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06/09/2019

Italia 2019: ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri

“La lotta di classe esiste da venti anni e la mia classe l'ha vinta.” Le note parole del miliardario americano Warren Buffett, di commento all'esito dei primi decenni di globalizzazione neoliberista, tornano utili ancora una volta.

Sono infatti adatte a commentare i recenti dati Eurostat, per i quali dal 2008 ad oggi la ricchezza in Italia si è concentrata sempre più. Il 25% dei redditi totali è infatti in mano al 10% della popolazione, massimo livello proprio dall'anno in cui scoppiò la crisi dei subprime.

D'altra parte, il 10% più povero della popolazione ha accesso a solo il 2% della ricchezza complessiva. Diminuiscono di un milione le persone a rischio povertà, cosa che vuol dire poco dato che senza dubbio non sono diventate agiate... e quelle rimanenti sono ancora 16,4 milioni!

A soffrire sono ovviamente i giovani, dato che il 13% dei lavoratori tra i 20 e i 29 è considerato a rischio povertà (ma non l'avevano abolita?). È la categoria dei cosiddetti working poors, coloro che pur lavorando non riescono ad arrivare alla fine del mese. Spesso impiegati in lavoro part-time, senza sostegno di altro tipo ad un reddito magro. O che magari lavorano poche ore, ma vengono contati come occupati a causa della nota distorsione di questo tipo di rilevazione.

Ma ad essere più penalizzati sono anche gli abitanti di aree strutturalmente depauperate come il Sud, che un reddito di cittadinanza fondato sul workfare non ha saputo evidentemente aiutare. Così come anche migranti e donne. Categorie che difficilmente questo governo giallo-rosso, che tante speranze fa balenare in una parte di popolazione la quale sembra avere come unico obiettivo tenere il mostro Salvini lontano dal potere, riuscirà ad aiutare a invertire la rotta.

Basti pensare alle parole di Di Maio, che durante le trattative per il nuovo governo si è scagliato fortemente contro ogni ipotesi di patrimoniale. O anche al fatto che le ipotesi di riduzione delle tasse sul lavoro andrà verificata, visto che ancora non si capisce se verranno ridotte alle imprese o ai lavoratori. Molto probabilmente, la prima.

Dulcis in fundo, la notizia per la quale l'Ilva di Taranto continuerà a produrre va subito in contraddizione con la propagandata svolta green che questo governo si propone. In stile Zingaretti, che rilanciò il profilo sociale PD andando in Val Susa a sostenere la TAV... di fatto, questo bel maquillage che non promette nulla di buono. Se non per le aziende che riceveranno sgravi e incentivi per produrre “in verde”, che va ricordato non vuol dire per forza nel rispetto dei diritti dei lavoratori.

Vedremo se questo governo che ha come obiettivo principale "la riduzione delle diseguaglianze" farà qualcosa di materiale. Permetteteci di dubitarne.

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