Il governo Conte il 15 febbraio prossimo si appresta a dare il via libera al decreto che prevede il cosiddetto “federalismo aumentato” o “autonomia differenziata” con tre regioni, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, che da sole raggiungono il 40 % del PIL dell’intero paese. In esse già oggi si concentrano l’80% del valore aggiunto e dell’export italiano.
Nelle prime due lo scorso anno si sono svolti dei referendum regionali che hanno espresso consenso all’autonomia regionale dal centro, avviando quella che abbiamo definito la “secessione” reale nel paese. L’Usb, molto opportunamente, ha convocato una mobilitazione a Montecitorio il 15 febbraio proprio per contestare questa legge alla quale pochissimi hanno prestatola dovuta attenzione.
Questo disegno disgregante e destabilizzante non può essere accollato solamente al governo in carica, anche se la Lega è senz’altro la forza politica che più sta spingendo per l’attuazione di questa forma di federalismo per i ricchi. E’ bene ricordare agli smemorati che questo processo di disgregazione del paese è il frutto avvelenato della modifica del Titolo V della Costituzione (voluto dal centro-sinistra nel 2001) e della devolution leghista negli anni successivi.
In pratica, con tale provvedimento queste tre regioni potranno trattenere sul suolo regionale la gran parte delle risorse fiscali, rompendo con il dettato costituzionale che impone una perequazione tra i territori e pari dignità e diritti per tutti i cittadini, indipendentemente dalla collocazione geografica. L’ordinamento giuridico e amministrativo del Paese ne uscirà profondamente sconvolto, le disuguaglianze sociali e territoriali ulteriormente acutizzate e sarà completamente messo in discussione ogni riferimento a forme di equità e di uguale dotazione dei servizi nelle diverse aree del paese.
I patti con le tre regioni furono siglati dal precedente governo solo quattro giorni prima delle elezioni, e l’Emilia-Romagna è da sempre una regione a guida Pd. Il M5S, inoltre, ha già accettato di mettere nel contratto di governo l’autonomia differenziata, e si appresta a cedere gli interessi delle regioni più svantaggiate, cioè quelle del Mezzogiorno, sull’altare degli accordi con la Lega.
L’Unione Sindacale di Base ha deciso di convocare una mobilitazione di protesta a Roma in piazza Montecitorio proprio il prossimo 15 febbraio per fermare questo processo e riaprire la discussione.
Tutti devono avere pari diritti e pari dignità, tutti abbiamo diritto allo stesso livello dei servizi pubblici, delle scuole, degli ospedali, dei trasporti. Nelle regioni meridionali soprattutto è urgente rilanciare l’occupazione, sviluppare la pubblica amministrazione e lanciare un piano straordinario di realizzazione di infrastrutture economiche e sociali indispensabili per il nostro futuro. Vogliamo una fiscalità progressiva e perequativa, vogliamo più giustizia sociale ed un piano vero di lotta alle disuguaglianze sociali.
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