quinto episodio: arriva “er saponetta”
Le serie tv realmente generaliste, da grande pubblico devono contenere differenti stili narrativi. Non sempre è possibile – si pensi a crude distopie come Handsmaid’s Tale o Westworld
– ma quel tocco di farsa, quel personaggio ridicolo rende il prodotto
televisivo maggiormente appetibile come quel pizzico di sale che serve
per far lievitare definitivamente una torta.
La drammatica serie tv Coronavirus in Italia, che è parecchio apprezzata all’estero, trova così il tocco di farsa, il personaggio ridicolo che mancava: Nicola Zingaretti.
Non che sia mancata la concorrenza: ma Matteo Salvini, come Matteo
Renzi, ha già vinto la palma d’oro per diverse serie tv e questa non può
che aggiudicarsela, per distacco, colui che nella politica romana era
chiamato “er saponetta”, l’uomo che scivola via da ogni situazione controversa.
Veniamo ai fatti: Zingaretti è risultato positivo al
test per il coronavirus. Dispiace ci mancherebbe, auguri di pronta
guarigione, ma il ruolo politico che si è ritagliato in questa vicenda
scivola velocemente verso la farsa. Come mai? Beh già essere, come
presidente di regione, la massima autorità sanitaria del Lazio e
prendere il virus non è il massimo, il danno di immagine è molto grave.
Poi c’è il, chiamiamolo, attivismo come segretario del PD. Eccolo qua
che presenzia al lancio della campagna di trasformazione degli iscritti al Pd come volontari nella lotta contro il coronavirus.
Questo naturalmente senza mancare, come presidente di regione, al lancio della campagna di sensibilizzazione dei cittadini della regione Lazio
Insomma, il commander-in-chief del Pd è finito azzoppato al
primo squillo di tromba che annunciava il patriottico assalto al nemico.
Per un problema: mentre predicava, a Roma, la massima allerta e la
massima prevenzione nei confronti del virus a Milano partecipava ad una bicchierata che portava un messaggio diametralmente opposto alle
stesse indicazioni romane del segretario del PD: niente panico, niente
isolamento riempiamo i locali. Eccolo qua all’iniziativa della
Milano da bere che, a parole, non vuol cedere al panico da misure che lo
stesso Zingaretti ha promosso a Roma in nome della lotta patriottica al
virus.
E così il coronavirus, con relativa quarantena, ha messo a riposo l’attività
di Zingaretti, fervido sostenitore della lotta al virus nonché sponsor
di pratiche che contraddicono questo genere di lotta. Del
resto, come da tradizione, il PD è il partito di “sinistra” con pratiche
di destra, un insieme di amministratori di destra con linguaggio di
“sinistra”, covo di retorica sul sociale e sulla protezione dei deboli e
attento esecutore di Bruxelles che il sociale lo contraddice con la
sua stessa esistenza. Una volta arrivato il virus, Zingaretti non poteva non
tradire questa impostazione, diciamo, generalista facendo sia il
portavoce delle battaglie contro il virus, sia l’amministratore della
regione che esorta a pratiche di massima attenzione, sia il testimonial
della bicchierata che esorta a Milano a smentire le pratiche promosse a
Roma e, peggio, dal governo nel quale Zingaretti è attore forte.
Del resto: guardiamo bene questa immagine di qualche giorno fa
È la stessa persona che, pochi giorni prima di questo manifesto, dichiarava all’agenzia Agi che sul coronavirus bisognava ”abbassare i timori, assolutamente infondati” di uno svilupparsi impetuoso dell’epidemia. Fareste mai rialzare l’economia a quest’uomo?
Qualche giorno fa, commentando l’infelice campagna di “Milano che si deve rialzare dall’emergenza virus“, quando invece era appena cominciata, parlavamo della città lombarda che sembrava Amity Island
de “Lo squalo” di Spielberg; l’isola che voleva risolvere il problema
dello squalo facendo finta che fosse già risolto. Per l’Italia, per
Milano l’effetto Amity Island è stato assicurato non tanto, per adesso e
per fortuna, da una tragedia ma da una farsa con guest star Nicola Zingaretti.
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