Non ha causato danni ma suscita sospetti e interrogativi il massiccio
attacco con droni che i jihadisti siriani sabato 6 gennaio hanno
lanciato contro due basi russe, quella aerea a Hemeimeem, nella
provincia di Latakia, e quella navale al porto di Tartus. Nessuno
ha rivendicato il raid ma Mosca, senza incolpare direttamente alcun
paese, sostiene che le capacità tecniche necessarie per lanciare
l’attacco sono state messe a disposizione da chi possiede il know-how
della navigazione satellitare.
Il riferimento agli Stati Uniti è chiaro ma alcuni
parlamentari russi, tra i quali il comunista Gennady Zyuganov, non hanno
avuto problemi a renderlo più esplicito incolpando Washington di aver
aiutato con la sua tecnologia a realizzare l’attacco con i droni. E
secondo un altro deputato, Dmitry Sablin, il raid sarebbe stato persino
più ampio di quanto ammesso dalle forze armate russe perché avrebbe
coinvolto 31 droni.
Gli Usa negano. «Qualsiasi ipotesi che le forze degli Stati Uniti o della coalizione (a guida americana, ndr)
abbiano avuto un ruolo nel raid contro la base russa è priva di
qualsiasi base», ha dichiarato Adrian Rankine-Galloway, un portavoce del
Pentagono.
I russi non sono degli sprovveduti. Le loro indagini hanno
accertato che il raid ha coinvolto (almeno) 13 aerei senza pilota,
dotati di tecnologia per la navigazione satellitare, lanciati da una
distanza tra 50 e 100 km. Sette droni sono stati abbattuti dai
sistemi antiaerei, gli altri sei sono stati costretti ad atterrare, ha
fatto sapere il ministro della difesa russo.
Al momento dell’incursione, aggiunge Mosca, un aereo
dell’intelligence militare Usa stava sorvolando il Mediterraneo vicino
alle due basi prese di mira. Armati con bombe artigianali i
droni non hanno causato alcun danno ma l’attacco ha avuto soprattutto lo
scopo, per chi ha aiutato i jihadisti a metterlo in atto, di inviare un
messaggio alle forze russe e all’esercito di Damasco.
Già a dicembre missili sparati da Idlib, la provincia nelle mani dei
qaedisti di Hay’at Tahrir al Sham dove si combatte con violenza da
alcuni giorni, colpirono non lontano da Hemeimeem. E alla vigilia di
Capodanno la base aerea è finita sotto una pioggia di colpi di mortaio
per la prima volta dall’inizio della campagna russa in Siria e due
soldati sono rimasti uccisi (il giornale Kommersant parla anche di sette aerei distrutti). Quello di sabato è stato il primo attacco con droni.
I militari russi e statunitensi mantengono contatti regolari. Negli
ultimi mesi, tuttavia, i comandi russi hanno criticato più volte il
ruolo degli Stati Uniti che, dicono, assisterebbero i miliziani di varie
organizzazioni di modo che possano riprendere ad attaccare le forze
armate siriane. Si è parlato anche di un possibile coinvolgimento turco,
ma è stato lo stesso presidente Putin a escludere che Ankara sia dietro
i bombardamenti delle basi russe.
L’urgenza di proteggere la base di Hemeimeem e il porto di
Tartus, oltre che la provincia di Latakiya, una delle roccaforti del
presidente Bashar Assad, sarebbe tra i motivi che hanno spinto
l’esercito siriano a lanciare il 25 dicembre – si dice in anticipo sui
tempi previsti – l’offensiva per riprendere la provincia di Idlib,
l’ultima ampia porzione del territorio nazionale ancora nelle mani di
jihadisti e qaedisti. Se la campagna militare avrà successo, il governo
riavrà il controllo pieno della strada che collega Damasco alla città
settentrionale di Aleppo.
Centomila civili sono in fuga per sottrarsi ai combattimenti nell’area che include l’aeroporto militare di Abu Duhur.
Alcuni gruppi islamisti si sono uniti ai qaedisti e hanno lanciato una
controffensiva che ha portato inizialmente alla ripresa di alcuni
villaggi che erano stati liberati dall’esercito. Ieri sera però le forze
governative sembravano aver frenato lo slancio dei miliziani.
Intanto, secondo la denuncia dell’Alto commissario per i diritti
umani dell’Onu, Zeid Raad al Hussein, almeno 85 civili sarebbero morti
nei raid aerei e nei cannoneggiamenti dell’artiglieria governativa su
Ghouta orientale, zona a est di Damasco controllata da varie
organizzazioni islamiste.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento