Contrordine, camerati! L’Unione Europea è bellissima, e pure l’euro è una mano santa! Parola di Marine Le Pen...
La presunta campionessa dell’“antieuropeismo”, alla vigilia delle elezioni continentali, convoca una conferenza stampa per spiegare la sua conversione alla fede in uso a Bruxelles. Non è l’unica inversione a U compiuta nelle ultime settimane: anche rispetto al movimento dei gilet gialli aveva, per un paio di settimane, fatto finta di esprimere qualche simpatia e vicinanza, ma dalla terza in poi ha calato la maschera, invitando i manifestanti a “lasciar fare alla polizia per riportare l’ordine nelle strade”.
Una “populista di palazzo”, al pari di quell’Emmanuel Macron con cui aveva intreccia un debolissimo contrappunto due anni fa, in occasione del ballottaggio per le presidenziali poi vinte dal cocchino di banca Rothschild.
Il suo faro in Europa è ora più di prima il fascioleghista ministro dell’interno, il cui faccione tappezza la nuova sede del Rassemblement Nationale (ha cambiato anche nome al suo partito, abbandonando il più militaresco “Front” scelto a suo tempo dal padre). Non che il comun sentire nazionalista metta fine a ogni contrasto. Per esempio, sull’assalto dell’italiana (e pubblica) Fincantieri alla Stx (“cugina” d’oltralpe nello stesso settore), Salvini si mostra furibondo per i paletti messi da Parigi, mentre la signora nera si allinea completamente con Macron: i cantieri navali devono restare «francesi al cento per cento» (mica siamo come gli italiani che si sono fatti smantellare allegramente la struttura industriale!).
Ma è su Unione Europea e moneta unica che la svolta appare a 180 gradi: «siamo un partito pragmatico, non ideologico. Eravamo per l’uscita dall’euro e dall’Unione europea quando l’unica alternativa era tra la totale sottomissione a Bruxelles e l’abbandono della Ue». Ma adesso che il voto in vari paesi lascia immaginare un Parlamento più infestato dalla destra nazionalista... va benissimo com’è! Va ricordato che solo qualche mese fa la “signora” ardiva dire che “bisogna liberare l’Europa dall’Unione Europea” (che sono effettivamente due cose molto diverse, anche se molti fanno finta si tratti dello stesso soggetto...).
«Oggi le condizioni politiche sono totalmente cambiate. Le nostre idee avanzano ovunque in Europa, e in Italia sono al governo». Quindi copia l’identica svolta di Salvini, che lì viene ancora ricordato per essersi presentato al congresso FN di Lione 2011 con la maglietta «no euro».
«Ora possiamo cambiare l’Europa dall’interno, uscire e adottare una nuova moneta non sono più le priorità. I trattati sono interpretabili a piacere, basti guardare cosa ha fatto la Bce con il quantitative easing. Quando il presidente della Commissione non sarà più Juncker ma una personalità espressione delle idee mie e di Salvini, la vita dei cittadini migliorerà».
Lo abbiamo scritto un milione di volte e gridato nelle piazze fino a restare afoni: i fascisti sono cani da guardia del capitale, cercano spesso di alzare il prezzo dello stipendio da mercenario, ma non si mettono mai contro chi comanda.
E quindi anche sul nodo fondamentale dell’Unione Europea e dell’euro – della Nato è inutile parlare; li ha sempre arruolati per ogni tipo di guerra sporca e strategia della tensione – la loro “opposizione” era finta, strumentale, mirata a raccogliere il malessere popolare provocato dalle politiche di austerità. Perché quel malessere non venisse raccolto e organizzato “da sinistra”.
Il loro lavoro sporco, in questi anni, è stato ciclopicamente facilitato dall’ebetismo “europeista” che ha caratterizzato tutta la cosiddetta “sinistra europea” (dal Pd a una parte dei centri sociali, per capirci), stregata dalla narrazione tossica del capitale multinazionale, per cui l’europeismo andava considerato l’“internazionalismo” della nuova epoca, e l’unica opposizione possibile poteva venire solo da destra. Che, da vecchia nazionalista, voleva “tornare indietro”.
La svolta di Le Pen e di Salvini chiarisce in modo limpido quale sia la situazione, a quattro mesi dalle europee. Non esiste e non può esistere un “europeismo di sinistra”, ma solo il multinazionalismo del capitale. Che funziona male, di questi tempi, e che quindi si dispone a “riformare l’Unione Europea” (i suoi trattati, i parametri, gli strumenti di gestione) perché “il cambiamento” apparente non muti di una virgola il potere di chi comanda. La destra fascista concorrerà tranquillamente, alzando la voce solo sulla ripartizione dei migranti salvati in mare.
E’ un passaggio importante anche per chi, finora, sentendosi “di sinistra” accusava di “sovranismo” chi, come noi e molti altri, parlava e parla di “rompere l’Unione Europea” come presupposto minimo per realizzare politiche di miglioramento dlela vita delle classi popolari. Ora, infatti, che tutti parlano di “riformare la Ue” – compresi Juncker e Vito Constancio, ex vice di Mario Draghi alla Bce – come si fa a distinguere un “riformista” di destra da uno “di sinistra”?
Ora, infatti, tutti questi “europeisti di sinistra”, ritrovandosi al fianco delle Le Pen e dei Salvini, potranno giustamente essere chiamati “rosabruni”...
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