L’ambasciatore d’Italia in Francia, Teresa Castaldo, è stata convocata al ministero degli Affari Esteri francese, a seguito delle parole del vicepremier e ministro del lavoro Luigi Di Maio sulla Francia, che userebbe “il franco delle colonie” per finanziare il suo debito pubblico a spese dei Paesi africani. Lo ha riferito una fonte del governo locale.
L’ambasciatrice italiana è stata chiamata per chiarimenti sulle parole di Di Maio, che ha accusato la Francia di “impoverire l’Africa” e aggravare la crisi dei migranti, ha spiegato una fonte governativa all’Afp.
Oltre a Di Maio, anche l’altro leader del M5S – Di Battista – ci era andato giù pesante contro la Francia e il suo dominio economico/finanziario sulle ex colonie in Africa.
Ma l’offesa a “le Roi” Macron non è stata digerita dal “partito trasversale dell’establishment”. Infatti i primi a levare gli scudi contro i due M5S non sono state le autorità francesi ma giornali italiani come La Repubblica e Il Sole 24 Ore con titoli e articoli frontali contro Di Maio e Di Battista. Una zelanteria decisamente degna di miglior causa.
Il franco CFA (che significava inizialmente “franco delle colonie francesi d’Africa”) è il nome di due valute comuni a diversi Paesi africani, create per l’appunto nel 1945 dal governo di Parigi nelle colonie, la cui convertibilità esterna è garantita dal Tesoro francese. Oggi viene utilizzata in 14 Paesi africani, quasi tutti francofoni, e quasi tutti ex colonie francesi (fanno eccezione la Guinea equatoriale, ex colonia spagnola, e la Guinea-Bissau, ex colonia portoghese).
Com’è noto, non siamo affatto teneri con i dirigenti M5S per i disastri politici che stanno combinando in alleanza con la Lega, ma su questo tema dobbiamo ammettere che qualche ragione ce l’hanno. Anche se la banalizzano facendone un uso solo strumentale.*
Negli anni abbiamo documentato ampiamente il tallone di ferro coloniale che la Francia ha mantenuto sulle sue ex colonie, un dominio di cui il Cfa (insieme alle frequenti e ripetute spedizioni militari che Parigi ha inviato in Costa d’Avorio, Mali, Niger, e ancora prima in Ciad e poi in Libia) è uno strumento decisivo.
* Per la precisione: è vero che il franco Cfa è agganciato all’euro, con cambio fisso e quindi “strozza” le economie di quei paesi; è vero che è la Banca di Francia a stampare quelle due monete (Cfa Cemac e Cfa Uemoa) e a detenere il loro fondo comune di riserva di moneta estera, stimato in 10 miliardi di euro. Vero, insomma, che la Francia “ci guadagna” non poco e mantiene forzosamente quei paesi sotto la propria sfera di influenza. Ma da quei paesi proviene una parte non maggioritaria dei migranti che salgono sui barconi. L’assoluta maggioranza viene da Iraq, Siria, Sudan, Eritrea e Somalia (le ultime due ex colonie italiane).
Quindi i due pentastellati hanno detto una cosa vera (sfruttamento francese di una parte dell’Africa) per sostenere una tesi prevalentemente falsa (facendo dello sfruttamento francese l’UNICA causa dell’immigrazione dall’Africa)...
Il mondo è complesso, e ogni riduzione è una deformazione...
Per chi vuole approfondire ecco una breve rassegna degli articoli che abbiamo pubblicato sulla materia.
La generosa spesa pubblica di Parigi grazie al tallone di ferro sulle ex colonie in Africa
Il colonialismo della moneta. Il caso del Cfa in Africa
Due cose sul Franco CFA (sull’euro e l’Africa)
La Franciafrica o l’impero coloniale francese
Fonte
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