Alla “crescita” dell'Italia non ci crede più nessuno. Men che meno l'Unione Europea, che dovrebbe sapere meglio di altri cosa implicano le sue misure. In ogni caso, la Commissione Ue ha rivisto ancora una volta al ribasso le stime di crescita dell'Italia: -0,4% nel 2014, una lapide sulle speranza di Renzi di presentarsi a fine anno con almeno un segno “più”. Un disastro che trascina negativamente anche le attese per il prossimo anno, con la stima Ue che scende ad appena un +0,6% , ma dovuta sostanzialmente alla tenuta delle esportazioni, non certo al rilancio della domanda interna.
Attenzione, però: la stessa Commissione non esclude "rischi al ribasso legati all'ulteriore slittamento della domanda esterna". Perché anche i partner più importanti dell'Italia non se la stanno passando benissimo, Germania compresa.
E dire che una mano ce l'è venuta a dare la revisione dei criteri con cui viene calcolato il Pil da Eurostat (e quindi anche dall'Istat): "Nel 2013, grazie al nuovo metodo di calcolo, il debito italiano è sceso a 127,9%", ma "il surplus primario è ancora insufficiente a tagliarne la crescita nel 2014, a causa del Pil piatto e dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione". Un giochino statistico che fa salire il debito pubblico al 132,2% e dovrebbe fargli raggiungere il massimo nel 2015: 133,8%. Alla faccia di tutti i tagli alla spesa (che incidono sul debito in cifra assoluta), se il Pil diminuisce la percentuale è necessariamente più alta.
Il deficit, invece, è visto in risalita al 3% nel 2014, mentre una piccola riduzione al 2,7% – l'anno prossimo – sarà calcolabile solo "dopo aver incorporato la legge di stabilità e le misure addizionali annunciate il 27 ottobre, e sostenuto dal calo della spesa per interessi".
Anche il tasso di disoccupazione – ai massimi, intorno al 12,6% – dovrebbe restare sullo stesso livello, martoriando “il cuore” del premier.
Ma per tutta l'Europa non tira una buona aria. Secondo la Commissione, infatti, "rischi al ribasso sulle prospettive di crescita dominano ancora sulla scorta delle tensioni geopolitiche, la fragilità dei mercati finanziari, e il rischio di attuazione incompleta delle riforme strutturali".
Inutile ricordare che, nonostante questi dati scoraggianti – disastrosi per un paese come l'Italia – la Commissione non ritenga affatto di dover “cambiare verso”, abbassando i livelli di austerità che stanno approfondendo una crisi senza vie d'uscita.
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