E' salito ad almeno 51 morti e 268 feriti il bilancio della
domenica di sangue al Cairo e in altre città dell'Egitto. Secondo il
Ministero della Salute egiziano, la maggior parte delle vittime si è
registrata al Cairo e a Giza, città dove il numero degli arresti -
stando alle dichiarazioni del Ministero degli Interni - è salito a quota
423.
Per tutto il giorno si sono scontrati forze di polizia e manifestanti dei Fratelli Musulmani che sono tornati a chiedere la liberazione del presidente islamista Mohammed Morsi deposto dal colpo di stato militare del 3 luglio e detenuto in una località segreta.
Obiettivo
dei Fratelli Musulmani, estromessi con la forza dal potere e dichiarati
illegali, è stato anche quello di contrastare i festeggiamenti
organizzati dalle Forze Armate per il quarantesimo anniversario della
guerra del 1973 contro Israele.
Almeno una decina di marce pro Morsi si sono mosse in direzione di piazza Tahrir
blindata dalle forze di sicurezza che hanno reagito contro i cortei
degli islamisti sparando prima lacrimogeni e poi proiettili ad altezza
d'uomo. E' stato un massacro.
Tutto questo mentre la televisione di Stato trasmetteva immagini di festa per la "vittoria" militare di 40 anni fa e foto del capo di stato maggiore Abdel Fattah el Sissi,
l'uomo forte dell'Egitto. Nelle strade del Cairo si sono rivissute le
stesse drammatiche scene di agosto, quando l'esercito e la polizia
sgomberarono i presidi degli islamisti facendo un migliaio di morti.
Un avvertimento minaccioso era giunto due giorni fa dal portavoce della
presidenza Ahmed Meslemani, che aveva avvertito che la polizia avrebbe
considerato non attivisti ma "agenti di forze straniere" coloro che
fossero scesi in piazza contro l'Esercito in occasione dell'anniversario
della guerra del 1973. "Rovinare la gioia degli egiziani è un crimine",
aveva ammonito.
I Fratelli Musulmani hanno addossato alle autorità nate dal golpe
del 3 luglio la responsabilità "per i crimini e le violenze contro
manifestanti pacifici" e sollecitato "le organizzazioni per i diritti
dell'uomo a condannare questi atti".
La tensione anche oggi è molto alta e si teme l'inizio in Egitto di un nuovo ciclo di sangue e violenze.
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