Salvini come Berlusconi. Quando arrivano le sentenze di condanna se ne richiede l’invalidamento in nome della “popolarità” assurta a principio costituzionale. All’indomani della sentenza della Cassazione che ordina il sequestro di qualsiasi somma di denaro riferibile al Carroccio fino a raggiungere 49 milioni di euro, la Lega intende chiedere un incontro al Capo dello Stato Sergio Mattarella appena ritornerà dalla Lituania. A riferirlo sono fonti della Lega, a giudizio delle quali “si tratta di un gravissimo attacco alla democrazia per mettere fuori gioco per via giudiziaria il primo partito italiano. Un’azione che non ha precedenti in Italia e in Europa”.
“Si tratta – proseguono le stesse fonti – di un attacco alla Costituzione perchè si nega il diritto a milioni di italiani di essere rappresentati. È una sentenza politica senza senso giuridico”. In questo giudizio c’è anche del vero, nel senso che una sentenza di questo tipo produce conseguenze politiche, ma è noto che l’arrivo e il pronunciamento in Cassazione di una sentenza è un percorso quasi automatico, e l’emissione di una sentenza della Cassazione ha valore definitivo.
L’incontro con Mattarella è stato chiesto dalla Lega per domani, al rientro del presidente della Repubblica dalla visita nelle Repubbliche baltiche. A guidare la delegazione sarà il segretario leghista Salvini, che però è anche Vicepremier e ministro degli Interni.
Dal canto loro i magistrati genovesi che hanno condotto l’inchiesta sui fondi neri della Lega, rispondono alle bordate di Salvini. “Non si tratta di un processo politico. Come non lo sono i procedimenti fatti dalla procura di Genova per fatti che coinvolgevano esponenti di altri partiti. Qui è parte civile il parlamento italiano” ha replicato nella serata di ieri il procuratore di Genova Francesco Cozzi, “Si tratta solo di problemi tecnici, procedurali. Per questo ci siamo rivolti alla Cassazione, perché i nostri uffici seguono la vicenda esclusivamente sotto un profilo tecnico”.
Dal Consiglio Superiore della Magistratura finora nessuno risponde alle critiche della Lega alla sentenza della Cassazione sui fondi del partito, ma a Palazzo dei Marescialli si è tenuto un confronto al termine del Plenum, durante il quale, a quanto si apprende, è stata espressa “seria preoccupazione” per parole e toni che vengono ritenuti “non accettabili”.
La sentenza della Corte di Cassazione, dunque definitiva, ordina che la Guardia di Finanza possa procedere al blocco dei conti della Lega in forza del decreto di sequestro, emesso lo scorso 4 settembre dal pm di Genova, senza necessità di un nuovo provvedimento per eventuali somme trovate su conti in momenti successivi al decreto. E decreta che; “Ovunque venga rinvenuta” qualsiasi somma di denaro riferibile alla Lega Nord – su conti bancari, libretti, depositi – deve essere sequestrata fino a raggiungere 49 milioni di euro, provento della truffa allo Stato per la quale e’ stato condannato in primo grado l’ex leader leghista Umberto Bossi”.
La risposta di Salvini è stata simile a quella di qualsiasi rapinatore condannato dopo aver fatto evaporare il malloppo: “Quei 49 milioni di euro non ci sono, posso fare una colletta, ma è un processo politico che riguarda fatti di 10 anni fa su soldi che io non ho mai visto” ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini.
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