di Michele Giorgio
Pur di abbattere il presidente siriano Bashar Assad, i paesi occidentali, con gli Usa in testa, e le monarchie arabe sunnite hanno favorito e finanziato in Siria una galassia di organizzazioni jihadiste e islamiste armate.
Una strategia che ha favorito prima la nascita dello Stato islamico
(Isis) del califfo Abu Bakr al Baghdadi che per quasi quattro anni ha
dettato legge nel nord dell’Iraq e della Siria. E ora che il
califfo è stato sconfitto, almeno territorialmente, è riemersa al Qaeda.
Hayat Tahrir al Sham (ex Fronte al Nusra), l’ala siriana
dell’organizzazione fondata da Osama bin Laden, da alcune settimane
controlla completamente la regione di Idlib, nella Siria nord-occidentale, dove ha sbaragliato la concorrenza jihadista.
Di conseguenza centinaia di migliaia degli oltre tre milioni
di siriani che vivono in quest’area – fuori dal controllo di Damasco –
potrebbero non ricevere più gli aiuti dell’Onu e di altre organizzazioni
umanitarie.
Le minacce dei qaedisti siriani, descritti per anni come “ribelli anti-Assad” da buona parte dei media occidentali, stanno bloccando molti progetti umanitari con
inevitabili riflessi sulla fornitura di servizi sanitari, l’assistenza
alimentare e l’istruzione primaria a beneficio degli abitanti della
regione di Idlib, in particolare gli sfollati giunti da Aleppo e altri
centri abitati coinvolti nella guerra. La situazione umanitaria
si è subito fatta allarmante e le agenzie internazionali potrebbero
essere costrette a consegnare gli aiuti al cosiddetto “Governo di salvezza nazionale” formato dall’al Qaeda siriana ad Idlib.
Responsabile principale di questa situazione è la Turchia di Erdogan.
Ankara in passato ha già aiutato i qaedisti e altri gruppi terroristici
schierati contro Bashar Assad e da circa due anni mantiene truppe a
nord di Idlib e una dozzina di torri di osservazione nella zona. Sarebbe
dovuta intervenire invece è rimasta a guardare di fronte all’offensiva
di Hayat Tahrir al Sham ad Idlib e in porzioni dei distretti di Aleppo,
Hama e Latakiya. I qaedisti con la compiacenza di Erdogan – che
usa ogni mezzo, anche le organizzazioni terroristiche, per contrastare
le aspirazioni dei “nemici” curdi – hanno anche approfittato della
tregua negoziata a settembre dalla Turchia e dalla Russia che ha
impedito all’esercito siriano di riprendere il controllo di Idlib,
l’ultima importante parte del paese non ancora tornata all’autorità di
Damasco.
Ankara ha già subito contatto con il loro governo creando, di fatto, le basi per la probabile crisi umanitaria ad Idlib.
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