daniela Ranieri,
smascherando quest’ansia sospetta che circola in città, veicolata ad
arte attraverso il bastone radiofonico: “la stadiomania rimbalza dalle
radio locali (dove Tor di Valle è ormai quel che è Medjugorje su Radio
Maria)”. Eppure, quella che Vezio De Lucia
definisce “la più grossa speculazione fondiaria tentata a Roma dopo
l’Unità d’Italia” meriterebbe un tono diverso. Il calcio, detto
altrimenti, non c’entra nulla: confondere speculazione e passione è il
tentativo (riuscitissimo, per il momento) dei palazzinari. Non c’entra
nulla neanche lo stadio, s’è per questo. C’entra tutto il resto: il
milione di metri cubi regalati ai privati; l’ennesima area commerciale
che produce solo impoverimento sociale; l’ennesima variante al Piano
regolatore; l’ennesima sfilza di appartamenti invenduti, lasciati
appositamente vuoti per garantire i prezzi di un mercato degli affitti
senza controllo possibile. E c’entra lo sciacallaggio mediatico in
servizio permanente contro un membro della giunta Raggi, che ha il solo
peccato di essere presentato come “il nemico della Roma”.
Non abbiamo particolare simpatia del Berdini che, una volta
insediatosi al Campidoglio, è venuto meno a ogni disponibilità a
intrecciare una interlocuzione con quel pezzo di società che pure
avrebbe dovuto rappresentare e difendere: quella delle periferie romane.
Sono evidenti anche i limiti politici di un onesto urbanista che ha
mostrato tutta la propria inadeguatezza di fronte alla lotta politica,
quella vera. E non siamo neanche contrari al nuovo stadio, sebbene la
nostra posizione coincida con quella della Carovana delle Periferie, che vuole
lo stadio senza l’abnorme speculazione che gli sta dietro. Ma il
linciaggio quotidiano nasconde interessi diversi, o meglio: nasconde i
soliti interessi. E’ una pervasività ideologica, quella veicolata dalle
radio come Tele Radio Stereo, che oggi aggrega consensi attorno
allo stadio così come domani li convoglierà verso qualche altra impresa
mortifera per la città. Oggi è Berdini, domani sarà qualche altro
rompicoglioni. Ogni questione cittadina triturata e fagocitata in un
“romanismo giornalistico” che niente ha a che vedere con la Roma e i
suoi tifosi, ma molto con un sottobosco accattone fatto di giornalisti
falliti e opinionisti da bar: i vari Austini, Piacentini, Serafini, e
poi Dotto, Pugliese, Valdiserri, e ancora Pinci, Zazzaroni e Jacobelli, e
i soliti Renga, Melli e Trani, e via continuando all’infinito. Una
città palazzinara che forma i suoi replicanti ideologici, li traveste da
giornalisti, li ospita nel proprio circuito mass-mediatico, al servizio
permanente degli interessi dell’editore, che poi sono quelli della
città abusiva e speculativa contro quelli della sua popolazione.
Rimanere in silenzio oggi, qualsiasi posizione si possa avere su
Berdini, la giunta grillina, lo stadio o altro, significherebbe
arrenderci alla voce del padrone, che oggi bastona Berdini e domani
continuerà a bastonare gli interessi dei romani. Il tutto raccontato
come se fosse solo una questione di tifo.
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