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01/09/2019

La Cambogia in fiamme

Nel 1967 l’Indocina era al centro delle contrapposizioni della Guerra Fredda tra il blocco orientale e occidentale.

In quel turbolento anno si stava ancora combattendo in Vietnam e in Laos contro l’imperialismo americano e i suoi alleati ma da questo scenario di guerra e violenza pareva restar fuori la confinante Cambogia, governata dallo stravagante principe Sihanouk.

Sihanouk, per darsi un'aria di modernità, da re abdicò in favore del padre nel 1955, diventando Primo Ministro, dopo la morte del padre lo fu con il titolo di principe e nel 1960 si fece nominare presidente a vita, ma governando il paese con le stesse modalità di un re.

A questo aggiunse la formazione di un suo personale partito, il Sangkum, caratterizzato da un misto di idee conservatrici, nazionaliste, corporativiste e socialiste.

Lo stravagante Sihanouk, famoso per il suo stile di vita da viveur, amante delle belle donne e della musica, celebri le sue esibizioni con il sassofono in pubblico, riuscì a mantenere una posizione di neutralità nei confronti dei conflitti dei paesi confinanti, strizzando l’occhio tanto agli USA, interessati alla neutralità cambogiana, quanto alla Cina e alle altre nazioni socialiste, in particolar modo al Vietnam del Nord.

Sihanouk permise, dietro pagamento, il passaggio di rifornimenti, tramite il tratto finale del famoso “Sentiero Ho Chi Minh”, dal Nord Vietnam ai Vietcong che combattevano nel Sud, permettendo ai primi di costruire di campi di addestramento allestiti in territorio cambogiano e di usufruire del porto di Sihanoukville.

Inizialmente Sihanouk era interessato ad entrare nel SEATO, un'alleanza militare capitanata dagli USA nel Sud-Est asiatico per arginare l’espansione del comunismo nella zona, ma in seguito si spostò su posizioni affini al movimento dei paesi non-allineati.

Tale scelta venne dettata dal timore del principe verso le possibili mire espansionistiche della Thailandia e del Vietnam che lo portò, nel 1955, alla conferenza di Bandung, ad avere i primi contatti con Zhou Enlai, il primo ministro cinese, e il ministro degli esteri del Nord Vietnam, Pham Van Dong, da cui ottenne sostegno e finanziamenti per il suo governo e rassicurazioni sulla tutela dell'indipendenza e dell’integrità territoriale della Cambogia.

Sul fronte interno venne repressa ogni forma di dissenso, l’unica forza politica abbastanza organizzata e forte che Sihanouk temeva erano i comunisti, che definì con tono dispregiativo Khmer rouge.

Nel 1966 provvide a mettere al bando i comunisti mentre dentro l’elite cambogia si andava aprendo una netta spaccatura tra il principe e le forze conservatrici, in cui ricoprivano un ruolo centrale i militari anticomunisti, come Lon Nol, influenzati dagli USA.

Il sistema di Sihanouk sembrava reggere nelle città, dove la borghesia cambogiana viveva in pace e serenità, di questo benessere era espressione il grande sviluppo della musica cambogiana, come dimostra il successo di Pan Ron, ma nelle campagne montava sempre di più il malcontento verso il governo per colpa della povertà estrema e della crisi economica esplosa nel Paese. Ciò rafforzò il movimento comunista dei Khmer rouge.

Le tensioni esplosero nel 1967 con la rivolta contro l’aumento del prezzo del riso di Battambang, repressa, con il consenso del principe nel frattempo in visita in Francia, da Lon Nol che in seguito promulgò la legge marziale.

Ciò aumentò ancora di più la forza dei comunisti, i quali, dal loro quartier generale nel Nord Est del paese, iniziarono, nel 1968, a scatenare le prime offensive contro il governo cambogiano.

Il Partito Comunista di Kampuchea nacque nel 1951 come costola del Partito Comunista Indocinese, sotto l’ala protettiva dei comunisti vietnamiti, e dagli anni sessanta combatté con le altre formazioni comuniste dell’Indocina nei vari conflitti che insanguinarono la regione.

Nel 1960 nacque anche il suo braccio armato, i Khmer rouge, sostenuti dall’esercito popolare vietnamita.

Con le purghe degli anni sessanta ad opera di Sihanouk venne spazzata via la vecchia leadership del partito, ciò favorì l’affermazione di nuovi dirigenti, su tutti Pol Pot.

Pol Pot, figlio di una famiglia di piccoli proprietari terrieri di Prek Sbauv avente dei legami con la corte reale, era tornato nel paese dopo aver studiato per qualche anno in Francia e, come altri suoi collaboratori, apprese dai comunisti francesi i rudimenti del marxismo-leninismo.

A questo si aggiunse un importante viaggio negli anni sessanta nella Cina della Rivoluzione Culturale, di cui apprezzava la radicalità.

L’ala del partito facente capo a Pol Pot spiccava anche per un acceso nazionalismo che inevitabilmente portò a delle frizioni con i comunisti vietnamiti.

Le prime mosse del Pol Pot leader furono tese verso uno smarcamento dalle influenze dell’ingombrante vicino, attuando purghe contro i membri vicini al Vietnam e portando ad un nuovo livello il conflitto con il governo di Phnom Penh, iniziando una lunga guerra civile, in un primo momento senza il consenso di Hanoi.

Le risposte di Sihanouk alla nuova situazione furono molto ragionate.

Sul fronte interno cercò di coinvolgere elementi di sinistra nel governo del paese, tra cui molti dirigenti della futura Kampuchea Democratica, mentre su quello estero riallacciò, su consiglio di Lon Nol, i rapporti diplomatici con gli USA.

Questa scelta venne attuata tenendo in considerazione il sostegno di Nord Vietnam e Cina alla guerriglia comunista nel paese ed ebbe come conseguenza un rafforzamento delle posizioni conservatrici, forti di un maggior sostegno economico e militare del gigante americano.

Nel 1968, con l’elezione di Nixon e l’attuazione della Dottrina Nixon, iniziarono i bombardamenti segreti, resi noti all’opinione pubblica americana nel 1973, sulla Cambogia per impedire il transito dei rifornimenti verso i Vietcong.

L’enorme quantitativo di bombe sganciato dai B-52 americani sulla piccola nazione indocinese rafforzarono ulteriormente i Khmer rouge di cui aumentò esponenzialmente il numero di combattenti.

Nel 1970, mentre Sihanouk era in visita in Francia, scoppiò una rivolta, foraggiata dai conservatori, a Phnom Penh contro i vietnamiti, andando a fondere la situazione turbolenta della regione ai vecchi rancori dei cambogiani nei confronti del Vietnam, il quale per molti secoli sfidò la Thailandia per controllare la Cambogia.

Lon Nol sfruttò la rivolta per portare a termine il suo golpe, spostando in questo modo il paese nettamente su posizione filo-USA ed anticomuniste, e proclamò la nascita della Repubblica Khmer.

Nei momenti di macabra euforia successiva al colpo di stato vennero massacrati numerosi esponenti della minoranza etnica vietnamita in tutto il paese, a cui fecero eco i sinistri proclami sciovinisti del dittatore khmer.

Sihanouk, in esilio in Cina, polarizzò immediatamente le sue posizioni, sostenendo apertamente tutti i movimenti comunisti in lotta in Indocina, compresi i Khmer rouge con cui fondò un'alleanza militare alla base del GRUNK, il governo cambogiano in esilio che aveva il principe come Primo Ministro e il comunista Khieu Samphan, amico di Pol Pot dai tempi degli studi parigini, come vice Primo Ministro.

La Cambogia era definitivamente entrata nello scenario dei conflitti indocinesi, diventando un nuovo terreno per lo scontro frontale tra Stati Uniti e Nord Vietnam, con rispettivi alleati.

Nonostante gli sforzi degli USA, tesi ad indebolire la forza della guerriglia comunista nel paese per rafforzare la posizione di Lon Nol e facilitare l’abbandono della nazione, i Khmer rouge avanzavano nelle campagne, sostenuti dall’esercito nordvietnamita e dalla popolazione locale.

Tra il 1972 e il 1975 si svolsero le ultime fasi del conflitto.

Gli Accordi di Parigi del 1973, i quali posero fine alla Guerra del Vietnam, portarono Lon Nol alla proclamazione di un cessate il fuoco unilaterale, ignorato completamente dai guerriglieri comunisti.

Ormai il dittatore cambogiano controllava solamente le principali città della Cambogia ed era sempre più dipendente dagli aiuti americani mentre i Khmer rouge, applicando le tattiche di guerriglia maoiste, accerchiavano dalla campagna le città.

Il 17 aprile 1975 Phnom Penh cadde, i guerriglieri entrarono in città accolti da una folla in festa, e con loro calava sul paese un'infernale cappa che avrebbe, in seguito, svelato la contorta natura delle idee di Pol Pot, di cui si conobbe la reale identità solamente dopo il crollo della Kampuchea Democratica, e dei suoi collaboratori.

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