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11/03/2020

Body Count, previsioni sui morti da epidemia

Le società tengono, mutano, o si disgregano sempre a causa della loro capacità di sostenere il numero di morti che emerge. Questo accade anche per le nascite ma qui è un altro capitolo quello che il nostro paese capisce meno ragionando tra destra e sinistra con schemi di 40 anni fa o ragionamenti razzistoidi tipici di chi non sa di cosa sta parlando. La cronaca poi ci ha fatto vedere che, a seconda degli schemi culturali che si impongono, ci sono davvero morti che pesano come piume e morti che pesano come montagne. Fino a pochi giorni fa una dozzina di morti nel sistema penitenziario, a seguito di una serie di rivolte, avrebbero significato una seria criticità nel nostro sistema sociale con un impatto, nella società e nella politica, di anni. Oggi, e non è certo “colpa dei media”, l’attenzione sociale è tutta rivolta al conto delle vittime da covid-19, di cui la rivolta nelle carceri è un epifenomeno, per capire quanto, e come, noi stessi e la nostra società possiamo reggere questo fenomeno.

Il body count, genere corpi ammassati sul carro come nei film western, risulta quindi fondamentale per capire il punto di tenuta e quello di rottura di una società. Ecco qui un pò di previsioni sui decessi da covid-19 dei prossimi giorni fatte da un trader che ha adattato i suoi algoritmi a questo genere di previsioni.

Si tratta di previsioni formulate su un picco, di contagiati e morti, al 17 marzo. Se fosse cosi’ andando a decrescere attorno e dopo il 17, dovremo stare sui 200 morti giornalieri ancora per qualche giorno. Il conto finale sarebbe salato in termini di danni umani, sociali, economici. Il problema è che se il picco fosse raggiunto il mese successivo, dopo il 16-17 aprile, il body count salirebbe, e i corpi accatastati sul carro formerebbero un mucchio piuttosto alto, con diversi giorni prima e dopo il picco sui 1000 morti. Giova ricordare il paragone con l’influenza del 2018, stimata come aggressiva, che secondo il ministero della sanità ha portato, complessivamente, 767 casi di terapia intensiva e 156 morti: l’impatto sulla nostra società, se si fa questo paragone, è davvero consistente. Altro paragone l’asiatica che, a seconda delle stime, negli anni ’50 ha provocato nel nostro paese dai 5mila ai 30mila morti. Ma qui vanno fatte due considerazioni: si tratta comunque di una influenza per il quale c’era una cura, il paese era in pieno boom economico. Qual’è l’impatto economico e sociale, per non dire di quello politico, adottando questi scenari? Braudel scriveva che, da storico, ha sempre trovato stupefacente la capacità delle società di risollevarsi dalla crisi. Ma intanto la crisi è in corso e bisogna cercare di capire dove ci porta.

Naturalmente noi non tiriamo ad indovinare né lo fa chi propone questa previsione che, nelle schermate precedenti, è risultata leggermente sovrastimata. Si tratta di fornire gli strumenti di lettura per capire quello che sta accadendo e metterli a confronto con la realtà. Le previsioni, come in questa epidemia, sono importanti. È anche importante capire che non si tratta nè di scommesse nè dell’oracolo in forma di algoritmo. Si tratta di strumenti che sono sia preziosi nella parte che funziona che in quella che non funziona: ci rivelano la realtà. È senza strumenti, con la sola emotività, che non si va da nessuna parte.

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