Morire in tournée a Montreux, città che ospita uno dei più celebri
festival jazz d'Europa, è un finale degno di Lucio. Non c'era il suo amato
mare ma forse solo il dolore della musica nella sua morte improvvisa
avvenuta a pochi giorni dal suo compleanno. Una data conosciuta da tutti,
perché rivelata in un celebre canzone-scandalo che lo fece conoscere a
Sanremo al gran pubblico. La buona borghesia italiana s'interrogò se fosse
giusto raccontare i fatti privati della mamma. In realtà quando lui era nato
in quel 4 marzo 1943 la signora non aveva 16 anni ma 42, mentre il papà non
era arrivato dal mare ma più prosaicamente era un rappresentante bolognese,
forse con il brevetto di aviatore.
I social network oggi ci permettono di misurare in tempo reale la popolarità
di un rappresentante della società dello spettacolo. Le vostre bacheche di
Facebook e twitter mostrano come Dalla fosse di tutti, a parte le
fisiologiche presenze di chi ha il compito di affermare 'non mi piace il
presepe'. I più scelgono la frase, la canzone, la memoriale appartenenza.
Ai bambini della mia generazione regalò una sigla dell'unico programma di
cartoni animati in onda sulla monopolista Rai permettendoci di declinare una
bella gerarchia di eroi di cartone.
Molto dopo scoprimmo che era stato un jazzista autodidatta e che era andato
a Sanremo in coppia con gli Yardbirds e poi con i Rokes a cantare 'Bisogna
saper perdere' dormendo al Savoy nella stanza accanto a quella di Luigi
Tenco nella notte del suicidio. Nel cinema è stato interprete di
musicarielli di successo e scelto sul set di un Carosello dai rigorosi
fratelli Taviani per interpretare il protagonista de 'I Sovversivi'.
Comprimario di Franco e Ciccio e sodale di Avati, omaggiato da Verdone nel
contesto di 'Borotalco'. Un frullatore di cultura alta e bassa,
nazionalpopolare italico colto e sensibile. Per orgoglio culturale in queste
ore L'Espresso ha messo sul suo sito la copertina del 29 luglio 1979 quando
il titolo sornione si chiedeva: 'Ma che ci trovano in questo Dalla?'. La
citazione non è peregrina considerato che il settimanale aveva mandato
Giorgio Bocca a capire il quesito, e quell' intervista non è un caso sia
stata selezionata dal curatore del Meridiano sul Giornalismo italiano
(1968-2001). Da leggere, da recuperare quell'intervista con Bocca che scrive
'sei l'intervista più difficile che abbia fatto in vita mia'. Realizzata in
mezzo alla trionfale tourneè di Banana Repubblic in un ristorante dopo il
concerto, senza De Gregari e con molte critiche al direttore del settimanale
Livio Zanetti: Dalla diventa Efesto ma resta 'puttana ottimista e di
sinistra'. Uomo in mutande da Pratolini e le canzoni del periodo Roversi. Il
poeta bolognese narciso come il giornalista partigiano, forse per questo il
dialogo è notevole.
Lucio aveva iniziato suonando la fisarmonica da autodidatta, ci lascia da
maestro della musica. Ha incasellato la piazza italiana come luogo
d'incontro e discussione meglio di un documentarista. Ha vetteggiato in hit
parade e scritto canzoni corsare senza mai darsi l'aria del poeta e lui,
invece, lo era. Poteva collaborare indifferentemente con Pavarotti e
Califano. In politica aveva votato Pci, ma non nascondeva di essersi trovato
a suo agio a frequentare in privato prima Craxi e poi Berlusconi, invece
quando Veltroni lo conduce dal suo mito Berlinguer ne ricordava il gelo e
l'imbarazzo. E' stato scrittore, gallerista, regista teatrale, pilota d'auto
emulando il suo Nuvolari alle Mille Miglia. Un genio italiano del Novecento.
Entra nel Pantheon della musica d'autore già occupato da Fabrizio De Andrè e
Lucio Battisti.
Fonte.
Personalmente, di Dalla invidierò sempre la morte.
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