L’annuncio era stata dato dall’assessore alle sanità della Lombardia, ovviamente leghista, ma considerato “efficiente” anche a sinistra.“Recluteremo personale sanitario anche dall’estero, chiedendo solo che siano iscritti all’albo nel Paese di provenienza. Avremo personale dal Venezuela, dalla Cina, da Cuba, sono medici a cui daremo ovviamente un luogo dove andare a vivere ma abbiamo bisogno delle competenze di tutti”.
Lo stesso assessore, qualche giorno fa, aveva risposto positivamente ad analoga offerta di aiuto fatta da “medici delle Ong”. E, considerando quel che Salvini & company erano stati capaci di dire contro i cosiddetti (per loro) “taxi del mare”, questa era sembrata prova di sano pragmatismo: non si rifiutano aiuti da nessuno, in piena epidemia che sta facendo strage intorno a te. Fossimo stati noi quei medici, avremmo chiesto alla giunta lumbard di farsi almeno un giorno a bordo di un gommone in pieno inverno, tanto per capire che scemenze erano state dette. Ma si sa, chi vive per aiutare il prossimo è sempre migliore di chi si trova davanti...
In più, da poche ore, era sceso in Italia un aereo di Stato con macchinari, plasma e medici specializzati cinesi. E quindi non sembrava impossibile che accordi analoghi fossero stati raggiunti o in corso anche con Paesi sicuramente in testa alla lista dei “nemici” da abbattere. Alcuni tra noi già commentavano scherzando: “mancano quelli della Corea del Nord, e poi è fatta”.
Del resto, sanno tutti che la sanità cubana, insieme a quella cinese, è ai vertici mondiali in diverse specializzazioni. E anche in questo caso si erano rivelati utili sul campo alcuni medicinali individuati dai cubani e ora prodotti massicciamente in Cina per far fronte alla prima ondata del coronavirus, mentre ancora non ci sono cure specifiche né vaccini...
Non basta. Anche sul piano economico e dunque politico, una fetta importante del grande capitale italiano sta di questi tempi puntando, o sperano, in un nuovo “piano Marshall”. Possibilmente disegnato e finanziato dalla Cina.
Insomma, per un paio d’ore ci siamo cascati, come tutti.
L’ineffabile assessore Gallera, a microfoni spenti, aveva intanto precisato che “i medici venezuelani che affiancheranno i nostri professionisti negli ospedali durante l’emergenza ‘coronavirus’ non sono legati all’attuale regime, con il quale non è in corso nessuna trattativa. Si tratta invece di operatori sanitari, esuli e autonomi, che fanno capo all’associazione ‘Venezuela, la piccola Venezia Onlus’ da tempo attiva nel nostro Paese, che per motivi burocratici in questo momento non possono esercitare la professione e che si mettono a disposizione del sistema lombardo per rafforzare gli organici delle nostre strutture”.
Insomma, dissidenti venezuelani esuli, fan di Guaidò, forse anche qualche cubano, formato scientificamente laggiù e che poi, per qualche motivo, ha preferito andarsene. Riuniti in un’associazione che si batte per il riconoscimento legale dei titoli ottenuti nel proprio paese (tra le varie “sanzioni” ai paesi socialisti c’è anche questa...), e che ora vede la possibilità concreta di essere “legalizzata” in massa.
Ci si dovrebbe fidare di loro, sul piano professionale, perché formati in ottime scuole e università. E il leghista coglie anche l’occasione per fare un po’ di propaganda gratis a un gruppo di professionisti che “in questo momento non possono esercitare la professione” qui da noi.
Il che solleva parecchie domande e altrettante perplessità. Tipo, se “non possono esercitare” dovrebbe significare che non sono iscritti agli albi professionali dei paesi d’origine (come premesso dall’assessore stesso). Oppure: non è che l’assessore cerca di far abilitare, in piena emergenza sanitaria, personale politicamente affine – anticastrista e anti-Maduro – che può al massimo “affiancare gli organici delle nostre strutture”? In ogni caso: chi certifica ora la loro professionalità? Il rischio, evidente, è che livelli di formazione differenti vengano “presunti” tutti come “buoni”, senza alcuna verifica. E che magari non esercita la professione da anni o non ha mai visto un reparto d’emergenza...
Possono insomma essere un aiuto sì, come chiunque, ma non proprio quel “salto di qualità” che la situazione pretende...
In ogni caso, Gallera dimostra di voler continuare una sua (della Lega) personale battaglia contro Cina, Venezuela e Cuba (si è dimenticato la Corea del Nord...) anche nel pieno di un’emergenza che dimostra davanti al mondo quanto regionalizzazione e privatizzazione della sanità abbiamo lasciato un servizio sanitario deficitario di fronte a un’epidemia. Nonostante il sacrificio estremo di tutto il personale medico e paramedico, a qualsiasi livello.
Una scivolata morale di questo livello, in effetti, lascia sorpresi anche attivisti di lunga esperienza.
È il germe della guerra civile messo come giuda quotidiana del proprio agire. E che rende le coscienze incapaci di superare i propri limiti – a questo punto enormi – anche davanti a una realtà che li percuote di fornte al mondo.
Poveri cittadini della Lombardia, in mano a chi si ritrovano...
P.s. In tempi di crisi, anche le “furbate” si trasformano spesso nel loro contrario. La sortita di Gallera infatti è un implicito riconoscimento – per quanto involontario – dell’eccellenza della professionalità di medici e infermieri formati nei paesi socialisti. Nonché della profonda differenza di comportamento a livello internazionale tra i “due mondi”: internazionalisti e solidali con chiunque abbia bisogno di aiuto, da un lato, nazionalisti e aggressivi per ansia di profitto, dall’altra.
È ovvio – parlando come cittadini italiani in questo momento a forte rischio – che un accordo ufficiale tra Repubblica di Cuba e Stato italiano in materia di lotta al coronavirus, con arrivo di personale medico e medicinali cubani già positivamente testati in Cina, sarebbe estremamente positivo. Ma a livello di Stati, non certo di singole amministrazioni regionali che giocano all'”autonomia differenziata” persino in questo frangente.
Sarebbe un passaggio politico importante, che certificherebbe l’assurdità del bloqueo contro Cuba. E che forse in questo momento non risulterebbe sgradito neanche a gran parte del mondo yankee, alle prese con un’epidemia che non è attrezzato per affrontare, vista la privatizzazione pressoché totale del proprio sistema sanitario.
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