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02/02/2015

Un sistema politico esausto elegge il presidente della Repubblica

La “reductio” della logica intrinseca del sistema politico all’obiettivo della governabilità e, insieme, il passaggio dalla prevalenza dei partiti di massa a quella dei partiti “pigliatutto” e poi “aziendali” e “personali” ha esaurito la capacità dello stesso sistema politico di produrre gli elementi indispensabili della rappresentanza e della dialettica politica.

Esaminate in controluce le vicende di questi ultimi due giorni, riguardanti l’elezione del Presidente della Repubblica, ci indicano proprio questo elemento: quello di un vero e proprio “esaurimento sistemico”.

Il risultato, che era già maturo almeno fin dal 2008 ma che non si realizzò per incapacità specifica di chi avrebbe dovuto approntare un’adeguata offerta politica, si è oggi compiuto: il sistema nel suo complesso, per via di un profondo deficit motivazionale di fondo e non tanto per l’istinto di conservazione del potere (elemento che pure esiste, ci mancherebbe altro!) si è affidato a una sorta di Lord Protettore, un “Dominus” che attraverso il suo “Giglio Magico” esercita dall’alto un’azione che può essere, di volta in volta, divisiva o aggregativa sulle specifiche questioni ma mai in modo che qualcuno sfugga all’azione di largo raggio del “sistema di governo”.

Svaniscono così sullo sfondo, sia l’opposizione (che in realtà non esercita più nessuno) sia l’alternanza, vanamente cercata nei vent’anni della transizione da Tangentopoli a oggi.

Un sistema che eserciterà una propria mobilità interna nel ricambio del ceto dirigente esclusivamente attraverso una sorta di “spoil system” del tutto alieno, ormai, da quello che aveva pur prodotto – pur tra rilevantissime contraddizioni – il meccanismo elettorale.

Con quest’operazione Renzi ottiene un risultato fondamentale rispetto al consolidamento del regime sul terreno istituzionale.

Viene eliminata la “diarchia” che pure, tra Presidenza della Repubblica e Presidenza del Consiglio, era stata esercitata, almeno a partire dalla caduta del governo Berlusconi nel Novembre del 2011 e una forma (certo spuria, ma reale) di “premierato” s’impone e trova, proprio nella nuova legge elettorale, la sua codifica anche formale.

Il meccanismo del ballottaggio porterà, infatti, a una sostanziale elezione diretta del Presidente del Consiglio e, di conseguenza, a una modifica di fatto della Costituzione senza che questa sia toccata nella sua forma.

Appunto: il meccanismo del “Lord Protettore”, una sorta di salazarismo di ritorno.

Nessuno, in sede parlamentare, ha tentato di contrastare questa vera e propria deriva.

Del resto l’opposizione all’Italikum sviluppata dalla minoranza del PD al Senato era rivolta ad aspetti tutto sommato marginali della legge in questione, non toccandone il “cuore” che si colloca appunto sulla frontiera della governabilità prevalente.

Il sistema politico - parlamentare italiano esaurisce, in questo mondo, elementi molto importanti della sua funzione.

Il tema dell’opposizione sociale e politica s’impone, a sinistra, come quello più urgentemente all’ordine del giorno ma francamente, assistendo fin qui a diversi tentativi in atto in quest’area, pare proprio che si prosegua nel non rendersene conto.

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