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06/03/2018

Elezioni finite ed ora si fa sul serio. Tu da che parte stai?

E’ in corso il solito rinfaccio delle responsabilità circa gli scarsi risultati delle formazioni che aspiravano certamente ad averne di migliori in questa tornata elettorale. Alcuni poi invocano la tanto sospirata “unità delle sinistre”. Sinistre? Quali? Sono sempre stato il primo a dire che si deve andare ad una convergenza più ampia possibile di forze. Ma su che basi, con chi e per fare cosa? #Poterealpopolo ci ha provato ed ha unito forze diverse su una piattaforma comune. Chi altri? Chi doveva convergere ancora? I transfughi del #PD? Quelli di #LeU la risposta l’avevano già data a quelli del Brancaccio. Chi altri ancora? I micro partitini comunisti personali?

Inutile girarci intorno, la via intrapresa da #PaP, nonostante il magro ma a mio avviso non disprezzabile risultato elettorale, a conti fatti, appare essere, ancora, l’unica percorribile. Certo quel risultato è stato ben al di sotto delle aspettative ma stiamo comunque parlando di quasi 400.000 persone che hanno scommesso su questo progetto.

Quell’1,2% può diventare molto di più si continua a lavorare ad una battaglia che deve ora essere portata nel mondo reale ben oltre il teatrino elettorale truccato ed egemonizzato dai temi della destra e non scambiando la realtà materiale con le nicchie autoreferenziali che si addensano nei social network, nei circolini fatti di gente che si parla addosso.

Ora abbiamo un “popolino” di militanti da cui ricominciare. Il popolo, quello vero, dobbiamo andarcelo a cercare ma fuori da qualsiasi ambito tradizionale di quella sinistra che per tantissimi ormai è soltanto sinonimo di tradimenti e liberismo sfrenato.

In due mesi non si poteva di certo invertire una rotta che dura da 40 anni ma si poteva dare un’indicazione corretta sulla direzione da prendere ed è quel che PaP ha fatto. La marcia è lunga ma la strada è quella giusta. Unire, fare e comunicare, su questo si fanno i risultati, non sulle chiacchiere elettorali. In fondo, i cinque stelle, quando hanno iniziato, andavano sistematicamente sotto l’1% ed ora sono al 32,6%. Dal primo V-day sono passati ben 11 anni e prima di allora i cinque stelle avevano battuto i territori in lungo ed in largo ed occupato le stanze del potere con azioni dirette in nome della trasparenza e della democrazia partecipata.

Ora che la battaglia elettorale si è consumata occorre abbandonare tanto il piano della mera rappresentazione quanto le sterili discussioni dei delusi che sognavano di fare il botto e/o quelle assurde sui simboli. La politica, quella vera, è costruzione lenta di egemonia nella società. Occorre cominciare a fare sul serio ciò che non si poteva certo praticare in un paio di mesi di campagna elettorale messa su alla buona, sebbene piena di sano entusiasmo.

Occorre agire nel conflitto sociale senza ambiguità. Sarà questa e solo questa la controprova che il percorso di #PaP non è stato inutile. Lo scenario politico è caotico ed il prossimo governo (che grazie ad una legge elettorale monster non si capisce da chi sarà fatto) dovrà gestire una pesante manovra correttiva da svariate decine di miliardi e dovrà accaparrarsi la bega del “fiscal compact”, cioè tagli alla spesa pubblica fino a 60 miliardi di euro all’anno per 20 anni.

Qualsiasi governo si farà, se deciderà di muoversi dentro le compatibilità imposte dalla UE, dovrà fare i conti, dunque, con chi gli chiederà di fare delle scelte sanguinose sul nostro blocco sociale di riferimento e ciò aprirà delle lacerazioni perché chi ne farà parte dovrà incaricarsi di fare un massacro sociale sul modello del triste laboratorio greco.

E’ questo lo scenario che ci si propone davanti da qui ai prossimi mesi ed è questo l’unico spazio politico che si prospetta e che deve essere affrontato non con le strategie elettorali ma con una piattaforma di lotta su alcuni punti essenziali di contrasto all’offensiva padronale e la necessità di costruire intorno a questa un fronte ampio in grado di sostenere un conflitto sociale aspro, lungo e senza tregua. Tutto ciò tenendo ben presente che il cleavage non è più tra “destra” e “sinistra” (Renzi? Grasso?), ma tra centro delle metropoli e periferie; tra inclusione ed esclusione; tra rendita e povertà.

Chi sarà in grado di riempire questo spazio politico? PaP può farlo e può aprire una breccia nel muro di gomma che sembra suggerirci l’esito elettorale.

Cosa faranno, invece, quelli #LeU lo sappiamo già: sul piano politico le continuità e contiguità dei suoi esponenti con il PD sono note ed ampie. Sul piano sociale, poi, le scelte del duo Camusso-Landini sono sotto gli occhi tutti. Sono scelte di abdicazione a qualsiasi forma di resistenza alle politiche di austerity mentre si è ormai consolidata la dipendenza della CGIL dalle fonti di finanziamento statali e dalle forze finanziarie che garantiscono la sopravvivenza del suo costoso ed esigente apparato. Sindacato dei servizi e docile sponda delle assicurazioni private cui si aprono autostrade con il nuovissimo welfare aziendale inserito nei contratti che eroderà quote di salario sempre più consistenti. Tutto ciò mentre il welfare universale viene fatto a pezzi.

Noi stiamo dalla parte opposta, cioè dalla parte di chi si prepara a difendere, con le unghie e con i denti, i diritti e le condizioni di vita di masse sempre più deprivate su cui stanno per piovere pietre ed ancora pietre. Questa è la sfida da accettare o ci ritroveremo presto come in quella Grecia dove la politiche di austerità applicate a quel Paese su ordine dei creditori internazionali e della #UnioneEuropea stanno infliggendo alla popolazione sofferenze inenarrabili. E con Casa Pound con i numeri di Alba Dorata.

Tu da che parte stai?

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