Come Usb avevamo appena scritto della preoccupante situazione alla FCA di Melfi quando è arrivato l’ennesimo comunicato a confermare e aggravare la nostra denuncia.
L’azienda, a fronte dell’ennesima contrazione di mercato, comunicherà ai propri dipendenti che gli esuberi nello stabilimento raddoppiano da 1640 a 3297 e che i lavoratori interessati ai contratti di solidarietà aumentano da 5857 a 6868, con un aumento di giornate di astensione dal lavoro medio individuale dal 28% al 48%, accompagnato da una altrettanto drastica decurtazione del salario.
Qualcuno crede ancora che vada tutto bene, che basti un motore (seppur innovativo e migliore di quelli attuali) a risollevare le sorti della fabbrica di automobili più grande d’Italia?
Adesso diventa fondamentale ripristinare ritmi di lavoro corretti e reintrodurre i 10 minuti di pausa tagliati da anni.
Così come diventa indispensabile, per garantire il lavoro a tutti, ridurre l’orario di lavoro a parità di stipendio.
La risposta ai problemi occupazionali di Melfi non può essere l’annuncio della produzione del motore ibrido da montare sulla Jeep Renegade nel 2020. E sono incomprensibili i commenti entusiastici che hanno accompagnato la notizia.
Montare tra più di un anno, perché questi sono i tempi previsti, un motore ibrido su un modello, che vista la veneranda età industriale è destinato a rallentare le vendite, non è assolutamente una notizia positiva. Non si convince la clientela ad acquistare un’auto prodotta da 6 anni (tanti ne avrà la Jeep Renegade nel 2020) sostituendo semplicemente il motore. E anche se questa novità risvegliasse l’interesse degli acquirenti non basterebbe a invertire il calo che fisiologicamente il mercato dell’auto impone ai vecchi modelli.
Per la FCA lucana e per i suoi 7000 dipendenti la notizia che conta è un’altra: continua a non esistere un modello in sostituzione della Grande Punto.
A Melfi occorrono invece nuovi modelli, almeno due, uno immediatamente in sostituzione della Grande Punto ed uno, questo sì nel 2020, in sostituzione della Renegade o della 500X.
È così che si danno vere garanzie occupazionali, il resto sono tutte chiacchiere fumose e pericolose.
Mentre qualcuno cerca di fare l’ottimista, USB è estremamente preoccupata per come l’azienda sta affrontando questa fase. Il futuro di migliaia di lavoratori dello stabilimento automobilistico lucano è sempre più a rischio.
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