di Sahra Wagenknecht – Die Linke
Dopo aver trascorso giorni a invitare alla tranquillità, il ministro della sanità Spahn ha ora ammesso che la Germania è all’inizio di un’epidemia. Le mascherine sanitarie sono esaurite in molti posti, al supermercato si vedono persone che fanno scorte di cibo in scatola. Ora sarebbe certamente irresponsabile scatenare il panico.
Ciononostante, ci si deve chiedere se il nostro sistema sanitario, concepito in funzione degli affari e dei profitti, sia preparato per un peggioramento della situazione e se la prevenzione delle crisi stia funzionando nel nostro Paese. Ci sono motivi di preoccupazione: se la carenza di personale è diventata da tempo la norma in molti ospedali, uffici sanitari e pronto soccorso, cosa succederebbe in caso di emergenza?
Quattro ospedali su cinque non riescono a trovare medici per coprire i posti vacanti. Per gli infermieri, la carenza di personale è ancora più drammatica. L’anno scorso un ospedale tedesco su tre ha dovuto ridurre i posti letto in terapia intensiva e cancellare le cure d’emergenza per i reparti specializzati.
Anche in molti uffici sanitari c’è carenza di quel personale che sarebbe responsabile della prevenzione, della consulenza o anche di eventuali misure di quarantena. Soprattutto nelle comunità più povere, essi hanno da tempo problemi nello svolgimento dei propri normali compiti legali e per esempio nell’effettuazione dei necessari esami prescolastici.
Le autorità sanitarie sono attori chiave nel controllo del coronavirus: esse vengono informate dei casi sospetti, sono responsabili dell’adozione di misure e, per esempio, della ricerca di tutte le persone venute in contatto con i contagiati – in casi come quello di coloro che risultano positivi in Nordreno-Vestfalia, la conta può rapidamente salire a centinaia di persone –. Come il signor Spahn possa dire, in considerazione di queste condizioni, che la Germania sia ben preparata per il coronavirus è per me incomprensibile.
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