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03/07/2020

Attacco alle donne e ai diritti sessuali

I sistemi economici e politici sono riconducibili a due macro-aree: da una parte ci sono quelli che perseguono il benessere collettivo e hanno una tensione protesa, tendenzialmente almeno, al rispetto dei diritti fondamentali; dall’altra ci sono quelli criminali che hanno come finalità dichiarata, la violazione sistematica dei diritti.

L’analisi economica e politica italiana in questo frangente storico ci riconduce, volenti o nolenti, alla seconda macroarea.

In Italia, peraltro, tutto diventa assai più pericoloso, perché tutte le forze presenti in Parlamento sono sostenute da identici gruppi lobbistici, a cominciare da quello clericale, al punto da contendersene la rappresentatività.

È evidentemente una contesa al ribasso di civiltà, e più si adottano politiche liberticide e più l’adesione delle masse, purtroppo, aumenta.

Va da sé che le violazioni dei diritti, non essendo riconducibili ad una singola persona ma ad un sistema politico ed economico, non determinano automaticamente alcuna responsabilità penale.

In questa progressiva erosione, in cima alla lista ci sono, come da prassi, i diritti sessuali e riproduttivi la cui negazione e repressione, consente ai detentori del potere di avere il controllo sulla natalità e sulla fecondità.

È in questo contesto che si inserisce l’attacco sfacciato alla legge 194, la legge che tutela dal 1978 l’autodeterminazione femminile, un attacco da sempre sferrato senza soluzione di continuità dal clero, nemico antropologico delle donne, e di cui il potere politico, in modo subdolo, è stato da sempre interprete colluso.

La legge 194 è stata neutralizzata chiudendo i consultori e i reparti di ginecologia.

La legge 194 è stata neutralizzata consentendo che la carriera dei ginecologi potesse subire l’interferenza del clero, che ha ostacolato in ogni modo i medici non obiettori.

La legge 194 è stata neutralizzata consentendo che nei prontuari farmaceutici la pillola del giorno dopo non fosse inserita in via obbligatoria.

La legge 194 è stata neutralizzata quando un personaggio politico spregevole come la Lorenzin ha depenalizzato l’aborto clandestino, per il quale poteva essere comminata una multa di € 50,00, e lo ha trasformato in violazione amministrativa elevando la sanzione a € 10.000.

La legge 194 è stata neutralizzata quando la Presidente della Regione Umbria Tesei ha deciso che per somministrare la pillola abortiva occorreva il ricovero ospedaliero di tre giorni, quando ovunque viene somministrata con assunzione a domicilio, ed era chiaro anche ai sassi come simile norma avesse una finalità punitiva e mortificante.

Del resto il potere ha bisogno della sottomissione e dell’obbedienza, e una donna con mentalità patriarcale cui affidare il lavoro sporco, non è difficile trovarla negli ambienti religiosi, le allevano apposta con queste devianze.

La Lorenzin (PD) e la Tesei (Lega) ne sono fiere esponenti, incapaci di avere consapevolezza del ribrezzo che suscitano, ma anche di vedere come le forze politiche che rappresentano, siano entrambe stomachevolmente intercambiabili, e con esse il M5S, stampella altalenante ora dell’una e ora dell’altra.

Il clero misogino resta un ostacolo permanente perché ha una potenza di tiro non indifferente, dispone pur sempre di capacità finanziarie notevoli, e tiene a libro paga quasi tutto il Parlamento, non necessariamente con erogazioni dirette, ma semplicemente garantendo l’elezione.

La disparità di armi tra le fazioni in campo è sbilanciata non solo sotto il profilo finanziario, ma anche a causa della cecità delle forze politiche extraparlamentari, che dovrebbero costruire l’opposizione al clero parassita, maggiore artefice delle politiche liberticide, mentre invece lo assecondano nella adesione alla identica mitologia condivisa, la stessa da cui è derivata l’uccisione delle streghe, ovvero il femminicidio di massa più raccapricciante della storia dell’umanità.

Tuttavia nella storia non c’è potere che non abbia prodotto la sua Resistenza.

L’attacco ai diritti sessuali ha punti di resistenza nel Paese, e le minoranze resistenti sono destinate, con cadenze cicliche, a diventare maggioranze, ad onta del patriarcato imperante.

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