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07/01/2019

Nel 2018 si è combattuta una guerra: quella sul lavoro. Aumentati i morti

I dati diffusi dall’Inail segnalano che nei primi 11 mesi del 2018 le denunce presentate di infortunio sul lavoro con esito mortale, sono state 1.046, ben 94 in più rispetto alle 952 denunciate tra gennaio e novembre del 2017 (+9,9%).

A dicembre l’ultimo morto per infortunio del 2018, si chiamava Carlo Panzanella, un meccanico di 75 anni. Era rimasto gravemente ustionato il 4 novembre: stava tagliando con un frullino una vecchia cisterna che è esplosa ed è morto dopo quasi due mesi di sofferenze all’ospedale Grandi Ustionati di Cesena il 30 dicembre. Poco prima di lui era morto Vitali Mardari un boscaiolo, immigrato moldavo, il cui corpo era stato abbandonato nel bosco dal datore di lavoro.

“E’ sconvolgente l’età delle vittime di infortuni: perdono la vita moltissimi giovani sotto i venti e trent’anni, ma soprattutto in tarda età, il 27% di tutti i morti sui luoghi di lavoro hanno dai 61 anni in su (esclusi morti in itinere e sulle strade) sono il 27% sul totale, una percentuale impressionante” commenta Carlo Soricelli dell’Osservatorio indipendente di Bologna sui morti per lavoro. “Il precariato diffuso, leggi come la Fornero e il Jobs act, hanno contribuito a far morire molti lavoratori in più”.

L’aumento secondo l’Inail è dovuto soprattutto all’elevato numero di decessi avvenuti lo scorso mese di agosto rispetto all’agosto 2017, alcuni dei quali causati dai cosiddetti incidenti “plurimi”, che causano la morte di due o più lavoratori. Nel solo mese di agosto, infatti, si è contato un rilevante numero di vittime (37) in incidenti plurimi rispetto all’intero periodo gennaio-novembre 2017 (42). Tra gli eventi del 2018 con il bilancio più tragico si ricordano, in particolare, il crollo del ponte Morandi a Genova, con 15 denunce di casi mortali, e gli incidenti stradali avvenuti a Lesina e a Foggia, in cui hanno perso la vita 16 braccianti.

L’analisi evidenzia un aumento di 47 casi mortali nel Nord-Ovest (da 238 a 285), di 32 nel Nord-Est (da 232 a 264) e di 22 al Sud (da 205 a 227). Costante il Centro, con 193 denunce in entrambi i periodi, mentre nelle Isole i casi denunciati sono stati sette in meno (da 84 a 77).

A livello regionale spiccano i 29 casi mortali in più del Veneto (da 84 a 113), i 23 in più della Lombardia (da 127 a 150) e i 22 in più della Calabria (da 16 a 38). Seguono Campania (+20), Piemonte (+15) e Toscana (+11). Cali significativi si registrano, invece, in Abruzzo (da 47 a 23) e nelle Marche (da 32 a 18).

Le province con più morti sui luoghi di lavoro (escluso itinere) sono quelle di Salerno con 20 morti, Torino con 19 morti, seguono la provincia di Verona con 18 morti sui luoghi di lavoro, Napoli con 17 morti.

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