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02/05/2016

Emanuele Filiberto, frutto marcio di un errore storico...

Che ci siano in circolazione personaggi discendenti da famiglie che una volta regnavano, si può capire. La Storia spazza via gli assetti istituzionali, non sempre si occupa dei dettagli. A quelli dovrebbero provvedere gli uomini, che sono sicuramente più distratti, e quindi a volte si distraggono, si commuovono, cercano un compromesso che tranquillizzi altri uomini.

Che certi personaggi discendenti da famiglie di macellai possano anche parlare, invece, è cosa che non si dovrebbe neanche ammettere. Specie se hanno mostrato di non aver appreso la lezione della Storia.

Il caso di questi giorni, a cavallo tra date simbolo come il 25 Aprile e il Primo Maggio, è rappresentato dall’erede vanesio dei Savoia, quell’Emanuele Filiberto riammesso in Italia da una classe politica corrotta fin nel midollo e sdoganato televisivamente da tal Fabio Fazio, che lo aveva usato come pupazzo di rappresentanza inviato su campi di tennis e dintorni.

Un suo tweet contro i partigiani («con le loro associazioni costano al contribuente 3 milioni di euro») è stato letto dall’Anpi di Brescia, che ha giustamente denunciato l’episodio. In fondo, che un parassita millenario come un Savoia provi a dare del parassita ai lavoratori che hanno cacciato a suon di mitraglia la sua famiglia, i nazisti e sicari fascisti, è sicuramente intollerabile.

Tanto più se questo esangue rametto dell’ex casa regnante, come un bambino qualsiasi, non si sforza neppure di elaborare un pensiero proprio, ma si limita a ripostare un tweet di “riscatto nazionale”, bufalificio fascista che può essere “sgamato” già dal nome.

Preso in castagna, lo scarsamente dotato rampollo regale si è esibito in un numero classico dell’italietta arruffona, reso ormai celebre dall’ex ministro Scajola (“mi hanno comprato casa a mia insaputa”), degradandolo però a un più banale “Qualcuno è entrato nel mio account e ha mandato articolo su partigiani volendo cavalcare la diatriba sulla mia visita a Noto! Mi dispiace!”.

Come se qualcuno dovesse davvero sforzare la propria intelligenza per hackerare un accont da cui partono solo stronzate aristocratico-fasciste.

Non pago dell’autodifesa fantozziana, “l’erede” si è barricato dietro «il ruolo di mia nonna durante la guerra accanto ai partigiani», infangando così l’unico esponente della sua famiglia che abbia mostrato un soprassalto di umanità.

Ma quel che ha mandato veramente in bestia ogni essere umano pensante è stato il suo invito a “studiare la storia”. Lamentandosi, addirittura, di quanto sia “Incredibile vedere la violenza di certe persone... Il rimanere bloccati su dei preconcetti storici senza voler ascoltare l’altro!”. Preconcetti storici? Si tratta solo di giudizi a posteriori, perché – per l’appunto – la storia della famiglia Savoia è ormai passata in giudicato con sentenza inappellabile. Per non dire della “violenza”, pratica su cui effettivamente gli ex sovrani hanno ben poco da imparare (rileggetevi, per esempio, la storia del lager di Fenestrelle).

Il web ha esondato una marea di insulti irripetibili, ma tutti ampiamente meritati. La risposta migliore è però arrivata dal collettivo Wu Ming, che della Storia ha fatto un oggetto di studio in molti sensi esemplare: foto e documenti in cui i Savoia festeggiano con Hitler o Goering, nonché il loro ruolo nell’approvazione delle leggi razziali.

«Studiare sì – scrivono quelli di Wu Ming – ma studiamo tutto».

Non possiamo che concordare. Del resto, là dove gli uomini hanno fatto seriamente la storia della liberazione umana, le famiglie regnanti non hanno avuto aggio di tornare in circolazione. Se volevate sapere perché, guardate la faccia di Emanuele Filiberto. I popoli che non hanno tagliato la testa ai re, sono rimasti sudditi...






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