Il governo yemenita guidato dalle forze Houthi ha alzato notevolmente il livello di allerta sul traffico marittimo lungo il Mar Rosso. Il 9 dicembre, infatti, le forze Houthi hanno dichiarato che qualsiasi nave avesse attraccato o fosse destinata verso uno dei porti israeliani sarebbe diventata un obbiettivo militare fino a quando non si sarebbe posto fine alla guerra genocida nei confronti di Gaza e del popolo palestinese.
A farne le spese nella serata di lunedì è stata una nave cisterna battente bandiera norvegese, la “Strinda”, colpita da un missile yemenita (o un drone secondo la ricostruzione della marina militare USA) a circa 100 kilometri a nord dello stretto di Bab-al Mandab. A seguito dell’attacco l’imbarcazione ha preso fuoco ma pare che nessun membro dell’equipaggio sia rimasto ferito. La nave ha dichiarato di trasportare olio di palma destinato alla produzione di biocarburanti dalla Malesia verso il porto di Venezia.
Il portavoce militare degli Houthi, Yehia Sareea, ha rivendicato in televisione l’attacco dichiarando di aver lanciato l’attacco dopo che la nave non aver ricevuto risposta ai ripetuti avvertimenti.
Secondo quanto dichiarato dall’armatore norvegese, Mowinckel Chemical Tankers, la nave era destinata in un porto italiano (una raffineria di Gela secondo Shipping Italy) e che a gennaio avrebbe poi fatto rotta verso Israele. Tuttavia è sicuro che dopo le minacce dei giorni scorsi, diverse compagnie di navigazione che effettuano servizi commerciali verso porti israeliani hanno modificato la loro destinazione dichiarata di arrivo per evitare di essere prese di mira dagli attacchi yemeniti, una pratica tutt’altro che insolita e utilizzata anche per commerciare con paesi sotto embargo.
La Strinda è stata comunque poi soccorsa da una nave della marina militare statunitense, la USS MASON, di stanza in zona ma non nelle vicinanze al momento dell’attacco.
Secondo la ricostruzione statunitense il drone non sarebbe arrivato direttamente a bersaglio ma sarebbe stato intercettato dalla fregata militare francese “Lenguedoc” e tuttavia i resti avrebbero colpito poi la nave causando l’incendio. Una ricostruzione probabilmente fatta per smorzare a livello mediatico la capacità militare delle forze Houthi che nonostante la presenza nell’area di navi delle più potenti marine militari a mondo continuano a mettere a segno potenti attacchi. La stessa Lenguedoc il 10 dicembre è stata oggetto di un attacco portato da due droni suicidi provenienti dalle coste yemenite. L’azione militare venne però neutralizzata dai sistemi di sicurezza della nave. La presenza e l’attività francese nell’area è forse anche in qualche modo ricollegabile all’attacco avvenuto alcune settimane, sempre tramite droni, verso una nave portacontainer utilizzata dalla compagnia francese CMA CGM.
Questi attacchi mostrano come si sia alzata la portata dello scontro militare portato avanti dagli Houthi per minare le catene di approvvigionamento e l’economia israeliana. Un’economia già in forte stress fin dall’inizio della sanguinosa operazione militare su Gaza. Lo scontro militare in uno dei punti più strategici per i traffici commerciali globali sta avendo un notevole impatto diretto verso le compagnie che commerciano con Israele, costrette a utilizzare altre rotte, e indiretto per le altre navi che transitano attraverso il canale di Suez. Qualsiasi nave che faccia rotta adesso per il Mar Rosso rischia infatti di trovarsi in situazioni pericolose e di subire possibili rallentamenti, inoltre, è soggetta a costi assicurativi sicuramente in aumento, fattori che impatto sul costo del trasporto e sulla redditività di questi viaggi.
La strategia Houthi non sta quindi impensierendo solo il governo israeliano ma, probabilmente, anche varie cancellerie europee le cui catene di import/export nazionali viaggiano in buona parte proprio attraverso questa area geografica chiave.
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