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01/08/2017

Le contromisure russe alle sanzioni USA

E’ davvero un ricordo il tempo in cui mezza città di Mosca, nella Russia uscita dalla controrivoluzione eltsiniana, rimaneva paralizzata per qualche giorno, solo per consentire le riprese dell’ennesima pellicola catastrofista hollywoodiana. Le linee sociali interne sono sempre quelle, ma sul fronte geopolitico la sostanza è cambiata. La vicenda dei 755 addetti delle varie missioni diplomatiche USA in Russia (ambasciata di Mosca e consolati di Piter, Ekaterinburg e Vladivostok), che dal 1 settembre dovranno riciclarsi, è indicativa. Appena giovedì scorso Washington aveva approvato l’inasprimento delle sanzioni antirusse, che il giorno seguente il Cremlino aveva risposto togliendo le dače a disposizione dei diplomatici americani nella famosa oasi verde moscovita della Pineta d’argento e, ieri, Vladimir Putin annunciava la riduzione a 455 – tanti quanti i diplomatici russi negli Stati Uniti – degli addetti USA in Russia. Secondo Interfax, si tratta di personale sia diplomatico che tecnico, compresi anche molti cittadini russi: a scelta di Washington. In realtà, a guardar bene, sembra che proprio questi ultimi (autisti, personale amministrativo, tecnico e della sicurezza) costituiscano la maggioranza delle persone interessate al provvedimento, per cui, materialmente, non lasceranno il paese. Secondo il Dipartimento di stato infatti, scrive Interfax, al 2013, nella sola Mosca, lavoravano 333 cittadini USA e 867 stranieri, per la maggior parte russi.

“Abbiamo atteso a lungo” ha detto ieri Putin in un’intervista al Primo canale televisivo, “che qualcosa cambiasse in meglio” nelle relazioni russo-americane. “Nutrivamo la speranza che la situazione sarebbe cambiata. Ma, a giudicare da tutto, anche se cambierà, non sarà tanto presto. Ho ritenuto che dovessimo dimostrare che anche noi non lasceremo già più nulla senza risposta”.

Alla domanda di Vladimir Salovëv (una specie di Bruno Vespa russo) sul perché la contromisura russa dei diplomatici venga adottata ora, Putin ha risposto che “la parte americana ha di nuovo fatto un passo non provocato – il che è molto importante – in direzione del deterioramento delle relazioni USA-Russia: vale a dire, restrizioni illegali e tentativi di influenzare altri paesi, tra cui anche loro alleati, che sono invece interessati allo sviluppo e al mantenimento delle relazioni con la Federazione russa”.

Tale puntualizzazione di Putin fa il paio con la dichiarazione del Ministro dell’economia tedesco Brigitte Zypries, secondo cui le sanzioni USA contro la Russia violano il diritto internazionale, dal momento che coinvolgono anche imprese tedesche: “L’America non può multare imprese tedesche per il fatto che esse svolgono attività economiche con altri paesi”.

Anche da parte austriaca, scrive la Tass, si giudica inaccettabile l’adozione extraterritoriale di leggi americane e sembra che si sia pronti a difendere i propri interessi economici nel caso che le sanzioni USA coinvolgano imprese locali, soprattutto nel settore delle infrastrutture energetiche, a vantaggio degli interessi yankee in Europa. Il riferimento è alle ditte austriache impegnate nel progetto del gasdotto “North stream-2” – in particolare la petrolifera OMV e la metallurgica Voestalpine – per il quale si manifestano già concreti tentennamenti tedeschi, cui non è estraneo, con ogni probabilità, qualche robusto spintone d’oltreoceano.

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