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01/08/2015

Mafia Capitale: “Un Pd famelico”. Buzzi parla per ore con i magistrati

Parla per ore Salvatore Buzzi, il boss della Coop 29 giugno e principale imputato per l’inchiesta su Mafia Capitale. Ai magistrati che in trasferta sono andati a interrogarlo ben cinque volte nel carcere di Nuoro dove è stato trasferito, avrebbe reso noti nomi e cognomi di politici e funzionari del Comune e della Regione ai quali avrebbe corrisposto tangenti in cambio di appalti. A venire coinvolti dalle dichiarazioni di Buzzi, non sarebbero però solo l’apparato e la giunta comunale di Roma, ma anche quella della Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti. In cinque giorni di interrogatori in carcere in Sardegna, due avvenuti a giugno e altri tre alla fine di luglio, Buzzi avrebbe “vuotato il sacco”. Certo, si tratta delle dichiarazioni di un imputato e che andranno tutte verificate in sede dibattimentale. Il carcere di Bad e'Carros a Nuoro è un pessimo carcere, dal quale si ha voglia di venire via prima possibile.

Tra le rogne emerse per Zingaretti rispunta il famigerato palazzo della Provincia al Torrino, comprato per 263 milioni di euro dal costruttore vicino al centro-sinistra Parnasi, prima della costruzione, quando Zingaretti era presidente della Provincia di Roma. “Secondo Odevaine presero soldi il capo di gabinetto Venafro, il segretario generale Calicchia e Peppe Cionci per Zingaretti”, avrebbe detto Buzzi ai magistrati. Cionci è un imprenditore che si è occupato di finanziamenti per le campagne elettorali di Zingaretti e di Ignazio Marino. Il governatore del Lazio, il 9 luglio scorso, aveva ribadito in Consiglio regionale la decisione presa dalla Regione di costituirsi parte civile nel processo che inizierà il 5 novembre prossimo al Tribunale di Roma.

Ma ieri sera il Tg de La7, ha resocontato con dovizia di particolari le rivelazioni di Buzzi. Nel mirino c’è anche la gara per il riscaldamento negli ospedali del Lazio: un appalto per un miliardo e 250 milioni oggetto di una spartizione in piena regola con sei lotti assegnati alla maggioranza e uno all'opposizione, il tutto coordinato dal  capogruppo Pdl in consiglio regionale Gramazio. Stesso criterio sarebbe stato applicato nella gara d’appalto da 100 milioni di euro per il Cup, il Centro Unico di Prenotazioni della sanità laziale. Le reazioni politiche a queste rivelazioni di Buzzi anche sulla Regione Lazio non si sono fatte attendere. “Zingaretti eviti il teatrino, si dimetta oggi e lasci il Lazio libero di decidere se continuare a essere governato da chi ha stupito Buzzi per la propria voracità" afferma in una nota diffusa questa mattina Valentina Corrado, capogruppo del M5S Lazio.

Ma Buzzi nei cinque interrogatori ha parlato anche delle relazioni con il Comune di Roma, dove, a suo dire, assessori e funzionari sono “famelici”. “Non ci crederà, dottore – avrebbe detto Buzzi ai magistrati – noi il Pd non l'avevamo mai pagato in quella maniera”. “Ho sempre finanziato volontariamente la campagna elettorale del Pd, ma così mai”.

Buzzi parla di soldi versati all'ex capogruppo Pd D'Ausilio, “gli ho dato 22mila euro tramite il suo capo segreteria Nucera” e per l'ex presidente del consiglio comunale Coratti. “Il cda Ama è roba nostra, ci devi pagare”, ha riferito. Manutenzione del verde, raccolta rifiuti e foglie, gestione immigrati, assistenza ad anziani e minori, pulizia delle strade dopo gli incidenti: per ogni appalto preso si restituisce il 3, il 4, il 5 per cento. L'ex vicesindaco Luigi Nieri avrebbe chiesto di far assumere 4 persone nelle cooperative legate alla holding 29 Giugno.

Buzzi fa una sorta di elenco contabile che i magistrati intendono verificare: 1.000 euro al mese a Figurelli, caposegreteria di Coratti, 2.500 al mese ad un ingegnere dell'ente Eur. A Tassone,ex presidente del Municipio a cui fa capo Ostia e tutto il Waterfront, 26 mila euro per le potature di Ostia e 6.000 per le spiagge. Al membro del Cda Atac Andrea Carlini, esponente anche della direzione regionale Pd, 10mila euro per la pulizia degli autobus. Poi, 1.500 al mese al capo del servizio giardini Turella, che in casa ne nascondeva quasi 600mila. “Il presidente del Consiglio regionale Leodori sapeva che l'assessore Patanè ci chiedeva soldi per la gara del multimateriale – prosegue Buzzi – pagai Tredicine ma Ozzimo no, tutelava le coop e l'abbiamo aiutato per la campagna elettorale”. Il più vorace, ma anche vendicativo, secondo Buzzi, sarebbe l'ex amministratore delegato dell’Ama (azienda municipale per i rifiuti) Panzironi messo lì dal sindaco Alemanno: quasi 1 milione in 3 anni. Panzironi avrebbe sollecitato il finanziamento della Fondazione Nuova Italia di Alemanno ma quando Buzzi si è opposto gli avrebbe tolto l'appalto, già aggiudicato, per la manutenzione dei cimiteri.

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