di Marco Santopadre
La scorsa settimana il quotidiano spagnolo El Pais ha pubblicato una notizia che si è rivelata una vera e propria “bomba”: il
partito di estrema destra Vox, reduce da un inaspettato exploit
elettorale alle elezioni regionali dell’Andalusia, ha ricevuto ingenti
finanziamenti da un’organizzazione dell’opposizione iraniana.
Il quotidiano di Madrid aveva scritto che un gruppo in esilio aveva
donato ben 800.000 euro alla formazione neofranchista in occasione delle
elezioni europee del 2014. Le donazioni degli oppositori iraniani
riempirono le casse del movimento appena costituitosi a partire da una
scissione ultranazionalista e nostalgica del Partito Popolare. A
foraggiare i neofascisti spagnoli sarebbero stati centinaia di
simpatizzanti del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI),
sigla di copertura dei Mojahedin del Popolo.
La circostanza è stata confermata da alcuni dirigenti ed ex dirigenti di Vox che pure si sono difesi affermando di aver adeguatamente denunciato i finanziamenti.
In
realtà, stando al registro delle donazioni di cui El Pais afferma di
essere venuto in possesso, i fondi provenienti dal CNRI sono stati più
consistenti di quanto scritto finora, permettendo a VOX di prendere in
affitto e arredare la sede centrale di Madrid, pagare gli stipendi ai
dipendenti nonché a Santiago Abascal, l’attuale presidente del partito.
Il fondatore e primo presidente di VOX, Alejo
Vidal-Quadras, ha ammesso che i soldi sono cominciati ad arrivare fin
da quando, il 17 dicembre 2013, il nuovo partito si è iscritto
nell’apposito registro del Ministero degli Interni.
Tra il dicembre del 2013 e l’aprile del 2014 arrivarono in totale un milione di euro,
fondamentali per finanziare la strutturazione statale dell’estrema
destra.
Formalmente si trattò di donazioni effettuate da centinaia di
privati cittadini simpatizzanti del CNRI sparsi in 15 diversi paesi, e
in apparenza tutto si svolse in segreto ma senza violare la Legge sul
Finanziamento ai Partiti del 2012 che fissa un tetto di 100.000 euro
annui all’importo delle donazioni e che proibisce aiuti economici
diretti da parte di partiti e organizzazioni straniere. Stando a quanto racconta Vidal-Quadras, il flusso di denaro si interruppe nel 2015
quando, in seguito al flop elettorale della formazione, l’ex
europarlamentare del PP e vicepresidente dell’Eurocamera decise di
abbandonare VOX e la politica attiva.
D’altronde era stato Vidal-Quadras a contribuire a sdoganare il CNRI presso le istituzioni europee.
Quando l’ex dirigente del Partito Popolare era vicepresidente
dell’assemblea di Strasburgo il movimento iraniano fu infatti rimosso
dall’elenco delle organizzazioni di natura terroristica redatto
dall’Unione Europea (2009), così come anche dall’equivalente lista nera
di Washington (2012). Londra era stata la prima a compiere questo passo
nel 2008.
Già nel 2002 il gruppo aveva conquistato notorietà e
simpatie in Occidente dopo aver rivelato l’esistenza di installazioni
nucleari segrete gestite dal governo iraniano ad Arak e Natanz, e
prima partecipando alla guerra contro l’Iran insieme all’esercito
iracheno, o sostenendo la successiva invasione statunitense dell’Iraq.
La relazione tra le potenze occidentali e i Mojahedin del
Popolo Iraniano (in persiano Mojahedin-e Khalq, MEK) sono sempre state
ambigue e altalenanti.
Nata nel 1965 come formazione islamista sciita di vaga ispirazione socialista, alcuni mesi dopo
l’instaurazione del regime di Khomeini nel 1979 passò all’opposizione e
alla clandestinità, subendo una durissima repressione da parte di
Teheran.
A quel punto le potenze occidentali, in particolare
gli Stati Uniti, cominciarono a utilizzare il MEK come propria pedina
contro gli ayatollah.
Lo stato maggiore del movimento – che nel 1981 aveva dato vita al
Consiglio Nazionale della Resistenza nel tentativo di dare l’impressione
di operare all’interno di una variegata coalizione con altri gruppi –
si stabilì dapprima a Parigi e poi in Iraq, ricevendo ingenti
finanziamenti da Saddam Hussein – acerrimo nemico di Teheran – e da
Washington e potendo utilizzare una grande base di addestramento per i
propri miliziani, vicino alla frontiera con l’Iran. La base continuò ad
addestrare i miliziani almeno fino al 2003, e il MEK poté
contare su ingenti aiuti militari e logistici da parte degli Stati Uniti
finché gli sciiti iracheni non ottennero da Washington l’espulsione
dell’organizzazione. In realtà, migliaia di miliziani del MEK
avrebbero continuato ad addestrarsi non solo in una base in Albania, ma
anche in territorio iracheno, all’interno di una “ex” base statunitense a
circa cento km da Baghdad.
Benché sia il governo statunitense sia l’UE abbiano
considerato a lungo il MEK un’organizzazione terroristica, di fatto i
suoi dirigenti ed emissari hanno continuato a circolare indisturbati
e a intessere proficue relazioni con alcuni tra i più influenti uomini
politici continentali e d’oltreoceano.
Alla Conferenza che il MEK
celebra periodicamente a Parigi partecipano ogni anno migliaia di
persone, tra le quali dirigenti di governi e formazioni politiche di
mezzo mondo. Ad esempio, alla tribuna di Parigi si sono alternati da
Rudolph Giuliani – ex sindaco di New York – a John Bolton, attuale
Consigliere alla Sicurezza Nazionale di Donald Trump, passando per il
senatore John McCain e vari direttori della CIA e dell’FBI, compresi
quelli che teoricamente avrebbero dovuto contrastare l’organizzazione
inserita nella lista nera fino al 2012.
Lo stesso vale per l’Unione
Europea, che pure ha considerato di natura terroristica il MEK dal 2002
al 2009 in seguito ad una campagna di attentati contro 13 diverse
rappresentanze diplomatiche di Teheran all’estero.
Ai congressi della cosiddetta “opposizione democratica
iraniana” hanno partecipato sia il primo ministro di destra spagnolo
José Maria Aznar sia il suo oppositore, il socialista José Luis
Rodríguez Zapatero, non è dato sapere se per convinzione o in
nome dei lauti emolumenti destinati dal CNRI agli ospiti più
prestigiosi.
Per accrescere la propria influenza il MEK non esita
infatti a investire decine di milioni di dollari in cachet destinati ad
alcuni dei partecipanti alle proprie conferenze o a finanziamenti a
coloro che nei parlamenti, nei governi, nelle fondazioni di decine di
paesi ne perorano la causa.
Dove trova, questa organizzazione, i
fondi che servono a sostentarne l’attività e che con tanta generosità
distribuisce ad amici e lobbisti, compresi quelli inviati al partito
neofranchista spagnolo VOX? Nonostante la propria notorietà
all’estero, i sanguinosi attentati anche contro la popolazione civile
iraniana e la lunga collaborazione con l’Iraq durante la guerra del
1980-1988 hanno alienato al movimento le simpatie della maggior parte degli oppositori al regime di Teheran.
Nonostante ciò, l’amministrazione Trump sembra orientata a ipotizzare
un ruolo centrale per i Mojahedin del Popolo nel governo dell’Iran dopo
un eventuale regime change forzato da un intervento militare contro il paese.
L’unica
spiegazione plausibile è che il CNRI (cioè il MEK) abbia a disposizione
ingenti fondi provenienti dai paesi che ne sponsorizzano le attività in
funzione anti-iraniana, in particolare Stati Uniti, Israele e Gran
Bretagna ma anche vari paesi europei e le petromonarchie del Golfo.
I fondi destinati dal CNRI a VOX sarebbero quindi da considerare un
contributo ad un personaggio, Alejo Vidal-Quadras, che tanto si era
speso in qualità di Vicepresidente dell’Europarlamento per perorare la
riabilitazione del movimento, e non uno specifico aiuto all’estrema
destra spagnola. Da tempo il MEK ha abbandonato ogni riferimento
al socialismo e oggi abbraccia una visione politica apparentemente di
tipo nazionalista e liberaldemocratico, anche se i dossier di molte intelligence e di varie organizzazioni per i diritti umani descrivono
l’organizzazione come una setta gestita in maniera maniacale e
autoritaria dai ristretti vertici, rappresentati dagli esponenti della
famiglia Rajavi.
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