Iniziata per le strade ucraine la caccia ai renitenti alla leva: militari dei distretti e poliziotti organizzano letteralmente agguati contro i giovani che non rispondono alla chiamata alle armi per la guerra nel Donbass. Secondo l’intelligence delle milizie popolari della Repubblica popolare di Donetsk, comunque, non sono rari i casi in cui gli “arruolatori” accettano volentieri discrete somme in denaro dai genitori, per “riscattare” i giovani richiamati: casi simili si sarebbero verificati a Kiev, Odessa, L’vov e Nikolaev.
A proposito della pratica di “arruolamento volontario” in uso nell’Ucraina golpista, che ricalca da vicino quella in uso nella marina britannica già dai secoli XVII e XVIII, l’agenzia Novorosinform.org ricorda alcuni casi verificatisi negli ultimi mesi. Il più recente è quello dello scorso 27 novembre, quando i genitori dei richiamati nella regione della Volinia, avevano bloccato l’autobus che avrebbe dovuto condurre al distretto di Vasilkova (nella regione di Kiev) i giovani renitenti catturati.
Proteste dei familiari aveva sollevato, qualche giorno prima, la notizia che i giovani di leva in servizio nei reparti А-0501 e А-1993, nella regione di Kharkov, sarebbero andati a riempire i vuoti della 72° Brigata meccanizzata impegnata nel Donbass. Sin dai primi mesi dell’aggressione al Donbass, i giovani di leva ucraini hanno cercato in ogni modo di sottrarsi all’arruolamento: la maggior parte espatriando, ma anche cercando di convincere gli arruolatori a chiudere entrambi gli occhi. Secondo il commissariato militare, sembra in effetti che la chiamata alle armi del trimestre autunnale, abbia portato in servizio appena l’8% dei richiamati del distretto militare di Kiev. A Uzhgorod, capoluogo regionale della Transcarpazia, il 68% dei richiamati non avrebbe risposto alla leva autunnale.
A inizio ottobre, militari ucraini avevano organizzato un’incursione a Borovenka, nella parte della regione di Lugansk occupata da Kiev: circondato il villaggio, gli “arruolatori” erano andati casa per casa, per prelevare gli uomini in età militare e condurli al distretto. In alternativa, in altri villaggi della stessa area controllata da Kiev, vengono distribuiti opuscoli di propaganda per il servizio militare a contratto. Un’altra risorsa tentata è quella dell’arruolamento di persone condannate per reati comuni: secondo il portavoce delle milizie della LNR, Andrej Marochko, l’esercito ucraino proporrebbe, in alternativa alla condanna e alla reclusione, il servizio militare a contratto anche a semplici contravventori e a criminali: tali non vengono evidentemente considerati i paracadutisti della 95° brigata d’assalto, che posano con Poroshenko fregiandosi dei simboli del “Totenkopf” nazista. Già lo scorso agosto, l’agenzia Novorosinform.org aveva segnalato che la pratica di riempire i ranghi con criminali recidivi era stata adottata, ad esempio, dal battaglione neonazista “Ajdar”. Nonostante le dichiarazioni dei comandi ucraini di voler ritirare dal Donbass le unità nazionaliste, aveva dichiarato Marochko, “volontari” reclutati tra la criminalità comune continuano a infoltire i battaglioni neonazisti, tuttora fuori del controllo dell’esercito regolare.
Se questa è la situazione della chiamata alle armi, quali possono essere i risultati e gli obiettivi dell’introduzione della legge marziale?
A detta di Poroshenko, si tratterebbe solo di una misura preventiva, tesa a ridurre ogni minaccia e rafforzare la difesa del paese. Tuttavia, commenta rusvesna.su, tutto sta a indicare preparativi per una guerra. Contro chi? Non è un caso che si sia ricorsi alla piena mobilitazione delle unità e al richiamo dei riservisti. Tra questi ultimi, si contano circa 160mila uomini che hanno avuto esperienza di guerra nel Donbass; mentre i giovani ora richiamati, sul campo di battaglia sarebbero solo “materiale di consumo”. Ma, a tre mesi dalle presidenziali, Poroshenko non può permettersi montagne di vittime, come avvenne a suo tempo a Ilovaisk o Debaltsevo: le famiglie dei soldati costituiscono la gran parte dell’elettorato e dunque al fronte dovrebbero essere inviati militari professionisti, per tentare di invertire le sorti della guerra a favore di Kiev e soprattutto di Poroshenko.
In ognuna delle 10 regioni in cui è stata introdotta la legge marziale, sono in corso esercitazioni dei riservisti e, secondo il Ministro della difesa Stepan Poltorak, “in caso di aperta aggressione russa all’Ucraina, in due-tre ore essi potranno raggiungere i reparti e saranno pronti al combattimento”. Poltorak ha anche detto che nei quattro anni di regime nazigolpista, è stata messa a punto “una riserva di duecentomila uomini e negli ultimi tempi oltre quarantamila militari hanno preso parte alle esercitazioni di richiamo”. A tali esercitazioni della riserva, ha detto il Ministro, prendono parte “uomini motivati, militari delle prime linee della riserva”.
Dunque, ci sono chiari segnali di preparazione a un conflitto su larga scala; tra questi, anche le dichiarazioni sul passaggio del complesso militare-industriale a regime operativo speciale e il completamento della consegna del munizionamento alle unità. Lo scorso 2 dicembre, il Ministro della Sanità Uljana Suprun ha indicato cosa dovrebbe contenere il kit di pronto soccorso di ogni ucraino: valvola con pellicola per respirazione artificiale, elementi per fermare le emorragie, bende e agenti emostatici, forbici atraumatiche per tagliare i vestiti sulla vittima, cerotti, bende e garze; vale a dire, il tipico pronto soccorso militare. E, fuori dell’Ucraina, “Mission Essential”, appaltatore governativo dell’intelligence americana, ha pubblicato su Linkedin annunci per interpreti per le truppe USA in Ucraina, con la significativa nota, sinora inusuale, secondo cui questi devono essere pronto a lavorare in condizioni di guerra.
Inoltre, pressoché tutti i media ufficiali ucraini stanno gridando all’aggressione che proverrebbe dalla Russia. Ma, si chiede rusvesna.su, cosa succederà se la Russia non attacca entro un mese? Accadrà che tutte le risorse impegnate nella preparazione alle ostilità andranno sprecate e, secondo le più modeste stime internazionali, si tratterebbe di qualcosa come il 2-4% del PIL, in un paese già così al limite del collasso economico. Quindi, se la Russia non attacca, per convincere la gente della “necessità” di tale spreco, non rimarrà che una piccola vittoriosa guerra nel Donbass che, secondo la squadra di Poroshenko, dovrebbe aumentare il rating presidenziale per un secondo mandato.
Ma, se è davvero così – e come escludere tale ipotesi? – Petro Poroshenko dimostrerebbe una volta di più la stupidità dei nazigolpisti. Il popolo ucraino, anche quei settori che quattro anni di propaganda mediatica sono riusciti a orientare contro Mosca, non ne può più della guerra nel Donbass. Anche dal punto di vista delle pure scelte elettorali, più scaltra appare la linea oligarchico-mafiosa di Julija Timoshenko, che si sta tenendo abbastanza ai margini dei passi riguardanti la legge marziale, ma che, una volta agguantata la poltrona presidenziale, non esiterebbe certo a ricorrere a quella “bomba atomica” che già quattro anni fa sognava di sganciare sul Donbass.
Tutti i reazionari sono...
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