E’ destinata a scendere di molto, e velocemente, la popolarità del primo ministro francese Manuel Valls, appena sostituito da Hollande al suo predecessore Ayrault dopo la disfatta dei socialisti alle recenti elezioni amministrative.
Il primo ministro francese ha infatti annunciato una serie di tagli senza precedenti allo stato sociale, ai salari, alle pensioni e alla spesa pubblica con l’obiettivo di riportare ‘i conti in ordine’, vero e proprio choc per i francesi abituatisi in questi anni a vivere relativamente al riparo dalle politiche di austerità imposte da Parigi, insieme a Berlino, ai paesi deboli dell’UE.
Valls ha annunciato il congelamento delle pensioni fino ad ottobre del 2015 e anche il mantenimento del blocco dei salari dei dipendenti pubblici nel quadro di quello che ha definito lo sforzo della Francia per "mantenere l'impegno" di ridurre il debito pubblico entro il 3% del Pil. Un'operazione che dovrebbe portare a un risparmio di 50 miliardi dal 2015 al 2017, dei quali 18 miliardi per lo Stato, 11 per le collettività territoriali – gli enti locali - e ben 21 per le prestazioni sociali.
Il primo ministro ha chiarito che le minori spese saranno ottenute non solo attraverso il congelamento dei salari e la riduzione dei sussidi, ma anche attraverso il taglio di un consistente numero di dipendenti pubblici che, almeno stando alle promesse, non dovrebbe colpire Istruzione, Giustizia e polizia. Le prestazioni sociali minime, rivolte alle fasce più bisognose come il Rsa (Revenu de solidarité active) e l'Allocation Adulte Handicapé, "continueranno a crescere al ritmo dell'inflazione", ha precisato il premier. Ma ad esempio alla Sanità pubblica saranno tagliati ben 10 miliardi di Euro in tre anni.
“Non possiamo continuare a vivere al di sopra delle nostre possibilità” ha detto il primo ministro ripetendo un refrain tipico delle politiche di austerità al termine del Consiglio dei Ministri, dopo aver ricordato che la spesa pubblica ‘consuma’ il 57% del Prodotto Interno Lordo d’Oltralpe.
Naturalmente il piano del governo è stato duramente contestato dai sindacati che lo hanno giudicato "inaccettabile". "Questo governo è forte con i deboli e debole con i forti" ha accusato il numero uno del sindacato di sinistra Cgt, Thierry Lepaon, che ha parlato di "una politica brutale" da parte dell’esecutivo. "Il governo annuncia il congelamento dei salari dei funzionari" e "allo stesso tempo "trova 30 miliardi di euro per le imprese" ha denunciato Lepaon.
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