Aveva 15 anni l’ultima vittima dei tiratori scelti dell’esercito
israeliano: Othman Rami Heles (in foto) è stato ucciso ieri, in un altro venerdì
di Marcia del Ritorno, lungo le linee di demarcazione tra Gaza e
Israele. Più di 100 giorni di proteste, iniziate il 30 marzo scorso in
occasione della Giornata della Terra e che non si sono concluse il 15
maggio, anniversario della Nakba, ma continuano.
Ieri decine di migliaia di palestinesi sono tornati a marciare in cinque diversi punti dell’est della Striscia.
Secondo il ministero della Salute di Gaza, almeno 220 dimostranti sono
rimasti feriti. E con Othman sale a 138 il bilancio delle vittime dei
cecchini, tra loro almeno bambini, due paramedici e due giornalisti, tutti riconoscibili dalle uniformi e le pettorine indossate.
Diversa la versione di Tel Aviv: l’esercito ha aperto il fuoco su un
individuo sospetto che cercava di infiltrarsi in territorio israeliano.
Una versione che si ripete da settimane, con le autorità
israeliane impegnate a descrivere la Marcia del Ritorno come una
copertura ad attività terroristiche da parte del governo de facto della
Striscia, quello di Hamas. Eppure, dal 30 marzo, non si sono registrate
vittime, né morti né feriti, tra i soldati israeliani e tanto meno tra i
civili. Una realtà che spinge numerose organizzazioni per i
diritti umani e anche qualche governo ad accusare Israele di un uso
sproporzionato e illegale della forza contro manifestanti pacifici che
non rappresentano alcuna minaccia a cittadini israeliani.
Ieri, oltre alla rivendicazione del diritto al ritorno, negato da 70 anni ai rifugiati palestinesi, si
è manifestato anche contro la decisione delle autorità israeliane di
chiudere il valico commerciale di Kerem Shalom, l’unico punto di
transito verso la Striscia di beni e prodotti alimentari. Un
ulteriore stretta su Gaza, che da undici anni subisce un duro blocco da
parte israeliana a cui si è aggiunto, dal 2013, quello perpetrato dalle
autorità egiziane.
Non è mancata la solidarietà alla comunità beduina di Khan al-Ahmar, a rischio demolizione in Cisgiordania.
Dopo la fine delle manifestazioni, ieri, nella notte la Striscia è stata
colpita da 31 raid aerei israeliani. Secondo una nota dell’esercito
israeliano, i raid hanno colpito un tunnel e altri siti militari, “in risposta alle azioni terroristiche che sono avvenute ieri
lungo la barriera di confine in aggiunta agli attacchi quotidiani
contro territorio israeliano con il lancio di palloncini incendiari
provenienti da Gaza”. Dalla Striscia, in risposta, è partito il lancio
di alcuni missili verso il territorio israeliano.
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