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11/07/2018

Chi c’è dietro i “pensatoi” della Lega?

Prendendo spunto dall’ottimo articolo/inchiesta di Christian Raimo sulla rivista mensile “Internazionale” , tra le tante domande messe in evidenza ne spicca una in particolare, cioè: “...Il comunitarismo di Olivetti probabilmente arriva a Salvini attraverso il think tank leghista Il talebano, legato a movimenti e pensatori di estrema destra che ha tentato negli ultimi anni di appropriarsi di Olivetti proprio perché è un autore anticonformista ma coerente...”.

Think Thank è un inglesismo che significa “sede del pensiero” o pensatoio, cioè un luogo dove si studia o si cerca di esprimere una teoria o un nuovo paradigma che torni utile a una pratica o una strategia politica a essa conseguente.

Cos’è dunque il pensatoio che si definisce come “Il Talebano”? (nome omen) giocando su una evocazione che coniuga integralismo e al tempo stesso anticonformismo e minaccia?

Cercando di indagare meglio questo soggetto, notiamo che esso è un’iniziativa tutt’altro che autonoma, piuttosto cresce anche in funzione di alcune new entry provenienti dall’estrema destra ed ha sede in un ufficio al terzo piano del palazzo della Regione Lombardia governata da Maroni (ma guarda un po’!).

Una delle ultime iniziative de “Il Talebano” è stata l’organizzazione – 15 e 16 marzo scorsi – di un incontro con Marion Maréchal-Le Pen, nipote di Marine Le Pen, incontro ritenuto utile anche per realizzare un asse privilegiato – in chiave sovranista – col Front National.

A questo incontro hanno preso parte vari dirigenti della Lega e di Noi con Salvini, la lista che supporta il Carroccio nel Centro-Sud.

Osservando meglio il suo profilo e le comunicazione presenti, si scopre che questo sito (cioè il think tank diretto oggi dal sociologo (*) Fabrizio Fratus (1) ex dirigente di Fiamma Tricolore, notoriamente anti-evoluzionista il quale nel suo blog spaccia le sue analisi e teorie come un non meglio identificato “comunitarismo”. Si rileva anche che: lavora a supporto dell’azione politica di Vincenzo Sofo, esponente della Lega Nord che promuove all’interno del movimento questo modello di società, lavorando dal 2012 a supporto di Matteo Salvini per il rinnovamento del progetto leghista in chiave identitaria nazionale”, che considera se stesso come un “diversamente padano”, che è stato: militante di Alleanza studentesca, Giovane Europa ed ex responsabile milanese dei giovani de La Destra di Storace nel 2007”.

Il “lato oscuro” della …forza!

Interessante anche quanto scrive Lettera43, su questo stesso argomento. In un recente articolo fa notare come gli obiettivi e i temi più importanti di questo pensatoio siano rappresentati dallo spirito antisistema e radicale: “Vogliamo che la Lega recuperi lo spirito antisistema e radicale delle origini» ... “per riprendere la cavalcata per una Padania libera ed indipendente, uno Stato sovrano federato ad una Nazione Europa”. Tra gli obiettivi dichiarati anche quello di lottare contro la globalizzazione o meglio:“combattere il progresso economico e sociale degli ultimi 20 anni...”

Leggiamo ancora che intorno a “Il Talebano” gravitano liste civiche come Noi con Salvini e progetti come Mille Patrie di Fratus, un laboratorio politico atto a cementare una rete di associazioni in tutta la penisola e si incoraggia la sintonia con Fratelli d’Italia vista soprattutto per rafforzare la sponda istituzionale già presente con la Lega o con Noi con Salvini

Partendo da quanto evidenzia quest’articolo, possiamo capire come la strategia e la narrazione “salvinian-leghista” poggia e prende spunto proprio da ricordi e identità ataviche (le radici celtiche NdT) di carattere “tribale” rappresentate da forme sociali piene di un misticismo simbolico e identitario, accompagnate spesso da riti “pagani” (es. l’ampolla che raccoglie l’acqua del Po alla sua sorgente) per significarne la differenza e l’estraneità che intercorre tra il popolo “padano” (territorio caratterizzato dalla presenza del fiume Po) e un altro popolo o nazione ritenuta o considerata diversa dalla sua originale “madre patria padana”!

Su questo aggettivo “madre patria” si può notare (sempre dallo stesso link) come si sviluppi il concetto delle piccole o mille patrie ...‘Mille Patrie‘ è un laboratorio politico nato il 28 febbraio 2015 a Roma, in occasione di un evento che ha visto la partecipazione di Matteo Salvini, dell’eurodeputato leghista Lorenzo Fontana, del giornalista Pietrangelo Buttafuoco e di delegazioni del movimento francese Bloc Identitaire e del movimento tedesco Pegida... (movimento antislamista di origine tedesca di destra nazionalista).

Su l’argomento “famiglia” l’elaborazione si sviluppa così: “100 CITTA’ PER LA FAMIGLIA è il primo progetto del laboratorio politico ‘Mille Patrie‘ (www.millepatrie.it). Nato in seguito al convegno organizzato da Regione Lombardia il 17 gennaio 2015, dal titolo ‘Difendere la famiglia per difendere la comunità...”!

Da questa strategia si può comprendere meglio come siano state effettuate alcune scelte di personaggi o soggetti utili nel ricoprire incarichi di governo come il ministro della famiglia, il ministro dell’interno ecc. !

Personaggi che hanno partecipato, presenziando o promuovendo – insieme ad “intellettuali”, o giornalisti, simpatizzanti di formazioni di destra convegni e iniziative promosse dal summenzionato “think thank” nei quali hanno portato un loro contributo!

Queste narrazioni e strategie, possono anche essere considerate come una ricerca per individuare un’espressione, oppure la forma di rappresentazione istituzionale diretta di un “blocco sociale” reazionario ben presente nell’attuale fase storica.

Il rapporto con la fase storica è importante perché, venendo meno una condizione materiale e una identità sociale indipendente degli attuali assetti sovrastatali e sovranazionali prodotti dalla globalizzazione, può riprendere corpo e visibilità il discorso e la relativa strategia delle “piccole patrie”. Si riscopre e si recupera il senso di appartenenza ad una “tribù”, mettendo così in risalto un presunto sovranismo camuffato da “tribalismo”.

Le esigenze della politica hanno poi piegato ed esteso questo tribalismo dalla Padania all’intero territorio nazionale (da qui quel “prima gli italiani” che ha messo in piena sintonia l’eredità leghista originaria con i neofascisti).

Nel suo articolo – tra altre cose – Christian Raimo afferma che: “La destra di Salvini è la destra vandeana”. Ossia quella della triade dio, patria, famiglia che si oppone alla triade delle democrazie liberali fondata su libertè, fraternitè,egalitè” (2)

Occorre quindi scavare in questa melma che ha saputo costruire un senso comune reazionario che agisce dal Nord fino al Meridione, un lavoro di inchiesta e decostruzione con il compito di svelare e chiarire meglio cosa “bolle in pentola” in una fase storica caratterizzata dall’indebolimento o l’esaurimento di teorie e ideologie, di analisi di stampo superato o ritenuto arretrato a spiegare la realtà per cambiarla.

In questo campo di ricerca è forse possibile trovare o reinventare nuovi strumenti utili ma inevitabilmente in rottura con le incrostazioni e le eredità dell’elaborazione liberale e liberista anche dentro la sinistra.

Questa necessaria rivisitazione della nostra “cassetta degli attrezzi” rende urgente quest’attività e prassi.

La destra da qualche tempo promuove letture “alternative”, antiglobalizzazione, “sovraniste”. Forme e aggettivi utili nel ridare ruolo e identità ad argomenti e prospettive che la storia – passata e recente – ha sepolto e ripudiato, sconfiggendo politicamente, ma anche militarmente, quanti furono promotori o sostenitori di tali strategie o dottrine sociali.

E’, appunto, il caso di alcuni “pensatoi” i quali non sono altro che la riproposizione di analisi, obiettivi e strategie che danno “lustro innovativo” a ciò che poi viene rappresentato in modo rozzo, efficace e reazionario.

Note:
(1) https://www.fabriziofratus.it/
(2) la Vandea, è la regione e dipartimento della Francia occidentale che nel 1793, in difesa della monarchia capetingia e del cattolicesimo e contro la gravosità della leva militare e delle imposte, insorse contro il potere repubblicano, sostenendo una lunga e feroce guerra che si concluse definitivamente soltanto nel 1800: la rivolta vandeana, l’accanita resistenza vandeana viene interpretata nella pubblicistica politica, come sostenitrice e difensore intransigente della monarchia regnante, o che ha regnato, nel proprio paese: movimento improntato a una fedeltà... con significato spregiativo e tono polemico, legittimista, monarchico reazionario.

Fonte

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