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14/11/2019

Arrestati in Toscana neofascisti con un arsenale di guerra. Non sono i primi

È stato trovato un vero e proprio arsenale da guerra a disposizione di un gruppo di neofascisti insediato tra Siena, Poggibonsi e Sovicille. Secondo gli inquirenti a coordinare questa cellula nera è Andrea Chesi, 60 anni (dunque uno della “vecchia guardia”), dipendente del Monte dei Paschi di Siena, la cui casa a Sovicille è stata perquisita rivelando un vero e proprio arsenale da guerra. Non la solita paccottiglia di spranghe, mazze da baseball e gagliardetti nazifascista.

Il salto di qualità c’è ed è rilevante, anche se al momento non sembra aver impressionato come dovuto i mass media, la politica, evidentemente “istruita” a sottovalutare sistematicamente la minaccia fascista. Anche quando si mette sul piano militare.

Insieme ad Andrea Chesi, è stato arrestato anche il figlio di 22 anni, Yuri. Secondo gli inquirenti Chesi si sarebbe dato da fare per reclutare anche altri colleghi di banca, e il numero delle persone coinvolte nelle indagini potrebbe essere ben superiore alle 12 messi fino ad oggi nel registro degli indagati.

Fra gli inquisiti ci sono Ercolano Cardinali, Marco Alessandro De Caprio, Alessandro Meniconi, Stefano Landozzi, Stefano Mori, Renato Vanzi, Claudio Stanghellini, Alessandro Antonelli e Giorgio Bartoli.

Ma quali erano gli obiettivi di questa cellula nera? In una conversazione intercettata dagli inquirenti Andrea Chesi invocava la necessità di ricostituire una “guardia nazionale repubblicana”, in grado di garantire la sicurezza “armi alla mano” per fare “giustizia sommaria”, senza bisogno di chiamare le forze dell’ordine.

Per risolvere le questioni politiche italiane, in un’altra intercettazione effettuata ad ottobre affermava che “bisogna sparare”, “se c’è da andare a sparare noi s’ha tutti l’armi e tante”.

Delle due l’una. O sono ormai caduti tutti i freni inibitori, visto che il fascioleghismo salviniano ha scoperchiato il vaso di Pandora, legittimando qualsiasi follia; oppure nelle reti del neofascismo italiano sta maturando un salto di qualità assai preoccupante, ma di cui non abbiamo mai trovato traccia nel capitolo “Minacce eversive” delle relazioni annuali dei servizi segreti al Parlamento.

In quel rapporto, che descrive di cosa si sta preoccupando il tenebroso mondo dei “servizi”, ai fascisti viene sempre dedicata una generica paginetta – talvolta anche mezza – rispetto alle dieci/dodici dedicate ai gruppi della sinistra e, come una ossessione, agli “anarchici”.

Ma il fatto che la cellula nera fosse in Toscana qualche campanello d’allarme dovrebbe farlo suonare.

Nella mappa dei gruppi neofascisti in Toscana, fatta dal Corriere della Sera due anni fa, Siena e la sua provincia ad esempio non erano neanche contemplati. E neanche un’altra città toscana con un “cuore nero” mai rimosso: Arezzo.

«È vasta, la Galassia nera della Toscana. A volte, si ha l’impressione dal web che sia esplosiva, con commenti in cui si nota un passaggio all’indietro: da “fascisti del terzo millennio” a fascismo agée. (…) Ma dopo alcuni exploit elettorali, che gli hanno dato rappresentanza istituzionale, la “Galassia nera” non è solo una presenza», scriveva l’inchiesta del Corriere nel 2017.

Da Lucca, consolidato “cuore nero” della Toscana, viene ad esempio Andrea Palmieri, il “foreign fighters” neofascista andato a combattere nel 2015 nel Donbass.

Ed aveva una casa in Toscana, a Massa, anche il neofascista Fabio Del Bergiolo, anche lui coetaneo del “bancario armato”, arrestato per il possesso di un missile terra-aria Matra proveniente proprio dall’Ucraina. Nella sua abitazione insieme a una foto del Duce devotamente incorniciata, c’erano 34 dvd su “Hitler e il terzo Reich”, 13 videocassette sul “crollo del mito” dell’Urss e sul “Trionfo della Volontà”. La sua casa è una villetta immersa fra i boschi di Antona, una frazione di Massa. La polizia vi è arrivato nel corso di un’ondata di perquisizioni che ha interessato anche abitazioni e depositi di materiale militare a Peschiera Borromeo (Milano), Sesto Calende (Varese) e Castelletto Ticino (Novara).

Tutti questi “dettagli” saranno oggetto delle attenzioni dei servizi di sicurezza nella loro prossima relazione al Parlamento sulle “minacce eversive” o verranno minimizzate come al solito? Leggeremo ancora dieci pagine sugli anarchici e mezza paginetta sui gruppi neofascisti?

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