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13/10/2020

Il fantasma del Recovery Fund

Quant’è drogata la discussione pubblica? Possiamo prendere ad esempio il Recovey Fund, o Next Generation Ue, come preferirebbero chiamarlo gli ideologi di Bruxelles (“perché così sembra pensato per i gggiovani”).

Se ne parla come di una manna dal cielo a costo zero, che adesso arriva adesso arriva...

Le cose non stanno proprio così, e abbiamo provato a spiegarlo già qualche settimana fa, aiutandoci con le analisi di chi dentro quella proposta del Consiglio Europeo – perché fin qui solo di una “proposta” si tratta – ci aveva messo molta attenzione.

Ora, a grande distanza di tempo, anche La Stampa si è accorta che non si poteva continuare a dare per certa questa pioggia di soldi da qui a poche settimane, e dunque ha ufficializzato che se ne riparlerà, se tutto va bene, a metà 2021.

Bisogna infatti ricordare che il lungo percorso per la creazione e approvazione di quel fondo è partito malissimo, con un scontro interno tra Parlamento Europeo e Consiglio Europeo (il vertice di capi di stato e di governo che ha avanzato la proposta). E tra gli ostacoli principali c’è, inoltre, l’approvazione da parte di tutti e 27 i parlamenti dei membri Ue: difficile che non ci siano “distinguo”, obiezioni, contrarietà che possono mettere in discussione tutto o far naufragare un piano comunque irto di “condizionalità” quanto il Mes.

Una sola cosa pareva quasi certa: l’erogazione del 10% dei fondi (per l’Italia equivalente a circa 20 miliardi) entro il 2020. Ossigeno, anche se poco, per finanze pubbliche sotto stress.

Nemmeno questo è vero e la conferma è arrivata dalla massima autorità possibile in materia, ossia dal Commissario Europeo agli affari economici, altrimenti noto come Paolo Gentiloni, ex premier di un governo Pd.

Parlando davanti alla feroce platea di Assolombarda – la filiale lombarda di Confindustria, che ha espresso il presidente Carlo Bonomi, nota per essere l’estrema destra del padronato italiano – Gentiloni ha precisato che “la prima tranche di 20 miliardi di euro si vedrà nel primo semestre 2021”.

Quello che accadrà dopo è nelle mani del signore, perché il Recovery Fund “arriverà e va preso seriamente: è una cosa straordinaria e non va utilizzato come una sorta di aiuto per le nostre cose ordinarie, come una specie di finanziaria rafforzata, queste risorse sono straordinarie per affrontare in maniera lungimirante i problemi che negli ultimi 20 anni non siamo stati capaci di affrontare“.

Come si dovrebbe ormai sapere, infatti, la Commissione vaglierà la “congruità” dei piani nazionali rispetto alle indicazioni fornite dalla Ue. Ogni progetto dovrà essere approvato, altrimenti niente soldi (soldi che, comunque, sono prestiti che lo Stato dovrà ripagare anche se i finanziamenti europei non dovessero arrivare).

Con queste premesse, si capisce che si preferisca parlare di fuffa anziché della realtà.

Il problema, come sempre, è che prima o poi la realtà si presenta. E non fa sconti.

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