Va smontata la favola della presunta carenza di lavoratori qualificati. Qui nel paese del “Capitalismo Reale” il lavoro precario è, per sempre più poveracci, la normalità. Da un attento esame dei nuovi avviamenti al lavoro registrati dalla “Agenzia Federale per il Lavoro” emerge l’alta percentuale di lavoro precario tra le posizioni aperte: dei nuovi posti di lavori, soggetti ai contributi previdenziali, solamente il 43 per cento è costituito da contratti di lavoro stabili.
Degli oltre 40 milioni di dipendenti in Germania circa 3,2 milioni hanno un contratto a tempo determinato. Ma solo il 6% ha ottenuto un contratto temporaneo per scelta. Come spesso accade sono le donne (45 percento) e gli under 25 (46 percento) specialmente coinvolti in contratti a tempo determinato. Neanche uno ogni due dei lavoratori temporanei viene assunto stabilmente. All’interno delle aziende, la quota di assunti è addirittura pari appena al 42 per cento.
A causa dei lavori a tempo determinato molti salariati entrano involontariamente all’interno del regime Hartz IV (disoccupazione e povertà di lungo termine). Il 34 per cento dei nuovi rapporti di lavoro sono solo a tempo parziale: tra le donne sono il 54 per cento, tra gli uomini sono il 23 per cento.
All’incirca 1,1 milioni di posti di lavoro a tempo si trovano nel “lavoro interinale” – in affitto. Contemporaneamente le associazioni dei datori di lavoro stanno diffondendo la leggenda della grande carenza di lavoratori qualificati e apprendisti. Il numero decrescente di candidati sarebbe l’evidenza reale della carenza di lavoratori qualificati e apprendisti.
Tuttavia la limitatezza del numero di candidature non costituisce la prova di una reale carenza di lavoratori qualificati e apprendisti. La carenza di lavoratori qualificati ha molteplici cause. Principalmente sono i contratti a tempo determinato e le retribuzioni basse.
Nella “Repubblica Federale Capitalista”, praticamente tutto – per lo più senza contraddittorio – segue le leggi del mercato. Tranne i salari e gli stipendi.
Nonostante il periodo di boom economico, le ricette degli economisti borghesi sull’autoregolamentazione del “libero mercato” non viene seguita. Perché altrimenti il personale esistente dovrebbe essere mantenuto e i salari dovrebbero essere sostanziosamente aumentati. Invece di seguire il detto biblico che dice “ogni lavoratore vale il suo salario” e finalmente pagare uno stipendio adeguato, i datori di lavoro vagano disperatamente nella “foresta dei media” alla ricerca di nuovi lavoratori qualificati.
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