Mentre lo spread questa mattina è risalito a 304 punti e la Borsa di Milano parte in negativo, tutti gli istituti posti a “custodia” dei dogmi e dei diktat sulle politiche di austerità, sono intervenuti per stoppare ogni velleità del governo italiano a deragliare dagli ossessivi parametri imposti in questi venticinque anni dai trattati europei.
A sparare è il Fmi secondo cui in Italia è necessario un “consolidamento credibile e notevole nel medio termine per salvaguardare i conti pubblici e mettere il ratio debito/Pil saldamente su una strada in discesa”. E’ stato il direttore del dipartimento degli Affari fiscali del Fondo monetario internazionale, Vitor Gaspar, in una conferenza in corso in Indonesia a riaffermare che “la tenuta dei conti pubblici è a sua volta una pietra miliare per la stabilità finanziaria nella nazione”, Gaspar ha aggiunto che “siamo molto d’accordo con chi dice che la crescita in Italia è stata deludente da anni”, ma soprattutto ha sottolineato l’importanza delle riforme strutturali relative al mercato del lavoro, al mercato dei prodotti e dei servizi, alla pubblica amministrazione e ai nuovi meccanismi di insolvenza.
A ruota del Fmi è arrivata anche la Banca d’Italia che non ha lesinato staffilate contro eventuali modifiche del sistema pensionistico: “Abbiamo spesso ricordato che, nell’introdurre maggiore flessibilità circa l’età del pensionamento, è necessario garantire l’equivalenza attuariale dei trattamenti previsti se si intende preservare la sostenibilità a lungo termine del sistema pensionistico, oggi un fondamentale elemento di forza delle finanze pubbliche italiane”, ha affermato il vicedirettore Federico Signorini in una audizione in Parlamento proprio sulla Nota al Documento di Economia e Finanza (Nadef). “La Nota – ha aggiunto – sottolinea giustamente che le riforme pensionistiche introdotte negli ultimi venti anni hanno significativamente migliorato sia la sostenibilità, sia l’equità intergenerazionale del sistema pensionistico italiano. È fondamentale non tornare indietro su questi due fronti, soprattutto quando, come viene messo in evidenza dalle ultime previsioni di lungo periodo della Commissione europea sulla spesa connessa all’invecchiamento della popolazione, i rischi per la sostenibilità dei conti pubblici aumentano anche a causa del peggioramento delle proiezioni demografiche”. Una vera e propria lapide contro ogni scostamento dalla micidiale Legge Fornero sulle pensioni.
Infine, ma non per importanza, ci si è messa anche la Corte dei Conti che in modo piuttosto ipocrita chiede al governo di far si che “gli interventi a favore dei trattamenti previdenziali e delle politiche di assistenza che puntino al contrasto della povertà siano adottati senza mettere a rischio la sostenibilità finanziaria del sistema”.
In pratica tutto deve rimanere com’è, anche se l’impoverimento di consistenti settori della popolazione sembra essere l’unico indicatore economico/sociale in aumento nel nostro paese. E’ la stessa gabbia in cui la Troika chiuse la Grecia di Tsipras, una gabbia da rompere, per sopravvivere e magari provare a cambiare le prospettive.
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