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02/03/2012

Addio Lucio Dalla, maestro della musica

Morire in tournée a Montreux, città che ospita uno dei più celebri festival jazz d'Europa, è un finale degno di Lucio. Non c'era il suo amato mare ma forse solo il dolore della musica nella sua morte improvvisa avvenuta a pochi giorni dal suo compleanno. Una data conosciuta da tutti, perché rivelata in un celebre canzone-scandalo che lo fece conoscere a Sanremo al gran pubblico. La buona borghesia italiana s'interrogò se fosse giusto raccontare i fatti privati della mamma. In realtà quando lui era nato in quel 4 marzo 1943 la signora non aveva 16 anni ma 42, mentre il papà non era arrivato dal mare ma più prosaicamente era un rappresentante bolognese, forse con il brevetto di aviatore.
I social network oggi ci permettono di misurare in tempo reale la popolarità di un rappresentante della società dello spettacolo. Le vostre bacheche di Facebook e twitter mostrano come Dalla fosse di tutti, a parte le fisiologiche presenze di chi ha il compito di affermare 'non mi piace il presepe'. I più scelgono la frase, la canzone, la memoriale appartenenza. Ai bambini della mia generazione regalò una sigla dell'unico programma di cartoni animati in onda sulla monopolista Rai permettendoci di declinare una bella gerarchia di eroi di cartone.
Molto dopo scoprimmo che era stato un jazzista autodidatta e che era andato a Sanremo in coppia con gli Yardbirds e poi con i Rokes a cantare 'Bisogna saper perdere' dormendo al Savoy nella stanza accanto a quella di Luigi Tenco nella notte del suicidio. Nel cinema è stato interprete di musicarielli di successo e scelto sul set di un Carosello dai rigorosi fratelli Taviani per interpretare il protagonista de 'I Sovversivi'.
Comprimario di Franco e Ciccio e sodale di Avati, omaggiato da Verdone nel contesto di 'Borotalco'. Un frullatore di cultura alta e bassa, nazionalpopolare italico colto e sensibile. Per orgoglio culturale in queste ore L'Espresso ha messo sul suo sito la copertina del 29 luglio 1979 quando il titolo sornione si chiedeva: 'Ma che ci trovano in questo Dalla?'. La citazione non è peregrina considerato che il settimanale aveva mandato Giorgio Bocca a capire il quesito, e quell' intervista non è un caso sia stata selezionata dal curatore del Meridiano sul Giornalismo italiano (1968-2001). Da leggere, da recuperare quell'intervista con Bocca che scrive 'sei l'intervista più difficile che abbia fatto in vita mia'. Realizzata in mezzo alla trionfale tourneè di Banana Repubblic in un ristorante dopo il concerto, senza De Gregari e con molte critiche al direttore del settimanale Livio Zanetti: Dalla diventa Efesto ma resta 'puttana ottimista e di sinistra'. Uomo in mutande da Pratolini e le canzoni del periodo Roversi. Il poeta bolognese narciso come il giornalista partigiano, forse per questo il dialogo è notevole.
Lucio aveva iniziato suonando la fisarmonica da autodidatta, ci lascia da maestro della musica. Ha incasellato la piazza italiana come luogo d'incontro e discussione meglio di un documentarista. Ha vetteggiato in hit parade e scritto canzoni corsare senza mai darsi l'aria del poeta e lui, invece, lo era. Poteva collaborare indifferentemente con Pavarotti e Califano. In politica aveva votato Pci, ma non nascondeva di essersi trovato a suo agio a frequentare in privato prima Craxi e poi Berlusconi, invece quando Veltroni lo conduce dal suo mito Berlinguer ne ricordava il gelo e l'imbarazzo. E' stato scrittore, gallerista, regista teatrale, pilota d'auto emulando il suo Nuvolari alle Mille Miglia. Un genio italiano del Novecento.
Entra nel Pantheon della musica d'autore già occupato da Fabrizio De Andrè e Lucio Battisti.

Fonte.

Personalmente, di Dalla invidierò sempre la morte.

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