L’Iran manterrà la presenza in Siria di proprie forze militari a
sostegno di Damasco. Ad assicurarlo con tono perentorio è stato ieri il
comandante dei Pasdaran (le Guardie della rivoluzione iraniana),
Mohammad Ali Jafari, in risposta alle minacce pronunciate due
giorni fa dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. “Ve lo sto
dicendo, andate via da lì velocemente. Non smetteremo di attaccare”, ha
avvertito Netanyahu in occasione dell’avvicendamento tra il generale
Gadi Eisenkot e il generale Aviv Kochavi al comando delle forze armate.
La Repubblica islamica – ha detto Jafari – “conserverà i suoi consiglieri militari, le forze rivoluzionarie e i suoi armamenti in Siria.
Tutti i consulenti militari e rivoluzionari, oltre alle attrezzature e
alle armi necessarie per l’addestramento e per il potenziamento dei
combattenti della resistenza islamica e per il supporto alla popolazione
oppressa della Siria... saranno mantenuti qui”.
“Sappiate solo che state giocando con la coda del leone”
– ha affermato il comandante dei Pasdaran rivolgendosi a Israele – “abbiate
paura del giorno in cui i missili di precisione iraniani vi ruggiranno
in testa e vendicheranno tutto il sangue che avete versato di innocenti
musulmani nella regione”. Jafari infine ha spiegato che l’Iran si sta trattenendo a causa della sua “pazienza rivoluzionaria”.
A inizio settimana il portavoce del ministero degli esteri iraniano, Bahram Qasemi,
aveva detto che Israele non può colpire obiettivi di Teheran perché
“non ha basi militari e non ha truppe presenti” in Siria. L’Iran “è
presente su richiesta del governo siriano nell’ambito di missioni di
lotta ai terroristi”, aveva aggiunto ribadendo che la presenza iraniana
in Siria si limita ad una assistenza tecnica e di consulenza alle forze
armate siriane.
Lo scorso 13 gennaio Netanyahu aveva annunciato la
distruzione compiuta due giorni prima dall’aviazione israeliana, di
presunti depositi di armi iraniane presso l’aeroporto internazionale di
Damasco. Tel Aviv insiste sulla presenza di basi militari di
Tehran in territorio siriano in preparazione di un attacco contro
Israele, in particolare nei pressi delle Alture del Golan, un
territorio siriano che lo Stato ebraico ha occupato nel 1967 e che si è
annesso unilateralmente in violazione del diritto internazionale. L’aviazione
con la stella di Davide, ripetono da alcuni mesi i leader politici e
militari di Israele, ha colpito in Siria “centinaia di volte” allo scopo
di bloccare i “piani iraniani” e il trasferimento di armi sofisticate
al movimento sciita libanese Hezbollah. Questi raid aerei hanno provocato decine di vittime soprattutto tra i militari siriani.
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