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07/09/2024

Per Draghi l’industria militare Ue deve accedere ai fondi pubblici: io darei la priorità ad altro

di Paolo Maddalena

È recente la notizia che Mario Draghi, il responsabile numero uno della “privatizzazione” dell’immenso patrimonio industriale italiano, che ha arricchito la finanza straniera e ha reso povero il popolo italiano, ha scritto nel suo “Rapporto sulla competitività della Ue” che l’industria militare europea deve avere accesso ai fondi pubblici dell’Unione, sollecitando, a tal fine, la creazione di una “Autorità per l’industria della difesa”, ai fini della gestione centralizzata degli appalti dei vari Paesi dell’Unione Europea.

Altra eclatante e molto preoccupante notizia, che arriva dopo l’affermazione dell’estrema destra in Francia nelle ultime elezioni politiche, è la schiacciante vittoria della destra estrema nelle elezioni regionali dei Lander tedeschi di Turingia e Sassonia.

Questi due fatti hanno, a mio avviso, una causa comune: la “situazione economica fallimentare” prodotta dalla diffusione nell’Occidente, e specialmente in Europa e in Italia, del sistema economico predatorio del neoliberismo, che, puntando sul principio fondamentale della “concorrenza”, e producendo di conseguenza l’accentramento della ricchezza nella finanza (che non investe in imprese produttive, ma scommette su titoli e prodotti finanziari), ha prodotto disoccupazione, povertà e diminuzione generalizzata dei redditi.

In Italia il reddito delle famiglie è vistosamente diminuito e si attesta a oltre sei punti al di sotto di quello del 2008 (l’anno della grande crisi), mentre il reddito disponibile in Italia risulta inferiore di oltre 17 punti rispetto alla media europea (dati Istat). Paesi come la Germania sono addirittura in recessione.

E non si può negare che si deve proprio a questa debacle se le tendenze conservatrici si sono organizzate per difendere i loro privilegi assicurati dal neoliberismo, sostenendo la necessità di un riarmo dell’Europa (Draghi), mentre gli elettori, resi indecisi, passivi e indifferenti dalla politica fin qui seguita dai governi, non hanno saputo far di meglio che affidarsi a politici diversi da quelli che hanno governato negli ultimi 40 anni, e cioè all’estrema destra.

Un coagulo di avvenimenti che non promette nulla di buono. Ne costituisce un indizio non trascurabile il fatto che la proposta di Draghi è stata già recepita dalla Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, la quale ha annunciato l’istituzione di un apposito Commissario alla Difesa.

Tutto questo è potuto avvenire perché, anziché procedere sulla via della realizzazione di una vera “federazione europea”, si è preferito realizzare una semplice “unione economica” (Delors), nella quale la fanno da padroni, in base al citato supremo principio della “concorrenza”, i Paesi economicamente più forti a discapito dei Paesi economicamente più deboli. Un dato che, riferito agli armamenti e alla difesa, suscita serie preoccupazioni, in ordine al quale potrà essere il Paese capofila di questa nuova politica.

E pensare che il 21enne Kalergi (di madre giapponese e padre austriaco), che per primo sognò una Europa federale, nel suo famoso libro Pan-Europa, scritto nel 1922, aveva avvertito che “è sulla base della cooperazione che sarà necessario fondare la federazione europea, in modo che nessuno Stato sarà sufficientemente forte da dominare gli altri”.

Mentre Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, nel famoso Manifesto di Ventotene scritto nel 1941 “Per una Europa libera e unita”, concludevano affermando che l’Europa dovrà essere costruita “da coloro che hanno scorto i motivi dell’attuale crisi della civiltà europea, e che perciò raccolgono l’eredità di tutti i movimenti di elevazione dell’umanità, naufragati per incomprensione del fine da raggiungere o dei mezzi come raggiungerlo”.

Altro che Unione economica a favore delle multinazionali e della finanza! Se ne tenga conto, prima di pensare agli armamenti dell’Europa.

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